Per due giorni di lavoro massacrante uno scrutatore porta a casa 110 euro. Una retribuzione ridicola. Stanno preparando la strada al voto elettronico? Ci saranno pure gli hacker?

Uno scrutatore che lavora nei seggi elettorali guadagna la metà di un operaio agricolo

Si può lavorare per due giorni in un seggio elettorale, dalla mattina alla sera, per 110 euro? Se un agricoltore, per un giorno di lavoro, non paga un operaio secondo quanto previsto dalla legge si becca una denuncia, si ritrova addosso l’INPS e rischia pure di finire in galera. Per la cronaca, un operaio costa a un’azienda agricola circa 80 euro al giorno più i contributi. Ebbene, uno scrutatore di seggio elettorale deve lavorare molte ore in più, con grandi responsabilità, e deve guadagnare poco più di 50 euro al giorno, la metà di un operai agricolo. Una retribuzione ridicola, degna in tutto e per tutto di una politica miope che, come vedremo, fa di tutto affinché gli scrutatori si ritirino. E infatti a Palermo, su 2 mila e 400 scrutatori sorteggiati, circa mille e 700 hanno rifiutato. Non sappiamo cosa succederà questa mattina, quando i seggi elettorali apriranno. Sarà il caos come alle elezioni comunali del 2022? Vedremo. Ciò che è sotto gli occhi di tutti è che le retribuzioni degli scrutatori dei seggi elettorali sono rimaste invariate. Insomma, lo fanno apposta per creare il caos. Se proprio dobbiamo dirla tutta, siamo stupiti che le rinunce a lavorare nei seggi elettorali non fiocchino anche nelle altre città, grandi e piccole, della Sicilia, alla luce di retibuzioni così basse.

Il fatto che l’Italia sia mezzo-fallita giustifica le basse retribuzioni degli scrutatori? No. Illustriamo il perché

La domanda è: perché le retribuzioni degli scrutatori sono così basse? La risposta potrebbe essere semplice: perché le pubbliche amministrazioni italiane sono quasi tutte senza soldi. Che l’Italia sia quasi al verde non ci sono dubbi e proprio noi lo possiamo certificare, dal momento che, grazie soprattutto agli interventi del Segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte, abbiamo dimostrato con la forza dei numeri e con proteste di amministratori pubblici che i fondi del tanto celebrato Pnrr non esistono più e, con molta probabilità, vanno scomparendo anche le risorse finanziarie del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), come ha abbiamo raccontato nei giorni scorsi (qui il nostro articolo). Epilogo logico: dovendo pagare da 80 a 90 miliardi all’anno di interessi sul debito pubblico truffaldino che l’Unione europea della massoneria deviata ha appioppato all’Italia, dovendo pagare i costi della guerra in Ucraina, dovendo pagare i costi dei profughi ucraini presenti in Italia e dovendo pagare i costi del nuovo, demenziale Patto di stabilità, ovvero da 10 a 18 miliardi di euro all’anno, è chiaro che l’Italia, sotto il profilo economico e finanziario, è, come si usa dire dalle nostre parti, muru cu muru cu ‘u spitali, cioè senza il becco di un quattrino.

La verità è che vogliono eliminare il voto con le schede per passare al voto elettronico che semplificherebbe al massimo la manomissione dei risultati elettorali

Tuttavia è piuttosto singolare che le pubbliche amministrazioni, che ancora oggi non risparmiano su certe spese, come il raddoppio delle indennità a Sindaci, assessori e consiglieri comunali, vadano a risparmiare, guarda caso, sulle retribuzioni degli scrutatori, figure che in democrazia svolgono un ruolo essenziale. Siamo arrivati al vero snodo della questione. Alcuni Paesi di ciò che rimane del cosiddetto Occidente industrializzato non vogliono più misurarsi con le elezioni classiche con i seggi elettorali. A cominciare dagli Stati Uniti d’America, dove poco meno di quattro anni fa le elezioni presidenziali americane sono state ‘taroccate’ per fare vincere i Democratici di Joe Biden. Non potete immaginare, in queste ore, il terrore che pervade i protagonisti della massoneria deviata che controllano l’Unione europea. Temono, questi signori, che i cosiddetti ‘Populisti’ vincano le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Non che il Parlamento europeo conti qualcosa. Però se i ‘Populisti’ vinceranno le elezioni europee potrebbero cominciare a chiedere maggiori poteri per il Parlamento. Cosa che non va a genio alla citata massoneria deviata che governa abusivamente l’Unione europea. Così è in corso una strategia per eliminare il voto classico con le schede elettorali per passare al voto elettronico che, ovviamente, verrà truccato. Direte: ma i russi, che operano con hacker che sono tra i migliori del mondo, non potrebbero scatenare un casino quando il voto sarà elettronico? Certo, ma questo non sarebbe un problema. Perché i risultati finali li dirameranno sempre le autorità dell’Unione europea.

L’ombra degli hacker russi sulle elezioni europee? A noi sembra una fesseria. Piuttosto…

Proprio in queste ore qualcuno ha messo in giro la voce che le elezioni europee potrebbero essere oggetto dell’attenzione degli hacker russi. Possibile? A noi sembra improbabile. Perché i russi non hanno interesse a incasinare le attuali elezioni europee che potrebbero essere vinte dai cosiddetti ‘Populisti’ che, in buona parte, non sono contro la Russia. Semmai potrebbero essere gli ‘europeisti’ a voler incasinare le elezioni, visto che i sentimenti che circolano in queste ore sono l’astensionismo e l’avanzata delle destre. Queste ultime, come abbiamo raccontato ieri a proposito delle elezioni europee in Olanda, avanzano perché le sinistre sono oggi al soldo delle multinazionali (qui il nostro articolo) e i ceti impoveriti e traditi dai finti socialisti europei e dai finti Popolari europei (anche loro al soldo delle multinazionali) o non vanno a votare, o votano a destra. Concludendo, è probabile che le basse retribuzioni per gli scrutatori siano lo strumento per convincere la gente a pensare che la soluzione sia il voto elettronico che – lo ribadiamo – sarebbe molto semplice da truccare.

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