Una proposta agli agricoltori siciliani: date vita a un vostro sindacato e lavorate per vendere i vostri prodotti direttamente ai cittadini siciliani: frutta, ortaggi e via continuando

L’esportazione dei prodotti lasciatela ai commercianti che fino ad oggi hanno solo sfruttato il vostro lavoro

Un articolo pubblicato da ITALIA FRUIT NEWS ci informa delle grandi potenzialità che Dubai offre all’ortofutta italiana. “La più popolosa città degli Emirati Arabi Uniti – leggiamo nell’articolo – rappresenta qualcosa di unico, per vastità del territorio, popolazione in costante crescita (oltre 4 milioni solo a Dubai e altri 6 milioni nell’intera regione) e numerosi turisti che la visitano ogni anno, oltre 15 milioni, che la collocano al 6° posto nel mondo. Un’ascesa favorita dalla sua posizione, che la rende un importante crocevia fra Europa, Asia e Africa, come via di accesso a molti dei mercati emergenti in più rapida crescita al mondo. Siamo di fronte, quindi, a una città dinamica e multiculturale che si sta sviluppando a una velocità incredibile”.

Ricordatevelo, cari agricoltori siciliani: la globalizzazione dell’economia vi porterà sul lastrico per aprire la strada ai pannelli fotovoltaici

Siamo in piena globalizzazione dell’economia e bisogna pensare ad esportare, esportare, esportare… Il fatto – per esempio – che in Sicilia, dall’universo mondo, arriva frutta che, in molti casi, è pessima e chissà trattata con quali pesticidi, beh, non è un problema. Il fatto che la frutta estiva che circola in Sicilia, a parte alcune zone dell’Isola dove è ancora possibile portare in tavola frutta estiva siciliana, faccia in alcuni casi letteralmente schifo non è un problema. Stiamo esaminando la vera natura folle del globalismo: l’uomo e la corretta alimentazione, magari con cibi sani, non contano più nulla. Al primo posto ci sono i soldi da incassare esportando quello che capita, in questo caso la frutta. Leggendo l’articolo scopriamo che non è che poi sia facile far arrivare la nostra frutta a Dubai: potendo passare dal Canale di Suez e, quindi, dal Mar Rosso ci vogliono 17-16 giorni di navigazione; ma oggi, per una nave commerciale occidentale, passare dal Mar Rosso significa sottoporsi al tiro a bersaglio dei ribelli Houthi che, come proviamo a raccontare da qualche tempo, non sono scappati di casa ma guerrieri determinati appoggiati da Iran, Russia e Cina (qui un nostro articolo). Ci sarebbero gli aerei (6 ore di volo dall’Italia) ma i costi sono notevoli. Conviene il trasporto aereo? No, per due motivi. Primo motivo: a Dubai vivono tanti cinesi, thailandesi, indiani, pakistani che, ovviamente, preferiscono i prodotti agricoli dei propri Paesi. Secondo motivo: c’è la concorrenza di altri Paesi che ci fa ‘un mazzo così in Italia’ e che ci riserva lo stesso trattamento anche a Dubai.

Non sarebbe più logica una campagna per aumentare i consumi interni, anche proponendo ai cittadini siciliani prezzi un po’ più elevati per aiutare gli agricoltori in difficoltà?

A questo punto sorge spontanea una domanda che rivolgiamo ai siciliani e ai medirionali, non certo al Nord Italia dove si vive in funzione del denaro: ma che ce ne frega a noi siciliani e medirionali di andare ad esportare la nostra frutta a Dubai e, in generale, all’estero? A parte alcuni casi – arancia rossa, forse le arende di Ribera e alcuni limoni della Sicilia orientale – gli agricoltori siciliani guadagnano poco o nulla sia consegnando i propri prodotti ai commercianti siciliani, sia consegnandoli a chi li esporta all’estero. Non sarebbe più logica una campagna per aumentare i consumi interni, anche proponendo ai cittadini siciliani prezzi un po’ più elevati per aiutare gli agricoltori in difficoltà? Tanti cittadini siciliani ormai hanno imparato a proprie spese che la grande maggioranzza della frutta estiva che circola nella nostra Isola è pessima: non ha sapore e, con molta probabilità, contiene residui di pesticidi in eccesso e, forse anche pesticidi che dalle nostre parti non si utilizzano più da tempo, perché dannosi per la salute umana. Se in Sicilia operasse un assessorato regionale all’Agricoltura degno di questo nome si potrebbe ipotizzare di aiutare gli agricoltori siciliani che producono frutta a collegarsi direttamente con i consumatori, saltando l’intermediazione dei commercianti. Ma così non è.

Una proposta al Movimento ‘La Sicilia alza la voce’

Perché il Movimento ‘La Sicilia alza la voce’ non comincia a ragionare di questa ipotesi di lavoro? Quando ipotizziamo un nuovo sindacato agricolo è a questo che ci riferiamo: a un sindacato che aiuti gli agricoltori ad essere agricoltori e a vendere i propri prodotti, non certo i sindacati che si premurano solo di far avere il contributo comunitario che è solo volgare e deleterio assistenzialismo interessati dell’Unione europea che prelude alla morte delle aziende agricole per fare posto ai pannelli fotovoltaici. Un tempo il latte appena munto si portava casa per casa. Perché invece di cederlo a poco prezzo non provate a organizzare un servizio di vendita casa per casa, cominciando dai piccoli centri? Lo stesso discorso vale per gli ortaggi, per la frutta e via continuando. C’è chi ci ha già provato. Oggi tra i cittadini siciliani si va diffondendo la consapevolezza che i prodotti agricoli freschi e trasformati che arrivano da fuori sono in buona parte pessimi. Lo spazio per questa iniziativa c’è, se è vero che l’80% degli italiani appoggia la protesta degli agricoltori. Soprattutto le famiglie con bambini hanno interesse a portare a casa cibo sano. Invitiamo i nostri amici agricoltori a ragionare sull’ipotesi che abbiamo riassunto per sommi capi. Cari agricoltori, prendete atto che non vi aiuta nessuno, la politica siciliana è buona solo a farsi i cavoli propri (la parola sarebbe un’altra)!

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