Perché oggi abbiamo bisogno del trumpismo repubblicano contro le politiche liberticide dei Dem americani

di Andrea Piazza

Se fossi un cittadino degli Stati Uniti d’America non esiterei a iscrivermi al Partito Repubblicano

Se fossi un cittadino americano e dovessi scegliere se iscrivermi al Partito Democratico ( colore blue ) o al partito Repubblicano ( coloro rosso ), sceglierei senza nessuna esitazione il Partito Repubblicano. Ho iniziato a pensarla così sin dai primi passi delle elezioni Presidenziali USA 2016, approfondendo i temi della campagna elettorale di allora e, in particolare, in base all’esito di uno studio a campione che, dopo avere raccolto le opinioni di un nutrito campione di lavoratori americani, nei giudizi finali appariva unanime la disapprovazione per il celebrato Presidente uscente Barack Obama accusato di non aver tutelato la classe media e di avere favorito la redistribuzione reddituale in favore delle classi abbienti. Di contro, il linguaggio in fase propagandistica di Donald Trump intercettava il malessere sociale e proponeva la linea “american First ” per il rilancio interno contro la delocalizzazione selvaggia. Riscontrai, di contro, meramente propagandistica e contraddittoria ai limiti dell’ipocrisia la linea della candidata democratica Hillary Clinton che, nonostante il linguaggio retorico per la tutela dei lavoratori dimenticati, sfoggiava tra un comizio e l’altro, o in occasione di uscite pubbliche, tailleurs o altra tipologia di capi, tutti doverosamente di alta moda,.

I meriti della presidenza Trump: ha patrocinato la crescita economica interna e ha frenato la corsa al riarmo. Tutto il contrario dell’attuale presidenza Biden che ha impoverito il proprio Paese e rilanciato armi e guerre

Nonostante Donald Trump sia diventato il Presidente degli Stati Uniti d’America, noi tutti siamo stati testimoni di un linciaggio mediatico dell’autorevolezza del Presidente, amplificato dall’opposizione democratica e dalle più alte istituzioni che rappresentano l’Unione Europea. Al giuoco dell’attacco a palle incatenate non si è sottratto il quarto potere, ovvero l’informazione aderente al pensiero unico liberal. Non è trascorso un solo giorno senza che ci buttassero in prima pagina ” il mostro Presidente Trump ” che, nonostante tutto, si è distinto nella sua presidenza in politica interna per la crescita economica ed in politica estera per avere sdoganato il modello ” atlantista imperialista “, successivamente ripreso dal successore Biden. Anche se talvolta i toni di Donald Trump possono essere stati ruvidi, o possa essere apparso leggermente istrionico, l’ex presidente ha avuto il merito di contribuire a rasserenare i rapporti internazionali tra le potenze atomiche, frenando la corsa al riarmo, freneticamente ripresa oggi in reazione al linguaggio non pacifista del democratico Biden.

Sotto la guida Biden è rinata la stagione della corsa al riarmo generale, coinvolgendo anche gli Stati sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale come Germania e Giappone

Gli esempi del pacifismo trumpiano sono stati tanti, dagli accordi di Abramo ai rapporti rinnovati con la Federazione Russa, dallo scongelamento del leader della Corea del Nord, Kim Jong, alla volontà di valorizzare il ruolo nell’area del Mediterraneo di Paesi confinanti come l’Italia. Il nostro Paese è apparso inadeguato e probabilmente, qualora a Palazzo Chigi non ci fosse stato il grillino Giuseppe Conte, sarebbe stata tutta un’altra storia. Non è un caso se tutti i protagonisti di un fronte comune, espressione del pensiero unico dal capitalismo finanziario (inclusa Wall Street ), multinazionali digitali ( inclusa la Silicon Valley ), i potenti produttori di armamenti etc… con l’aiuto della leva giudiziaria, tentino l’ultimo attacco in coda al ciclo del trentennio ” neoliberista democratico “. Tutti soggetti che si sono coalizzati per sbarrare la scalata ed il ritorno alla Casa Bianca del tycoon. Non dimentichiamo per dovere di analisi che, oltre alla crisi, indirettamente i singoli Stati della pacifica Unione Europea partecipano alla guerra in Ucraina contro la Russia, guerra non solo difensiva. Un conflitto che, secondo tanti esperti, qualora ci fosse stato un altro inquilino alla Casa Bianca, non sarebbe deflagrata. Ad oggi sono rimaste inascoltate le richieste di pace di Papa Bergoglio e i democratici USA non si adoperano concretamente per trovare la modalità per porre fine al conflitto, a parte i tentativi nelle ultime settimane di campagna elettorale. Sotto la guida Biden è rinata la stagione della corsa al riarmo generale, coinvolgendo anche gli Stati sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale come Germania e Giappone.

