Quando Paolo Barilla nel 2017 celebrava l’importazione di grano estero (VIDEO). Il post della pagina Facebook Foodiverso che ci invita a riflettere. Tre domande cruciali

Sono passati appena sette anni

Con il titolo “SILENZIO PARLA BARILLA” va sulla pagina Facebook Foodiverso un post che commenta un’intervista realizzata dalla trasmissione Petrolio del 2017 a Paolo Barilla. In questa intervista Paolo Barilla (foto sopra tratta da La Voce d’Italia), leggiano nel post, “rende nota la posizione della sua azienda (ma parla a nome di tutto il comparto) circa la necessità di acquistare grano estero. Per Barilla importare grano estero è sempre stato un motivo di orgoglio, considerato che dal 1800 navi cariche di grano arrivavano dal porto russo di Taganrog. Vorremmo sommessamente far notare al dr. Barilla che il grano del 1800 è profondamente diverso da quello attuale; per farci capire, da quel porto partivano navi che arrivavano anche nel porto di Palermo che scaricavano il grano antico che in Sicilia chiamiamo ‘Russello’ e che viene ancora coltivato. Uno dei sinonimi di ‘Russello’, che è un ‘grano antico’ è infatti Tangarò o Taganrog, in ossequio a quella che era la sua origine. Ora, non ci sembra che il grano che viene attualmente importato dalla Russia sia uguale a quello di duecento anni fa e non ne faremmo una questione di orgoglio. Il dr. Barilla poi – prosegue il posto di Foodiverso – evidenzia la caratteristica qualitativa principale che deve possedere la pasta, ovvero la tenuta alla cottura, che viene ottenuta solo con grani con elevato contenuto proteico e con un glutine molto forte. Secondo Barilla, nel 2017, soltanto il 10 % del grano italiano aveva una qualità che costantemente raggiungeva i parametri richiesti dall’industria pastaria”.

Le domande in attesa di risposte

“Da queste considerazioni – leggiamo sempre nel post di Foodiverso – ci sorgono tre quesiti:

1) Cosa è cambiato nella durigranicoltura italiana dal 2017 ad oggi riguardo la qualità del frumento?

2) Come fanno tutti i grandi gruppi industriali della pasta a dichiarare in etichetta che producono solo utilizzando grano italiano?

3) Che tipo di controlli adoperano le autorità preposte per assicurare che quanto riportano in etichetta corrisponda al vero?

Siamo sempre convinti che questa inversione a U sia da imputare alla norma che obbliga a dichiarare in etichetta la provenienza del grano e alla maggiore consapevolezza e informazione dei consumatori. Il resto ci sembra fuffa
#Rai#grano#pasta#food#italy#glifosato#glutine#foodblogger“.

Un grande applauso ai protagonisti della pagina Facebook Foodiverso e, in particolare, al professore Paolo Caruso, Agronomo e Consulente esterno del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania. Consigliamo agli agricoltori di seguire la pagina Facebook Foodiverso dove si trovano notizie interessanti, stimolanti e di grande valenza culturale.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *