Pur di difendere le proprie industrie automobilistiche Germania e Francia sono disposte a ‘rimangiarsi’ il globalismo per impedire alle auto cinesi di entrare in Europa

Due pesi e due misure: i cinesi non dovrebebro fare quello che Francia e Germania fanno in barba all’Unione europea e al globalismo

La Germania e la Francia, alla faccia del globalismo, del liberismo e della stessa Unione europea hanno sostenuto a piene mani le rispettive industrie automobilistiche (e anche lo loro banche, alcune delle quali sono anche pubbliche: ma questo è un altro discorso). Loro, Germania e Francia, possono sostenere le proprie industrie automobilistiche con i soldi pubblici, ma se la Cina piomba con le proprie automobili in Europa, ebbene, allora non può sostenere la propria industria automobilistica con il denaro pubblico. Tutti sanno che la Cina è un Paese socialista che ha ‘usato’ e ‘usa’ il capitalismo occidentale. Fino a quando non va a intaccare gli interessi di Germania e Francia i cinesi vanno bene. Ma se comincia a competere aon Germania e Francia non va più bene. Insomma, due pesi e due misure: siamo in un mercato globale dove, in teoria, non dovrebbero esistere gli aiuti di Stato; invece Germania e Francia, come già ricordato, hanno sostenuto e sostengono le rispettive industrie automobilistiche con sovvenzioni pubbliche ma i cinesi, se arriveranno in Europa, non potranno farlo. In Sicilia questi ragionamenti a senso unico si chiamano “discorsi di minchia”, nell’Unione europea dell’euro, dove Germania e Francia si fanno i cavoli propri sono la realtà. Come finirà?

Che effetti avrà in Italia? Nessun effetto, perché l’industria automobilistica italiana è destinata comunque al ridimensionamento fino alla chiusura

Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, ha già messo le mani avanti: “Introdurre la concorrenza cinese è una grande minaccia per Stellantis. Noi combatteremo, ma quando si combatte possono esserci vittime. Non aspettatevi che usciremo vincitori senza cicatrici. Siamo in grado di tenere testa ai competitor cinesi, ma se qualcuno li vuole introdurre sarà responsabile delle decisioni impopolari che dovranno essere prese” (qui per esteso le dichiarazioni di Tavares a sky tg24). Per la cronaca, Stellantis, leggiamo su Wikipedia, è “è una holding multinazionale con sede nei Paesi Bassi, produttrice di autoveicoli. Nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e PSA, la società ha sede legale ad Amsterdam, sede operativa a Hoofddorp e controlla quattordici marchi automobilistici: AbarthAlfa RomeoChryslerCitroënDodgeDS AutomobilesFIATJeepLanciaMaseratiOpelPeugeotRam Trucks e Vauxhall. Il gruppo ha siti produttivi, di proprietà o in joint venture, in ventinove Paesi situati tra Europa, America, Africa e Asia”. Peraltro, all’Italia, di questa storia, importa poco o nulla, perché comunque andrannop le cose Stellantis comincerà a chiudere le industrie automobilistiche italiane già ridotte ai minimi storici. Tavares nega ma da mesi rilascia solo dichiarazioni generiche. Ma la lenta e inesorabile smobilitazione dell’industria automobilistica italiana è nelle cose.

Gli ‘europeisti’ che hanno rotto le scatole predicando liberismo e globalismo per fermare le auto cinesi sarebbero capaci di ricorrere ai dazi doganali

Divertente, no? All’Italia – complice la classe politica della cosiddetta Seconda Repubblica inadeguata, se non connivente con l’Unione europea – hanno imposto privatizzazioni allucinanti che hanno distrutto buona parte dell’economia del nostro Paese facendo crescere la povertà; non solo, come già ricordato, Germania e Francia hanno mantenuto l’industria automobilistica a ‘colpi’ di aiuti di Stato, ma adesso non vogliono i cinesi, perché sanno che i cinesi ‘faranno un mazzo così’ alle industrie automobilistiche europee. Di fatto, non vogliono le auto cinesi in Europa, perché costerebbero meno e toglierebbero fette di mercato alle industrie automobilistiche europee. Come vedete, il globalismo e il liberismo economico che l’Unione europea ha imposto all’Italia non vale più se a pagare dovrebbero essere Germania e Francia. Chiudere alla Cina, o imporre dazi doganali alle auto cinesi non sarebbe solo una contraddizione rispetto al globalismo tanto predicato dagli ‘europeisti’ e rispetto alle indicazioni del  World Trade Organization (WTO). Sarebbe anche la dimostrazione che l’Unione europea è una pagliacciata, con Germania e Francia che prima hanno massacrato l’Italia con le privatizzazioni e, adesso, diventano protezioniste per tutelare i propri interessi alla faccia del liberismo, del globalismo e dei minchioni che ci credono…

Foto tratta da Il Riformista

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