Putin e Netanyahu hanno un interesse politico in comune: la possibile elezione di un presidente americano non Democratico ovvero il ritorno di Trump. Israele, Russia e la raffineria di Priolo…

Anche se apparentemente distanti, il presidente della Federazione Russa e il capo del Governo israeliano hanno qualche interesse politico comune

Cosa hanno in comune Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu? Il presidente della Federazione Russa e il capo del Governo di Israele dovrebbero essere politicamente distanti. La Russia ha sempre appoggiato i palestinesi e ha sempre tenuto buoni rapporti con il mondo arabo, anche se per decenni i Paesi arabi produttori di petrolio sono stati filoamericani (da quasi due anni non è più così: qui un articolo). Mentre Israele, da quando esiste, ha sempre avuto problemi con gli arabi e, segnatamente, con i palestinesi. In realtà, negli ultimi anni le distanze tra Russia e Israele si sono accorciate. Si racconta che Putin e Netanyahu siano amici: e la cosa non è improbabile. Di più: tutti hanno notato, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, che Netanyahu non si è mai schierato decisamente a fianco del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. C’è invece un elemento che unisce il presidente russo e il capo del Governo israeliano: la distanza dall’attuale amministrazione americana del Democratico Joe Biden.

La Russia è in guerra contro tutto l’Occidente. Il dubbio è che la sua economia cresca proprio per questo

La Russia, in Ucraina, è in guerra contro tutto il cosiddetto Occidente industrializzato. Come ripetiamo sempre, la guerra in Ucraina è stata voluta dagli americani per mandare all’aria la moneta unica dei Paesi del BRICS agganciata all’oro che avrebbe dovuto vedere la luce nell’Autunno del 2022. In effetti, l’operazione è riuscita, perché causa la guerra in Ucraina i Paesi del BRICS sono stati costretti a rivedere l’attacco all’area del dollaro americano. Morale: l’obiettivo del BRICS, ovvero la creazione di una valuta alternativa al dollaro americano da utilizzare negli scambi commerciali internazionali è stato rinviato (qui un articolo). il BRICS si va allargando (due anni fa del BRICS facevano parte Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ai quali si sono aggiunti quest’anno Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, per non parlare dei tanti altri Paesi che hanno già chiesto di entrare nel BRICS) ma non c’è ancora la moneta unica. In compenso 159 Paesi del mondo hanno già aderito a un nuovo sistema di pagamento internazionale alternativo al sistema occidentale SWIFT voluto dal BRICS (qui un articolo). Insomma, il processo di ‘dedollarizzazione’ portato avanti dalla Cina va avanti. Da mesi ‘presunti’ grandi commentatori di fatti economici internazionali cercano di denigrare l’economia cinese: crisi del mattone, deflazione, problemi nelle esportazioni e altre storie. Sicuramente l’economia cinese non è più quella di qualche anno fa ma è ancora in crescita, mentre l’economia americana, pur se sostenuta dalle guerre, deve fronteggiare un’inflazione mai domata del tutto; per non parlare dell’economia dell’Unione europea che sta colando a picco. Tutto questo mentre l’economia della Russia cresce nonostante le sanzioni occidentali (o forse proprio per questo, dal momento che tanti Paesi non occidentali la sostengono). A conti fatti, che Putin e Biden siano nemici acerrimi non ci sono dubbi. La guerra in Ucraina, almeno fino ad ora, vede Putin in vantaggio sull’America di Biden.

Come Putin, anche Netanyhau non sembra in buoni rapporti con il presidente Biden: anzi…

Anche il capo del Governo Israeliano, Netanyahu, è in pessimi rapporti con il presidente americano Biden. Parlano le cronache di questi giorni, con Biden che cerca, senza riuscirci, di evitare che lo scontro tra Israele e una parte del mondo arabo diventi totale. In queste ore assistiamo a qualcosa che fino a qualche mese fa sarebbe stato impensabile, con Israele che tiene aperti ben quattro fronti di guerra: a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in questi ultimi giorni nella Yemen, contro i ribelli Houthi (o Huthi). Dopo la strage del 7 Ottobre 2023, quando Hamas ha seminato il terrore nei villaggi del Sud di Israele provocando oltre mille e 200 morti e prendendo oltre 100 ostaggi (c’è chi dice che i numeri siano maggiori, come potete leggere qui), ci si aspettava una reazione durissima da parte di Israele: e così è stato. Ma forse non così dura. Israele, come ricordato, sta attaccando frontalmente Hamas, Hezbollah e adesso pure gli Houthi. Anche se non se ne parla, inqueta l’attacco che qualche settimana fa Israele ha sferrato in Libano, facendo saltare in aria prima i cercapersone e poi computer, walkie-talkie, smartphon e perfino pannelli solari, seminando morte e terrore. La tesi ufficiale è che i servizi segreti israeliani siano riusciti a inserire l’esplosivo in migliaia di cercapersone e altri strumenti. Tesi ‘tranquillizzante’ ma un po’ debole. Il dubbio è che Israele possa contare su una sorta di arma letale in grado di fare esplodere a distanza strumenti tecnologici che ormai fanno parte della vita di ogni giorno di milioni di persone: si pensi agli smartphone e ai computer ma non solo (qui un articolo). Questo genera paura. Si racconta di telefonate burrascose di Biden a Netanyahu. Che, però, tira per la propria strada ignorando gli USA. Come Putin, anche Netanyhau non sembra in buoni rapporti con il presidente Biden: anzi…

Gli Stati Uniti d’America stanno mollando Zelensky?

