Quindi la Georgia sarebbe pronta ad entrare nel ‘lager’ dell’Unione europea? E allora perché i due terzi dei cittadini di questo Paese votano chi sostiene l’esatto contrario?

Dopo le minchiate raccontate sulla pandemia, nell’Unione europea un’informazione ‘europeista’ tragicomica continua a raccontare minchiate anche in politica estera: per esempio sulla Georgia
Foto tratta da iStock.

Che cose strane che succedono in Geogia. Il Parlamento ha approvato a larga maggioranza una legge che limita l’influenza di Paesi stranieri. La legge è stata approvata con 84 voti a favore e 30 voti contrari. Ora se poco più dei due terzi dei parlamentari di questo Paese di circa 3 milioni e 700 mila abitanti ha votato a favore significa che i cittadini della Georgia, in maggioranza, sono d’accordo per il sì alla legge. Invece i media occidentali raccontano che ci sono grandi proteste popolari contro una legge approvata da oltre i due terzi del Parlamento. Ne consegue che i cittadini della Georgia – seguendo il ragionamento dei media occidentali, compresi i media ‘europeisti’ – debbono essere schizofrenici: votano in larga maggioranza una forza politica e poi scendono in piazza contro la forza politica che hanno votato. Possibile? A noi sembra la solita disinformazione occidentale che, dopo aver raccontato un sacco di minchiate sulla pandemia e sui vaccini anti-Covid, ormai ha preso l’abitudine di raccontare minchiate, minchiate e ancora minchiate.

Ci vogliono fare credere che la grande maggioranza degli abitanti della Georgia sarebbe pronta a entrare in un’Unione europea antidemocratica che impedisce persino ai cittadini di pronuciarsi con i referendum sui Trattati internazionali

La realtà è che in Georgia la situazione è un po’ più complicata. Cominciamo col dire che la Georgia è un Paese che è venuto fuori dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Ha alle spalle una storia comunista e confina con la Russia, con l’Azerbaigian, con l’Armenia, con la Turchia ed è bagnato dal Mar Nero. In questo Paese troviamo l’Abkhazia, un quasi-Stato situato nel nord; poi c’è l’Ossezia del Sud, un altro quasi-Stato che si trova nel nord-est; quindi l’Ajaria, che è una Repubblica autonoma che si trova a Sud e confina con la Turchia. Siamo sicuri che quasi tutti gli abitanti della Georgia – e quindi gli abitanti di queste tre entità autonome – siano contrari alla Russia e tutto d’accordo per entrare nell’Unione europea? A noi questa tesi sembra un po’ strana: ci sembra, per l’appunto, una minchiata. Se la Russia di Putin è un’autocrazia, ebbene, l’Unione europea è un lager politico dove gli abitanti sono stati privati del diritto di voto con i referendum per dire sì o no ai Trattati internazionali. Gli abitanti della ‘presunta’ Unione europea sono riusciti a votare in un paio di referendum e hanno sempre votato contro i Trattati internazionali proposti dalla Commissione europea. Così gli ‘europeisti’ hanno deciso di non fare esprimere più i cittadini europei sui trattati internazionali, proprio come si usa fare nei regimi fascisti. Una delle idee cardine di Mussolini e dei pensatori delle destre europee di fine ‘800 primi del ‘900 – per esempio, del filosofo Georges Eugène Sorel – consisteva nell’esigenza di plagiare il popolo che, a suo dire, era incapace di pensare. L’esatto contrario della democrazia. L’Unione europea di oggi ha poco o nulla a che vedere con la democrazia e molto a che vedere con le idee di Sorel e, in generale, con il pensiero delle destre di fine ‘800 primi del ‘900. Un’esagerazione? Niente affatto. Che la Ue sia un regime dispotico, vicino all’idea di governo di Sorel lo dimostra il fatto che, ancora oggi, la Commissione europea – che è l’esecutivo Ue – nasconda i dati sull’acquisto dei vaccini anti-Covid, perché il popolo non deve sapere.

Oggi gli attuali governanti dell’Unione esistono perché tenuti in piedi da un’informazione ridicola

Mentre alle elezioni russe Vladimir Putin è stato rieletto presidente con oltre l’80% dei consensi, gli attuali ‘capi’ dell’Unione europea sono letteralmente terrorizzati dalla crescita delle destre e dei cosiddetti ‘populisti’. Il raffronto tra le elezioni russe già celebrate e le elezioni europee previste tra poco più di venti giorni danno la misura del grande gradimento di Putin e della grande insofferenza dei ceti popolari europei rispetto agli attuali governanti Ue. Oggi gli attuali governanti dell’Unione esistono perché tenuti in piedi da un’informazione corrotta fino al midollo. L’informazione ‘europeista’ cerca di fare credere ai cittadini europei che 90 milioni e forse più di cittadini russi su circa 110 milioni di elettori aventi diritto di questo Paese sono stati costretti a votare Putin. Minchiate su minchiate. La verità è che l’attuale Commissione europea della signora Ursula von der Leyen, gli insetti a tavola (completamente scompar4si dal dibattito politico), i ‘cappotti termici’ agli edifici e le altre buttanate del cosiddetto Grean Deal stanno sui cabasisi alla stragrande maggioranza dei cittadini di quello che resta dell’Unione europea. Ora l’informazione ‘europeista’ e, in generale, l’informazione occidentale cerca di farci credere che una minoranza di abitanti della Georgia – probabilmente sobillati e ‘sostenuti’ da Stati Uniti d’America e Unione europea – sono espressione di una maggioranza che vuole entrare a far parte del lager dell’Unione europea. L’unica cosa vera è che la Georgia – Paese prevalentemente agricolo e turistico – è in crisi. Ridicoli.

E’ vero, l’economia della Georgia è in crisi dopo che la pandemia ha quasi azzerato il turismo. Ma non sarebbe certo l’Unione europea con l’economia disastrata a rilanciare la Georgia. Anzi

La Georgia ha puntato sul turismo ma tale settore ha subito un crollo con la pandemia e non si è più ripreso. Ma non sarebbe certo un’Unione europea economicamente con il ‘culo a terra’ a rilanciare l’economia della Georgia. Semmai potrebbe essere la Russia di Putin – Paese con un’economia in crescita, che può contare su riserve di materie prime infinite – a garantire la crescita economica della Georgia, magari con il sostegno della Cina. E forse il problema è proprio questo, almeno per l’Unione europea: avere grandi ambizioni e ritrovarsi con un’economia in crisi che perde pezzi e che viaggia a grandi passi verso la disgregazione.

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