Veramente il crollo delle Borse mondiali è dovuto alla recessione USA, alla vendita delle azioni Apple e alla fine della speculazione yen-dollari in Giappone? Le guerre in corso non c’entrano?

Il dubbio, da giornalisti, è che l’incertezza provocata dalle guerre in Medio Oriente e in Ucraiana e dallo scontro fra USA e Occidente da una parte e Cina, Russia e Paesi del BRICS dall’altra parte stia cominciando a sortire effetti negativi nelle economie di tutto il mondo

C’è chi dice che il crollo delle Borse di due giorni fa, Lunedì 5 Agosto, è già passato e tornerà il sereno. ma c’è anche chi ipotizza uno scenario di crisi di lungo periodo. Un dato sembra certo: le guerre in corso nel mondo, con riferimento al conflitto in Medio Oriente e alla guerra in Ucraina, sommati ad altri fattori economici e finanziari, cominciano a inflienzare in negativo le Borse. In effetti, nell’aria c’era qualcosa che non funzionava, che andava in controtendenza rispetto alla realtà. Fino a tre settimana fa, o giù di lì, sembrava che le guerre che insanguinano il mondo e lo scontro, ormai palese, tra Stati Uniti d’America e Occidente da una parte e Cina, Russia e i Paesi del BRICS in generale dall’altra parte non dovessero avere effetti sulle Borse mondiali. La crescita, fino a una ventina di giorni fa, sembrava inarrestabile nonostante un’oggettiva instabilità politica mondiale. Anche se agli osservatori non erano sfuggite certe ‘capitalizzazioni’ un po’ troppo spinte. E il caso di Nvidia, azienda tecnologica statunitense con sede a Santa Clara simbolo del boom dell’intelligenza artificiale. Il titolo di questa società, in 18 mesi, ha fatto registrare un + 860%, con una capitalizzazione di circa 3 mila e 450 miliardi di dollari.

Il tonfo di Intel e dell’indice Nasdaq

Tre settimane fa, dopo una crescita che sembrava inarrestabile, è iniziato il calo. Poi, Lunedì 5 Agosto – subito ribatezzato Lunedì nero – il crollo verticale delle Borse. Così Intel, altra multinazionale statunitense che produce dispositivi a semiconduttore, microprocessori, componenti di rete, chipset per schede madri, chip per schede video e molti altri circuiti integrati, è andata giù del 26% e ha annuinciato il licenziamento di 17 mila lavoratori. Male anche l’indice Nasdaq che il 10 Luglio aveva superato i 20 mila punti e che in poche ore ha perso 2 mila e 200 punti, ovvero l’11%. Giù anche altri grandio nomi della Borsa: Amazon, Ryanair, Microsoft, Tesla, Googole e via continuando. Gli ottimisti, che non mancano mai, hanno parlato di una rotazione in favore dei titoli a bassa capitalizzazione. Ma i fatti hanno smentito anche questa interpretazione, se è vero che Russel 2000, l’indice del mercato azionario statunitense a bassa capitalizzazione paperso 3 punti e mezzo. La domanda è: perchè, a un certo punto, come se spinti da una forza invisibile, nelle Borse di quasi tutto il mondo si è cominciato a vendere di tutto?

In Giappone è finita la grande abbuffata del carry-trade

Non mancano le spiegazioni. A cominciare dalle condizioni economiche degli Stati Uniti d’America. Dove l’inflazione, nonostante i continui interventi della FED, la Banca Centrale, con gli aumenti dei tassi di interesse, non è stata mai ‘domata’. E’ stata ridotta, certo, ma non è scomparsa. L’economia americana si è ripresa, certo. Ma è stata ed è una ripresa da economia di guerra con annessi e connessi. Solo che oggi la crescita comincia a dare segnali di ‘stanchezza’ e si parla di recessione, che in presenza di un’inflazione mai ridotta del tutto potrebbe dare luogo alla cosiddetta stagflazione, ovvero inflazione e stagnazione economica. Per giustificare la crisi, oltre al citato ‘caso’ Intel, c’è anche la vendita delle azioni di Apple per 76 miliardi di dollari da parte del noto investitore, Warren Buffett. Spiegazione debole, in questo caso, perché una vendita di un sostanzioso blocco di azioni non spiega perché gli investitori, a un certo punto, abbiamo deciso di vendere. Una terza spiegazione del tonfo delle Borse mondiali è legata al Giappone, dove il Governo di questo paese ha posto fine a una speculazione che durava da tempo. La banca centrale del Giappone, dopo 15 anni, ha aumentato i tassi sull yen. Ciò ha determinato un apprezzamento dello stesso yen del 12-13%, apprezzamento che non è esagerato definire spaventoso. Il Giappone, o meglio, l’economia giapponese è imperniata sull’export: se la moneta si apprezza esportare diventa difficile. Ma, a quanto pare, era l’unico modo per consentire al Giappone di porre fine al grande business del carry-trade: prendere in prestito yen a tassi molto bassi e acquistare altre monete, dollaro americano in testa, a tassi più alti. Per anni i protagonisti di questo mercato hanno fatto grandi utili. Con l’apprezzamento della yen gli utili sono diventate perdite: da qui le vendite che hanno colpito soprattutto la Borza americana.

Abbassamento dei tassi di interesse da parte della FED: rimedio concreto o illusione?

Questo ha messo in difficoltà il mercato giapponese che vive sugli esportatori: se la valuta si apprezza questi fanno molta più fatica, guadagnano molto meno. Inoltre anni di tassi bassi in Giappone avevano sviluppato il business del carry-trade. Significa prendere a prestito yen a tassi bassissimi per investire in dollari a tassi più alti. Con questo meccanismo si facevano grandissimi utili, che però con la rivalutazione dello yen hanno cominciato a trasformarsi in perdite: così tutti gli investitori che usavano questo meccanismo hanno rapidamente invertito le loro posizioni in dollari, cominciando a vendere gli investimenti che avevano fatto, soprattutto nella Borsa americana. Dalle spiegazioni alle possibili ‘ricette’ anti-crisi. La prima, ovviamente, è un abbassamento dei tassi di interesse da parete della Fed e, magari, a ruota, delle altre Banche Centrali (per esempio la BCE). Basterà questa ricetta? Non lo sappiamo. noi siamo giornalisti, non analisti o economisti o, magari, ‘maghi’ della Finanza. Quello che a noi non sfugge è il contesto internazionale: pensare che le guerre in atto non avrebbero avuto effetti negativi sulle economie ci è sempre sembrato strano. I fatti di questi giorni dimostrano che qualcosa si è inceppato. Vedremo che succederà.

Foto tratta da Avvenire

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