Una riflessione su Santa Scolastica sorella di San Benedetto da Norcia e sua emula a volere servire il Signore. Il sepolcro di Montecassino

di Frate Domenico Spatola

Il racconto di San Gregorio Magno

Oggi il nome della Santa mi fa ricordare, per la sua rarità, la zia Scolastica de “Il fu Mattia Pascal”, il romanzo capolavoro di Pirandello. Bisbetica e zitellona. Ma molto concreta e intuitiva nel sapere stanare le malefatte altrui. Esilarante il racconto. L’unica in famiglia che aveva compreso il Malvagna, il mezzadro che rubava, impunito, facendo fallire la famiglia del protagonista. La madre rimasta vedova e con due figli di cui uno indolente e l’altro scapestrato, era incapace di gestire le proprietà, che, nonostante la zia occhiuta provava ad aprirle gli occhi, stava facendo “mangiare” all’imbriglione. Mi riconciliai di più con il nome della Santa quando ne vidi il sepolcro a Montecassino, gli unici monumenti rimasti intatti, dal bombardamento degli Alleati, che distrussero il monastero più antico di Italia e forse anche il primo del genere. Quello attuale è una ricostruzione. La Santa era sorella di San Benedetto da Norcia, e sua emula a volere servire il Signore. Gli ultimi tre giorni della vita li passò in preghiera con lui, poi il fratello vide volare in cielo una colomba e comprese che l’anima benedetta stava immergendosi definitivamente in Dio. Il racconto ce lo fornì San Gregorio Magno, discepolo di San Benedetto e Papa sul finire del VI secolo.

Foto tratta da La Luce di Maria

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