Renzi che fa campagna elettorale in Sicilia dopo aver massacrato l’Autonomia siciliana (soprattutto finanziaria) è tragicomico. Cari siciliani, rispediamolo in Toscana!

Bisogna essere veramente sfacciati per pensare di prendere voti in Sicilia dopo averla depredata quando era al capo del Governo italiano e del PD

“Stamattina, appena abbiamo aperto la nostra pagina Facebook, abbiamo letto una riflessione elettorale di Matteo Renzi sulla nostra Isola: “La Sicilia – scrive Renzi – può essere per gli Stati Uniti d’Europa quello che la Florida è per gli Stati Uniti d’America. Oggi a Palermo, nella Marina ristrutturata con i fondi del nostro Governo, per parlare di lavoro e cultura. La Sicilia, per la sua storia, è la regione più europea di tutte: convivono qui le radici greco-romane con le culture che hanno guidato questa terra”. Leggendo queste parola ci siamo chiesti: è lo stesso Renzi che tra il 2014 e il 2016, da capo del Governo italiano e segretario nazionale del PD, insieme con l’allora presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, con il PD siciliano e con il centrosinistra massacrava le finanze dela Regione siciliana? E’ lo stesso Renzi che, nel 2015, nominava il toscano Alessandro Baccei assessore regionale all’Economia della Sicilia? Renzi ricorda che nel 2015, con un voto del Parlamento siciliano a maggioranza di centrosinistra (in verità senza tante obiezioni da parte del centrodestra) cancellava dal Bilancio regionale circa 6 miliardi di crediti che la stessa Regione siciliana vantava in massima parte verso lo Stato e in minima parte verso privati rimasti nell’ombra? E’ lo stesso Renzi che, da capo del Governo romano, con i voti del Parlamento nazionale e del Parlamento siciliano, approvava le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto, scippando alla regione quote importanti di IRPEF e IVA che, a norma di Statuto, spettano alla Regione?

La Sicilia non ha bisogno di Renzi e dei suoi accoliti. Non ha bisogno dell’Italia. E, soprattutto, non ha bisogno dell’Unione europea ultra-liberista e globalista

Al signor Renzi, che oggi si candida alle elezioni europee, diciamo:

1) alla Sicilia degli Stati Uniti d’Europa non gliene può fregare di meno; in Sicilia il partito Stati Uniti d’Europa non eleggerà nemmeno un deputato europeo e, a Dio piacendo, ci sono buone speranze la la sua lista faccia un bel flop anche a livello nazionale;

2) gli agricoltori siciliani non dimenticano che l’Unione europea ha affossato l’agricoltura siciliana;

La porcata del nuovo Patto di Stabilità che televisione e informazione nascondono. E’ bene sapere che il nuovo Patto di Stabilità costerà all’Italia la fine della sanità pubblica e della scuola pubblica

4) grazie alla televisione che non informa e, in generale, a un’informazione ‘addormentata’, stanno cercando di non informare gli italiani che con il nuovo Patto di Stabilità imposto dall’Unione europea l’Italia, per otto anni, l’Italia dovrà pagare da 10 a 18 miliardi all’anno, soldi che in parte pagheranno il Sud e la Sicilia direttamente con minori fondi per la scuola e la sanità e, indirettamente, con l’Autonomia differenziata;

I Siciliani, piano piano, si vanno liberando dall’alienazione culturale. Il fatto che il 55% degli elettori siciliani aventi diritto non va più a votare è un fatto positivo. I Siciliani hanno capito che dall’Italia e dalla Ue non debbono aspettarsi nulla di buono ma solo guai. Positivi Forconi siciliani e agricoltori con un loro partito

5) i siciliani – come ricordato all’inizio di questo articolo – non dimenticano i danni che il suo Governo ha provocato alle finanze della Regione siciliana. Vero è che in Sicilia non manca quella che in sociologia viene definita alienazione culturale, vera e propria madre di comportamenti in contrasto con la propria natura e la propria vera condizione culturale. Un tema studiato da Franz Fanon che, negli anni ’60 del secolo passato, ha lavorato in Africa. Uno studioso che è considerato un grande conoscitore dei meccanismi di alienazione mentale e culturale caratteristici della “situazione coloniale” (QUI NOTIZIE SU FRANZ FANON). Ma l’alienazione culturale dei siciliani – che alla fine li continua a legare ai partiti politici nazionali – piano piano va scomparendo. Per ora le reazioni sono contrastanti e irrazionali: il 55% degli elettori siciliani che non va più a votare è il segno del tramonto dell’alienazione culturale dei siciliani. I Forconi siciliani che ritornano e annunciano un referendum per l’Indipendenza siciliana e gli agricoltori siciliani che, pian o piano, vanno capendo che si debbono affrancare dal sindacalismo agricolo nazionale di stampo coloniale e che pensano finalmente a un partito politico di agricoltori siciliani (qui un articolo) sono tutti segnali positivi: ci dicono che, tra mille difficoltà, i siciliani si stanno liberando dell’idea di Italia, Paese che dal 1860 tratta il Sud e la Sicilia come colonie.

Foto tratta Avvenire

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