Se Israele non avrà notizie sugli ostaggi la situazione a Gaza peggiorerà. Dietro Netanyahu c’è la lobby ebraica americana? Egregio Ministro Tajani nel Mar Rosso c’è la guerra e non la pace

Le guerre in atto a Gaza, in Ucraina e nel Mar Rosso sembrano destinate a diventare sempre più incontrollabili

Da settimane assistiamo attoniti a una terribile stretta operata da Israele sulla popolazione della Striscia di Gaza. I militari israeliani impediscono l’entrata a Gaza degli aiuti alimentari. “Secondo l’ONU – leggiamo in un post di un canale Telegram – almeno 576.000 persone nella Striscia di Gaza sono a un passo dalla carestia. Nonostante la terribile situazione, Israele continua a impedire che gli aiuti raggiungano i palestinesi affamati, in particolare le 300.000 persone che vivono nel nord di Gaza. L’ONU ha avvertito che gli aiuti umanitari che affluiscono a Gaza non sono sufficienti per prevenire la carestia. I bambini muoiono di disidratazione e fame. Un bambino su sei sotto i due anni soffre di grave malnutrizione. Con solo sei ospedali parzialmente funzionanti, la situazione resta molto difficile”. Tutto vero. Però la verità andrebbe raccontata per intero e non a metà. La mezza verità la conosciamo, perché ne parla anche l’ONU. L’altra verità è che il Governo Israeliano chiede ad Hamas la prova che gli ostaggi israeliani siano ancora vivi. Anzi, per essere precisi, da quanto abbiamo capito, Il Governo israeliano sarebbe disposto alla tregua ma – ribadiamo – vuole la prova che gli ostaggi israeliani siano in vita. E’ su questo punto che si sono rotti i telefoni.

Negli Stati Uniti d’America la rottura tra la lobby ebraica (che ovviamente appoggia Israele) e l’attuale Governo federale di Joe Biden sembra ormai insanabile

L’atteggiamento di Israele è inumano. Di fatto sta bloccando sia la tregua, sia gli aiuti alimentari perché vuole la verità sugli ostaggi. Le verità possono essere solo due: o gli ostaggi sono vivi, o sono morti. Non c’è una soluzione di mezzo. Il fatto che non si chiarisca questo punto rende tutto più difficile. Il Governo israeliano di Benjamin ‘Bibi’ Netanyahu, intanto, è messo a propria volta alle strette dai parenti degli ostaggi israelinai, che ovviamente vogliono rivedere i loro cari. Su RaiNews.it leggiamo che “le donne e i parenti degli ostaggi marceranno verso il quartier generale della difesa di Kirya, per ricordare al gabinetto israeliano e a tutti gli altri che la missione più importante e urgente è salvare vite umane”. La situazione è complicata. Il fatto che il Governo federale degli Stati Uniti d’America abbia inviato a Gaza quattro navi cariche di acciaio e altri materiali per costruire un molo temporaneo per poter consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese è importante fino a un certo punto. Intanto passeranno, bene che vada, due mesi per costruire questa particolare infrastruttura. Da qui a due mesi potrebbe succedere di tutto. In ogni caso, la frattura tra la lobbi israeliana, che in America è molto potente, e la presidenza Democratica di Joe Biden sembra ormai insanabile. In questo scenario, le voci messe in giro dai soliti media occidental-american-democratici (leggere legati al Partito Democrato americano), sull’isolamento di Netanyahu, sulla sua possibile sostituzione alla guida del Governo d’Israele e bla bla bla lasciano il tempo che trovano. Ribadiamo: gli ebrei americani sono molto potenti e se hanno sposato – se non addirittura voluto – la linea dura di Netanyahu è difficile, se non impossibile, che cambino idea.

L’Italia – sbagliando – ha inviato una nave militare nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden dove infuria una guerra destinata a salire di tono. La Francia vuole la guerra non per difendere l’Ucraina ma per non perdere le proprie colonie in Africa

Come nella guerra tra Occidente e Russia in Ucraina, dove la situazione peggiora di giorno in giorno – con il presidente russo Putin che ha parlato a chiare lettere di armi atomiche – anche a Gaza la situazione si va avvitando su se stessa. E lo scenario si complicherà anche nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Ci sembra del tutto inutile – e forse anche controproducente – che il Ministro degli Esteri Italiano, Antonio Tajani, dica che l’Italia non è in guerra contro i ribelli Houthi. Se le navi militari vanno in un luogo non italiano – perché il Mar Rosso e il Golfo di Aden non sono spazi di mare occidentali o italiani – ci vanno per obiettivi militari. Difendersi significa usare le armi. E quando i militari di un Paese usano le armi contro i militari di un altro Paese la guerra è nei fatti. La verità è che l’Italia parte sempre per “missioni di pace” in aree di guerra. Evidentemente non sono bastati i costi, anche umani, pagati nella “missione di pace” nella ex Jugoslavia con i danni provocati dall’uranio impoverito: 400 morti e 7 mila e 700 malati (come si può leggere qui). Non è stata una bella “missione di pace”… E ci sembra ancora meno bello lo scenario che si profila tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden, al di là della retorica. C’è anche la Francia di Macron, che con i voti di una parte della destra vorrebbe entrare direttamente in guerra ufficialmente per difendere l’Ucraina, in pratica per non perdere il controllo dei Paesi africani che ancora controlla. Se ancora non è chiaro, ci sono pressioni per far entrare in guerra l’Unione europea. Il fallimentare e massonico ‘europeismo’ non ha solo impoverito l’Europa ma adesso ci vuole trascinare in una guerra, di fatto contro Cina e Russia.

Foto tratta da Avvenire

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