Armi ‘particolari’ a parte, un fatto politico salta agli occhi: sia Putin, sia Netanyahu hanno in comune una sorta di idiosincrasia verso i Democratici americani. Sembrerebbe che, insieme, il presidente russo e il capo del Governo israliano si aspettino dalle elezioni presidenziali americane un presidente non Democratico, ovvero l’elezione di Donald Trump. E sembra che anche in America i Democratici non siano più ‘gettonati’: l’inchiesta, o meglio, l’incriminazione del Sindaco di New York, Eric Adams, è un segnale preciso: niente avviene per caso, soprattutto se ad essere colpita è l’amministrazione di una delle più importanti città degli Stati Uniti d’America simbolo del Partito Democratico americano. E’ in questo scenario che il presidente dell’Ucraina Zelenskyj, in visita nei giorni scorsi negli USA, non abbia riscosso il successo che sperava di ottenere. Un canale Telegram cita un articolo di un noto giornale americano nel quale c’è scritto che l’amministrazione Biden non avrebbe apprezzato il “piano della vittoria”, presentato da Zelensky. Nell’articolo si sottolineano i pericoli di “un’ulteriore escalation della situazione”. E ancora: “La fredda accoglienza di Zelenskyj negli Stati Uniti questa settimana ha mostrato la diminuzione delle opzioni che deve affrontare dopo due anni e mezzo di conflitto”. Gli Stati Uniti d’America si preparano a mollare Zelensky?

Anche nella Ue Zelensky sembra in difficoltà. Il voto-farsa del Parlamento europeo sui bombardamenti in Russia. L’Italia, invece, come si legge su un canale Telegram…

Anche nell’Unione europea Zelensky sembra in grande difficoltà. Il voto del Parlamento europeo che apre la strada alla possibilità, per l’Ucraina, di bombardare “in profondità la Russia” si è trasfrormato in una barzelletta, dal momento che nessun Paese Ue, fino a questo momento, ha dato al Governo ucraino il via libera per bombardare la Russia. Il dubbio è che le parole di Putin abbiano colpito nel segno. Il presidente della Federazione Russa ha detto che se la Russia verrà bombardata “in profondità” con missili europei restituirà pan per focaccia ai Paesi europei che hanno fornito i missili all’Ucraina. E ha poi aggiunto che la Russia, se verrà attaccata, userà armi nucleari. Non solo. Anche se ancora qualche drone colpisce qualche palazzo di Mosca, i russi stanno chiudendo in una morsa i militari ucraini e i mercenari che hanno ‘invaso’ la Russia e stanno vincendo su tutta la linea in Ucraina. Tirando le somme, ci sono, è vero, alcuni Paesi Ue che non escludono di colpire la Russia, ma sembrano titubanti. E c’è l’Italia che, a giudicare da quello che scrive un canale Telegram, continua a fornire armi all’Ucraina. “In queste ore – leggiamo nel post del canale Telegram – l’Italia sta consegnando una nuova batteria missilistica SAMP-T a Zelensky… Ovviamente senza consultare il popolo italiano perché il tutto viene fatto con decreto ministeriale. La prima batteria SAMP-T inviata congiuntamente da Italia e Francia è già stata distrutta dai russi, nonostante questo fallimento si continua ad ammassare e inviare risorse e mezzi militari in una guerra strapersa. Mezzi che dovranno essere sostituiti”. Nel post c’è scritto che il costo di questa fornitura a carico degli ignari contribuenti italiani sarebbe di un miliardo di euro. Noi non ci crediamo, perché l’Italia oggi non è nelle condizioni di regalare un miliardo di euro all’Ucraina, se è vero che di miliardi ne deve trovare 12 per finanziare la manovra economica e finanziaria 2025. Noi ci auguriamo che ‘sto canale Telegram abbia preso una cantonata.

Russia e Israele in Sicilia nel nome della raffineria di Priolo

Ah, dimenticavamo: la Russia di Putin e Israele di Netanyahu hanno un grande interesse comune in Sicilia: la gestione della raffineria di Priolo: cosa, questa, da non sottovalutare, perché da tale raffineria dipende il 40% e forse più delle benzine raffinate in Italia (qui un articolo).

Foto tratta da Il Riformista

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