Sicilia e Sardegna non fanno parte del logo che rappresenta l’Italia alla Fiera delle Vacanze di Vienna. Non ne siamo per niente ‘addolorati’, anzi, meglio così

Ricordiamoci che Sicilia e Sardegna sono state conquistate dai piemontesi con raggiri e armi

Nel logo che rappresenta l’Italia a Vienna alla Fiera delle Vacanze mancano Sicilia e Sardegna. C’è chi si dice dispiaciuto. A noi, invece, la cosa fa molto piacere. La nostra Isola – e prima di noi la Sardegna – non hanno aderito spontaneamente all’Italia ma sono state conquistate dai piemontesi. Dal 1860 il Sud Italia, Sicilia e Sardegna sono vessate dall’Italia. In Sardegna, in verità, i Savoia arrivano nel 1700, ben 160 anni prima rispetto a Sud e Sicilia. Interessante un articolo del 2017 del giornalista e scrittore Pino Aprile (foto sotto):

Incredibile quello che hanno combinato i Savoia in Sardegna

“Quando mi chiesi dove fosse la Sardegna, nella storia d’Italia, volli cercare una risposta veloce e mi trovai impelagato (tanto per cambiare) in una montagna di libri antichi e moderni (più gli uni che gli altri). E scoprii che la Questione Meridionale (sorta con l’invasione del Regno delle Due Sicilie da parte dell’esercito piemontese, prima nascostamente, con i 22 mila soldati ufficialmente disertori al seguito di Garibaldi; poi ufficialmente, con l’esercito calato a prendere possesso della refurtiva), aveva un antenato: la Questione Sarda. Quando, a inizio del 1700, i Savoia ottengono l’isola, con un trattato internazionale, iniziano a spogliarla di ogni risorsa, escludendo i sardi da ogni possibilità di intraprendere o dirigere, salvo quei possidenti che si metteranno al servizio del nuovo padrone, per aiutarlo nel saccheggio e intascare le briciole. Le proteste, le rivolte, vengono soffocate nel sangue, con la ferocia e l’arbitrio. E giustificate con l’inciviltà della popolazione che i sabaudi, ovviamente, trattenendo eroicamente il ribrezzo, tentavano di dirozzare”.

Ecco come da Sardegna è stata saccheggiata

“Seppi, così – scrive sempre Pino Aprile – che tutto quel che i Savoia fecero in Sardegna, fu solo replicato, più in grande, nel Regno delle Due Sicilie (i sardi erano circa 600mila, al momento dell’Unità, i duosiciliani quindici volte tanto). Da questa osservazione e dalla scoperta che, pur senza paesi rasi al suolo e lo sterminio della popolazione, le stesse tecniche erano state adottate dalla Germania Ovest in quella Est, dal giorno della riunificazione, nacque il mio Terroni ‘ndernescional. Il saccheggio dell’isola fu di tale ferocia che persino dopo l’Unità, nel 1864, in occasione dell’ennesimo inasprimento di tasse imposto dai Savoia, metà della somma rastrellata in tutto il Paese fu sottratta ai soli sardi. La disistima dei sabaudi per gli isolani era tale che tendevano a impedire i matrimoni ‘misti’, ritenevano i sardi ‘nemici della fatica, feroci e dediti al vizio’; e per de Maistre erano peggio dei ‘dei selvaggi perché il selvaggio non conosce la luce, il Sardo la odia’” (qui un articolo).

Non è andata meglio alla Sicilia, che è finita sotto il domincio piemontese a causa degli inglesi

La Sicilia e tutto il Sud non sono stati trattati meglio della Sardergna. Chi va oltre la storia ufficiale del Risorgimento si accorge che il Mezzogiorno ha subito la conquista da parte di Casa Savoia in violazione del diritto internazionale. Sono stati gli inglesi a volere la fine del Regno delle Due Sicilie. A partire dal 1838 gli inglesi hanno cercato in tutti i modi di trasformare la Sicilia in una colonia inglese. Allora il Mediterraneo, come amava raccontare il compianto Giuseppe Scianò (foto sopra a sinistra), che per decenni è stato il leader indiscusso degli Indipendentisti siciliani, era un “grande lago inglese”. In Sicilia c’erano le miniere di zolfo e l’Inghilterra voleva, a costo zero, lo zolfo delle miniere siciliane. La storia di un durissimo scontro tra Inghilterra e Regno delle Due Sicilie lo ha sintetizzato molto bene Domenico Capecelatro Gaudioso nel suo saggio Ottocento Napoletano, che noi abbiamo ripreso dalla pagina regnodeleduesicilie.eu quando era ancora disponibile:

Lo scippo degli zolfi siciliani

“Fino al 1838, il commercio degli zolfi siciliani (foto sopra tratta da ilSicilia.it) era stato libero, per cui molti inglesi erano divenuti proprietari di solfatare. Gli inglesi, allo scopo di instaurare un monopolio nel commercio stesso, si unirono in trust, creando così, una grande, unica e ricca società inglese, in maniera d’avere la possibilità di aumentare lo sfruttamento del minerale in proporzione superiore alle richieste, per cui il prezzo dello zolfo sul mercato calò vertiginosamente, con grave danno dei piccoli proprietari di solfatare, che vennero a trovarsi in una critica situazione. Un Re, un vero Re (e Ferdinando II lo era) a questo punto aveva il dovere di salvaguardare gli interessi dei suoi sudditi che, in casa loro, rischiavano il fallimento a causa delle speculazioni da parte di commercianti di un’altra nazione che tutto inquadrava in un’ottica imperialistica e che mal tollerava opposizioni ai suoi interessi politici ed economici: l’Inghilterra… lo stesso Governo (Borbonico, che istituì di conseguenza il monopolio statale sull’estrazione del minerale, n.d.scr.), aveva risposto picche alla richiesta di abolizione del monopolio statale e, logicamente, non aveva alcuna intenzione di aderire alla richiesta dell’immancabile (e ti pareva) risarcimento danni. La Gran Bretagna non volendo riconoscere quanto fossero assurde, arroganti ed in mala fede le sue pretese, conscia della circostanza d’essere nella disputa la più forte, inviò nelle acque territoriali di Napoli e Sicilia una squadra navale da guerra, con l’incarico di procedere alla cattura di tutte le navi napoletane, dirottandole nel porto di Malta, minacciando che il rilascio del naviglio catturato sarebbe avvenuto soltanto quando Napoli si fosse decisa a risolvere il contratto stipulato (nel frattempo, n.d.scr.) con la compagnia francese e all’avvenuto pagamento dei danni di cui erasi fatto cenno nella nota diplomatica inglese.

Lo scontro tra Ferdinando II e gli inglesi

Giunta nella rada di S. Lucia la flotta inglese – è sempre il Capecelatro a riportare – Ferdinando II, anziché dimostrarsi intimorito, decretò l’armamento delle coste, l’istituzione di un campo militare presso Reggio Calabria, un vasto richiamo alle armi e l’immediato invio di dodicimila uomini in Sicilia, preparandosi a partire egli stesso, poiché, e non a torto, sospettò che gli inglesi, che segretamente avevano sempre nutrito il proposito, dopo aver creato appositamente il casus belli, d’impadronirsi della Sicilia, avrebbero approfittato della circostanza per concretizzare i loro propositi… I Borbone caddero, dunque, soprattutto per volere della Gran Bretagna, ma caddero in piedi, nulla potendo contro un vero e proprio intrigo internazionale. L’ultimo Re di Napoli potè portare nel suo silenzioso esilio, a cui la storia lo costringeva, solamente la sua decorosa tristezza, la sua, forse eccessiva, nobiltà d’animo e la dignità di tutta una dinastia, dignità che gli usurpatori di Casa Savoia non conosceranno mai”. Oggi ci fermiamo qui. Avremo modo di tornare su questo argomento che è alla base della questione meridionale che oggi torna prepotentemente alla ribalta con la porcata dell’Autonomia differenziata propugnata dalla Lega. Ci sarà tempo per approfondire tali argomenti. Quello che possiamo dire – almeno per ciò che riguarda la Sicilia – è che essere tenuti fuori dall’Italia, alla Fiera delle Vacanze di Vienna non ci dispiace affatto: anzi.

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