San Giuseppe, il padre putativo di Gesù. Una vita orientata, nella santa Famiglia, alla salvezza del mondo

di Frate Domenico Spatola

Ricevette da Dio la missione più preziosa. Comprese e accettò, non senza fatica

È il padre della Provvidenza. Mi è stato insegnato da bambino e di casa mia era il Protettore. Anche della “Missione San Francesco”. Iniziando la affidai a lui. Ne trassi benefici. Per la sua festa, immancabili le “sfincie”, in forma rotondeggiante e strabbocchevoli di ricotta, con la fettina di buccia d’arancia a corona. Una goduria. Mio nonno paterno portava questo nome e perciò i primogeniti maschi dei suoi tre figli si chiamarono Giuseppe. È nome carico di storia antica e recente. Dal figlio di Giacobbe, che venduto dai fratelli agli Egiziani, fece fortuna diventando vicerè, e salvò la famiglia e il suo popolo dalla fame. Ma il Santo a noi caro e familiare è quello dei Vangeli. Sposo di Maria, ricevette da Dio la missione più preziosa:
sposo della madre del suo figlio, è suo padre putativo. Comprese e accettò, non senza fatica, il ruolo, e ci mise il cuore. Salvò il bambino dalle gelosie di Erode il grande, fuggendo in tempo in Egitto. Al ritorno, dopo la morte del tiranno, si trasferì a Nazareth. Qui visse da “técnes”, che voleva dire “manovale”. Educò, nei lunghi anni a seguire, Gesù a guadagnare il pane con il sudore della fronte. “Figlio del falegname” verrà identificato dai compaesani. Di Giuseppe si conoscono i silenzi e la disponibilità alla volontà del Padre. L’amore, per la Vergine e il Figlio che lo chiamò “papà”, furono le ragioni della sua esistenza orientata, nella santa Famiglia, alla salvezza del mondo.

Foto tratta da Avvenire

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