La possibile apertura di nuovi conflitti in Niger e a Taiwan

In più lo stato di tensione ha causato la sospensione degli accordi di non proliferazione di armamenti nucleari e si aprono nuovi scenari di conflitto in Niger, Taiwan& Co. Recentemente ho ascoltato un intervento alla conferenza per la pace dell’Ingegnere Giuseppe Rotunno che delineava i benefici qualora riprendesse quota il piano di DISARMO NUCLEARE. Gli effetti sarebbero concreti e diretti sull’ambiente, a differenza del propagandato piano europeo ” green DEAL ” che vorrebbe contrastare il cambiamento climatico favorendo un modello industriale propugnato da una cerchia ristretta. Una linea politica, il “green DEAL”, che costringerebbe tutti i cittadini comunitari ad indebitarsi per acquistare le auto elettriche al litio e ad adeguare ai nuovi standard le proprie abitazioni. Qualora riprendessero vigore gli accordi di disarmo, l’Unione Europea avrebbe la possibilità di ritagliarsi un ruolo e le attività di disarmo avrebbero il fine utile di reimpiegare il rifiuto atomico per alimentare gli impianti per la produzione di energia nucleare per fini civili. In buona sostanza, alla luce di un mondo che va avanti in assenza di valori ed identità in che cosa dobbiamo sperare? In un ritorno ai valori che hanno fatto grande l’Italia nel mondo, la necessità di ricostituire una comunità strutturata sui valori a partire dal sostegno alla famiglia e la centralità della comunità locale. Non a caso dopo la caduta del Muro di Berlino ( 1989 ) ed il via libera agli accordi di Maastricht del 1992, addizionati dalla stagione stragista, è stata programmata come una bomba ad orologeria l’implosione della Prima Repubblica.

Lo iato è stato proprio il 1992 dove l’Occidente democratico ha fatto come negli scacchi la mossa del cavallo, pianificando azioni geopolitiche ostili a decorrere dal primo semestre 1992…

Questo trentennio neoliberista finanziario-economico è figlio di una ideologia progressista USA. La speranza per tanti è di essere arrivati ai titoli di coda, visto che ci ritroviamo in pieno decadentismo, crisi di valori derivanti dal diritto naturale, la guerra dei poveri per la tutela di un reddito di sopravvivenza causata da politiche per la delocalizzazione contro i lavoratori. L’abbandono del sistema dei cambi di Bretton Woods (1944), con la fine della convertibilità del dollaro in oro (1971), ha aperto la strada all’affermarsi di politiche neoliberali che sono state implementate dall’azione del Presidente Democratico Bill Clinton, che ha attenuato i vincoli e la funzionalità operativa tra le banche d’affari e le banche di investimento. Il risultato negativo è sotto gli occhi di noi tutti, con l’immissione nel mercato libero di nuovi prodotti finanziari, i cosiddetti derivati. Una svolta negativa che ha causato il nostro declino, favorendo una cerchia ristretta di speculatori e distruggendo la massa dei piccoli risparmiatori. Lo iato è stato proprio il 1992 dove l’Occidente democratico ha fatto come negli scacchi la mossa del cavallo, pianificando azioni geopolitiche ostili a decorrere dal primo semestre 1992 ( dopo gli accordi di Maastricht ) e 1993, come il resettaggio delle agenzie di intelligence (come la CIA) strutturate storicamente alla politica dei due blocchi: agenzie di intelligence che, di fatto, furono commissariate, anticipando una pulizia generale per eliminare tutte le scorie, personalità scomode con diverse modalità. Diversamente, gli affidabili provvisoriamente sono, nel caso dell’intelligence americana, entrati nella struttura intermedia della FBI. In conclusione, il nostro Occidente per sopravvivere e rilanciarsi nella logica di una politica moderata, per non restare vittima sacrificale delle nuove aggregazioni alternative al modello occidentalizzato come il BRICS, dovrà ritornare ad un modello economico super partes strutturato sul controvalore dei metalli preziosi come l’oro, facendo venire meno la finanza creativa dei titoli ‘derivati’, le cui vittime sacrificali periodiche sono stati i piccoli ed indifesi risparmiatori. Alla luce di tutte queste considerazioni, oggi più che mai abbiamo bisogno del Trumpismo Repubblicano contro le politiche liberticide dei Democratici.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *