Un incendio ha colpito la seconda più grande raffineria di petrolio della California (video). Nelle stesse ore ucciso in un attentato il fondatore del battaglione di volontari nel Donbass Armen Sarkisyan

Veramente mentre succede tutto questo Trump e Putin starebbero bloccando la guerra in Ucraina?

Nei giorni scorsi fa abbiamo commentato gli strani incidenti aerei avvenuti nei cieli degli Stati Uniti d’America (qui un articolo). Che fanno il paio con gli attentati avvenuti sempre in America nelle scorse settimane: a New Orleans e Las Vegas (qui un articolo). Poco prima di Natale 2024 l’attentato a Magdeburgo, in Germania (qui un articolo). E poco prima della rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca un terribile incendio in una delle zone più esclusive della California (qui unapprofondimento dell’ANSA di alcune settimane fa). Ora arriva la notizia che un grave incendio è scoppiato quattro giorni fa nella raffineria di petrolio Martinez nella Contea di Contra Costa, in California (foto sopra tratta da Meteoweb). La notizia la leggiamo sia su Meteoweb, sia su un canale Telegram. “I vigili del fuoco – leggiamo su Telegram – hanno diramato un’allerta chimica di livello due a causa del denso fumo nero tossico che si sta alzando nell’aria e delle intense fiamme che continuano a diffondersi. La causa dell’incendio è ancora sconosciuta. Le autorità mantengono il silenzio e chiedono ai residenti di rimanere nelle loro case, di chiudere porte e finestre e di evitare la zona. Martinez è la seconda più grande raffineria di petrolio della California, è stata costruita e varata dalla Shell Oil Company nel 1915. Attualmente l’impianto è di proprietà della società messicana Control Empresarial De Capitales Sa De Cv”. Anche Meteoweb pubblica la notizia dell’incendio della raffineria californiana con un video (qui articolo e video di Meteoweb). La California, mettiamola così, sembra essere uno Stato americano particolarmente colpito dagli incendi.

Ricordiamo che dopo l’uccisione del generale russo Igor Kirillov in Occidente si sono susseguiti attentati, incendi e incidenti

Intanto, sempre su un canale telegram, apprendiamo di un attentato a Mosca in cui è morto Armen Sarkisyan, il fondatore del battaglione di volontari nel Donbass. Lo riferisce il quotidiano russo Kommersant. A quanto pare, la causa del decesso è stata una ferita al petto causata da una scheggia che si conficcata nella zona del cuore. Sarkisyan è stato ricoverato in ospedale in gravi condizioni dopo l’esplosione di un ordigno nel complesso residenziale di Alye Parusa. Sarkisyan era stato accusato dagli ucraini di “attentati alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”. Ricordiamo che attentati, incendi e aerei che precipitano fanno seguito all’uccisione del generale russo Igor Kirillov (qui il nostro articolo). Quando hanno ammazzato il generale russo lo abbiamo commentato così: “Un segnale bruttissimo. Non ci sembra azzardato scrivere che potrebbe materializzarsi una reazione russa”. Non sappiamo se gli attentati, gli incendi e via continuando con le stranezze che si sono materializzate in America e in altri Paesi occidentali siano legati all’assassinio del generale Kirillov. Ma sappiamo che dopo che un’alta personalità militare russa, o comunque riconducibile alla Russia, viene ucciso avvengono cose strane. E Armen Sarkisyan, ucraino di origini armene che ha combattuto nel Dombass a fianco delle truppe russe, non era una personalità militare di secondo piano. Questo è uno dei motivi – ma non il solo – del perché non crediamo che in Ucraina si vada verso il cessate il fuoco, nonostante lo strombazzamento delle trattative tra il presidente americano Donald Trump e il presidente della Federazione Russa, Vladìmir Putin.

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