Ricordiamo Bettino Craxi che aveva capito con venti anni di anticipo i disastri che avrebbe provocato l’Unione europea. Oggi Trump si insedia alla Casa Bianca e non a caso non ha invitato gli ‘europeisti’

di Andrea Piazza

Il ricordo e il presente si mescolano e ci ricordano i danni prodotti dall’Unione europea all’Italia che il leader socialista aveva ampiamente previsto

Ricorre in questi giorni l’anniversario della morte di Bettino Craxi, scomparso ad Hammamet il 18 Gennaio del 2000. Per molti – incluso il sottoscritto – Bettino Craxi è stato un grande statista morto in esilio, per altri  adeptii al filone giustizia”lista” è stato un latitante sottrattosi alla reclusione nelle patrie galere. Come affermato dalla figlia Stefania, la memoria di Bettino Craxi è celebrata sostanzialmente dal centrodestra, nonostante fosse di estrazione di sinistra ma anche marcatamente anticomunista. Il “craxismo” è il suo lascito morale, strutturato sulle radici del sovranismo nazionale, attratto ma al contempo diffidente verso la stringente Unione Europea. Fiutava in Maastricht 1992 il pericolo in danno dell’unità nazionale, con la certezza che nella più rosea delle ipotesi sarebbe stato un limbo e diversamente un inferno per le sorti italiche (qui un video). Ricordiamo tra le sue molteplici battaglie il referendum per l’abolizione della scala mobile, la prova muscolare nella base aerea di Sigonella ed il suo autorevole intervento pro veritatae in Parlamento dove evidenziava il “malcostume del finanziamento illecito dei partiti”, invitando a chi la pensasse diversamente ad alzarsi in piedi con la pregiudiziale che “presto o tardi i fatti si incaricherebbero di  dichiararlo spergiuro”. Nessuno si alzò ma neanche ebbe il coraggio di riconoscere che trattavasi di un problema politico, da risolvere a livello politico.

La fine della Prima Repubblica e la ‘svendita’ dell’Italia vanno viste in uno con l’avvento dei Democratici americani di Cliton

Il suo destino è stato segnato unitamente a quello di tutti i vertici apicali della Prima Repubblica, dove implosero tutti i partiti ideologici come la Democrazia Cristiana, sotto i colpi alla cinta di una magistratura  militante (parzialmente bendata) con la risonanza mediatica e l’avallo neoliberista del Partito Democratico americano+le forze €urocratiche modello Maastricht ’92. In questo scenario veniva suonato il requiem alle forze sovraniste italiane. È stato questo mix esplosivo che ci ha consegnato “mani e piedi” all’Europa ‘unita’, sull’altare del neoliberismo finanziario atlantista-€urocratico che, finemente, attraverso le intelligence a regime prima del transito della nuova amministrazione americana democratica (a guida Clinton ) ha assestato il colpo del cambiamento contro chi si opponeva ad un mutamento di regia, incluse le stragi in Sicilia del 1992. Successivamente abbiamo vissuto l’inizio del nuovo mondo, i depistaggi di Stato ed una nuova forma di SOVRANISMO marcatamente sovranazionale dove l’Italia è stata la vittima sacrificale, l’agnello pasquale per gli altri €uropeisti innamorati dell’ideale di un’Europa forte e la marginalia del Mediterraneo.

Con l’Unione europea dell’euro è tornata la solita ‘Grande Germania’…

È paradossale che, nel momento di massima  forza, i vincitori agli occhi della storia, i partiti anticomunisti con un countdown siamo implosi. Alla caduta del muro di Berlino che certificata il disfacimento dell’Unione Sovietica (URSS) nel 1989 in soli tre anni dalla riscossa di Maastricht 1992 è arrivata la disfatta nazionale ed un nuovo glaciale trentennio europeo. È stato un mutamento geopolitico, un vero e proprio  tsunami, inaugurato con la danza macabra della stagione stragista, la necessaria non elezione di Giulio Andreotti a Presidente della Repubblica con la ‘nomina’, al suo posto, di Oscar Luigi Scalfaro ed in là per  l’avvio di Tangentopoli. Proprio da quel dì, la quinta potenza mondiale ha iniziato il proprio declino con primo passo significativo: la caduta della Prima Repubblica con i partiti ideologici come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista & Company, con la  sola eccezione del Partito Comunista in corso di  mutazione genetica nel Partito Democratico, passando per il Pds e per i Ds. Una trasformazione garantita dall’omonimo Partito Democratico americano. La nostra storia nazionale è mutata in peius, i più maliziosi potrebbero dire che nell’ultimo trentennio si è realizzato in chiave democratica il sogno del regime totalitario estintosi alla fine della seconda guerra mondiale… la “Grande Germania”, con la differenza terminologica con i dovuti distinguo che oggi  ha un altro nome nel segno della coesione.

Diciamo le cose per come stanno: Donald Trump detesta l’Unione europea ultra-liberista e globalista voluta dai Democratici americani. Per questo non ha voluto oggi a Washington i rappresentanti della fallimentare Ue

Oggi al Campidoglio di Washington sarà un giorno storico “il ritorno di Donald Trump” in qualità di 47° Presidente degli Stati Uniti d’America. La nostra Premier Giorgia Meloni sarà in prima fila ma saranno assenti tutti i big europei “non invitati”. È  ovvio che trattasi di uno “sgarbo istituzionale” nei confronti di tutti i rappresentanti aderenti alla grande rinominata Unione Europa dal cuore belligerante, ma potremmo anche classificare la scelta del Presidente Trump come un momento storico depurato  dal disvalore dell’ipocrisia. Rebus sic stantibus, un uccellino all’orecchio mi dice che la stagione Maastricht ’92 è arrivata presumibilmente ai titoli di coda e, per la prima volta dopo il buio degli anni 90, per i miei affetti iniziato in anticipo il 16 Marzo, vedo il futuro meno tenebroso. Implicitamente attraverseremo una prima fase traumatica, perché coloro che hanno deciso i nostri destini, pianificando le politiche mercantilistiche, la decrescita infelice dei redditi conditi dai diritti alla persona contro le nostre comunità, tenteranno attraverso la leva speculativa finanziaria di prolungare il nostro Inverno. È necessario un ritorno valoriale al passato, riscoprire i rinnegati valori tradizionali e sotterrate l’ideologia woke di matrice democratica che, indirettamente, sul piano economico voleva convertirci  all’ideologia “Green deal” sulla quale l’Unione Europea ha messo tutta la sua forza brutale. Domani è un altro giorno e non ci resta che sperare in un futuro migliore.

Foto tratta da Partito Socialista Italiano

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