Oggi 28 Agosto è il giorno di Sant’Agostino pilastro della Chiesa di Roma. L’occasione per ricordare anche sua madre, Santa Monica

di Frate Domenico Spatola

“Ti cercavo fuori di me, mentre tu eri in me”

Alla sua morte (28 agosto 430) le orde dei Vandali martellavano l’Africa del Nord, ancora provincia romana, mettendo a dura prova la sopravvivenza dell’impero. Agostino vescovo d’Ippona gridava alla fine del mondo. L’impero romano d’Occidente finirà nel 476 con la morte dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo. Sant’Agostino, al secolo anche Aurelio, si sentiva profondamente romano, e amava l’impero che identificava come “il braccio secolare della Chiesa”. Ad esso attribuiva tutti i poteri per la sua difesa.
Era nato nel 354, ma non cristiano, lo diventerà a trent’anni. Fu retore, avvocato e manicheo. Seguace di Mani che nella Persia aveva predicato “i due princìpi del bene e del male”, ma soprattutto la teoria sulla “predestinazione” ossessionava il suo pensiero anche nelle opere sulla “Grazia”, dopo la conversione. Agostino a Milano incontrò Sant’Ambrogio e, ascoltato un suo “Quaresimale”, si convertì e fu battezzato. Cominciò la attività da grande scrittore ecclesiastico, oggi ritenuto il maggiore della Patristica latina. Da teologo, apporterà spiegazioni fondamentali alla teologia sulla “Trinità” e sulla “Grazia”. Appassiona la profondità del suo discorrere, penetrante i fondamentali del “Credo” cristiano. Influenzò il pensiero per tutto il Millennio successivo, e la filosofia platonica, a lui più congeniale nella formulazione del Neoplatonismo di Plotino, servirà per interpretare il Sommo Bene, e il peccato come sua estrema contrapposizione. Le “Confessioni” saranno capolavoro autobiografico dell’itinerario verso Dio, alla scoperta della interiorità: “Ti cercavo fuori di me, mentre tu eri in me”. Pagine di afflato e di passione, promettenti spiritualità, anche al non credente che voglia regalare, alla sua anima in ansia, felicità illimitata. Agostino fu innamorato del “Verbo incarnato”, da cui prenderà avvio il “Volontarismo” sulla cui scia si collocheranno, in contrapposizione all’ “Intellettualismo” che sarà della Scolastica tomista, Anselmo e Bonaventura e tutti i mistici Francescani.

Santa Monica è la madre di Sant’Agostino. Alle sue preghiere si deve la conversione del figlio

Fu una madre. “Due volte mi partorì” scrisse sant’Agostino nelle ‘Confessioni’. “alla vita e alla fede”.
Nata a Tagaste nel 331, sposò Patrizio nobile romano. Ebbe due figli, il più illustre riuscirà come il “capolavoro” della sua fede. Per la conversione di Agostino, pregò alla tomba di San Cipriano a Cartagine. Ebbe la gioia della sua conversione, premio alla sua incessante preghiera per lui e frutto della predicazione di Sant’Ambrogio a. Milano. Soddisfatta per “grazia ricevuta”, poteva finalmente la sua anima salpare per le rive eterne. A Ostia attendeva con i figli lo scafo che li avrebbe condotto in patria. Nell’attesa, vi morì. Era il 27 agosto 357. L’episodio fu immortalato con dialogo struggente, tra madre e figlio, da Agostino. Aveva vissuto per la fede, e Agostino fu il figlio delle sue molte lacrime, come le aveva detto profeticamente il vescovo di Tagaste.

Foto tratta da Famiglia del Cuore Immacolato di Maria

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