Siamo sicuri che a sparare contro Trump da una distanza di 150 metri sia stato un ragazzo di vent’anni che portava gli occhiali? La verità è che la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti

Da una distanza di 150 metri dal bersaglio sparano i cecchini e i militari professionisti. Il ventenne frettolosamente ammazzato non sembra riconducibile né ai primi, né ai secondi

Più leggiamo le ricostruzioni dell’attentato a Donald Trump, più rimaniamo perplessi. Veramente dobbiamo pensare che un ragazzo di vent’anni si è arrampicato sul tetto di un capannone per provare ad ammazzare il candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America da una distanza di 150 metri? Da questa distanza, per colpire un uomo alla testa, bisogna essere un cecchino o un militare professionista. Il ragazzo, forse un po’ troppo frettolosamente ucciso e altrettanto frettolosamente definito l’autore dell’attentato portava gli occhiali da miope. Un ragazzo miope che porta gli occhiali che spara a un bersaglio da 150 metri? Troppe cose strane, in questa ricostruzione, che sembra affrettata e raffazzonata. Guarda caso, l’attentatore, Thomas Matthew Crooks, come già accennato, è stato ucciso. Che bisogno c’era di ucciderlo? Questa è la prima cosa strana. Gli altri elementi di questo attentato venuti fuori in queste ore, piuttosto che fare chiarezza, fanno aumentare i dubbi. Altra combinazione che cade a pennello: nell’auto con la quale il giovane attentatore è arrivato al comizio è stato trovato materiale esplosivo. Ed esplosivo è stato trovato nell’abitazione del ragazzo. Siamo sicuri che l’esplosivo non sia stato posizionato nell’auto e in casa del ragazzo dopo l’attentato? La domanda ci sta tutta, perché il ritrovamento dell’esplosivo serve solo a rafforzare la tesi che a cercare di ammazzare Trump sia stato questo lui.

Invece di capire chi c’è dietro l’attentato l’informazione occidentale, sempre più codina e tragicomica, se la prende con la mancata protezione di Trump: e questo dovrebbe fare riflettere

Domanda che chiama altre domande: questo ragazzo è stato spedito lì per coprire un’operazione stragista, magari da utilizzare come ‘Piano B’ nel caso in cui l’attentato sarebbe andato a vuoto? Ci sta o no questa domanda alla luce di tutti i dubbi di questa bizzarra ricostruzione degli eventi che fa acqua da tutte le parti? Singolare, poi, che l’informazione occidentale, invece di interrogarsi sugli autori dell’attentato, metta subito sotto accusa il servizio di protezione di Trump. Così facendo la responsabilità dell’attentato, quasi quasi, passa dagli attentatori ai responsabili della mancata protezione. Non è che tra un po’ diranno che la responsabilità è di Trump che non si è saputo proteggere? Da questa informazione ci aspettiamo di tutto. Ricordiamo che quando ammazzano un personaggio importante i primi a ‘dolersene’ sono i suoi avversari: e in Italia noi siamo abituati a queste scene. In questo caso hanno dovuto cambiare il copione: Trump, per miracolo, è ancora vivo, e i sui avversari gli manifestano ‘solidarietà’. Scene vomitevoli.

I due elementi chiari di questo attentato

Detto questo, ci sono due elementi chiari in questo attentato. Il primo elemento di estrema chiarezza è che chi lo ha organizzato l’attentato era certo che Trump sarebbe stato ammazzato. Chi ha sparato ha mirato alla testa per uccidere il candidato Repubblicano alla presidenza e non ha affatto sbagliato: Trump, sempre mollto istrionico nei suoi comizi, si è spostato una frazione di secondo prima che partisse il colpo che ha sfiorato il suo orecchio. E’ salvo per caso, per miracolo. Ribadiamo: il cecchino che ha sparato non ha sbagliato, l’attentato è fallito perché la sorte, l’Angelo Custode, ha salvato Trump. Il secondo elemento di estrema chiarezza è che l’attentato a Trump è arrivato dopo che i nemici – non gli avversari: i nemici – di Trump hanno tentato, ripetutamente, di bloccare la ricandidatura di Trump con il ricorso alla solita via giudiziaria. Hanno provato a bloccare la sua ricandidatura con l’accusa di essere il responsabile dell’assalto al Parlamento americano: una stupidaggine, perché tale atto ha favorito i Democratici di Joe Biden, che con la scusa dei ‘cattivi Repubblicani di Trump’ che volevano occupare il Parlamento americano hanno sviato l’attenzione sui brogli elettorali grazie ai quali hanno vinto di discutibili elezioni presidenziali del Dicembre 2020. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sostanziamente ‘cassato’ questa accusa che avrebbe potuto bloccare la ricandidatura di Trump. Per la cronaca l’attentato a Trump è arrivato quando i Democratici sono nel pallone. Ogni altro commento appare superfluo.

Foto tratta dal Giornale d’Italia

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *