Non è vero che in Italia non si acquistano più automobili. Gli italiani al contrario hanno speso di più per acquistare auto prodotte all’estero che costano il 43% in più rispetto al periodo pre-Covid

Gli italiani hanno speso 47 miliardi di euro per immatricolare nuove vetture, un importo mai registrato prima nel nostro Paese

Qual è la verità sul mercato dell automobili in Italia? Stellantis – la multinazionale che ha inglobato la ex Fiat – tiene nei riguardi del nostro Paese un atteggiamento quanto meno ambiguo. I vertici del gruppo fanno sapere che non hanno interesse a chiudere le fabbriche italiane. Ma allora, se è così, perché in Italia sta esplodendo la Cassa integrazione? (qui un articolo). Come si deve leggere la crisi dell’auto in Italia? Un canale Telegram riporta un’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility che risale alla scorsa Estate. Da dove viene fuori che, in realtà, per le auto italiane c’è un problema di crescita dei prezzi di vendita. “Il prezzo medio di un’auto venduta nel 2024 nel nostro Paese – leggiamo nel post del canale Telegram che cita l’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility – si è attestato a 30.000 euro. Prima del Covid, nel 2019, il costo medio era di 21.000 euro. In cinque anni i prezzi medi sono quindi cresciuti di ben il 43%. Nonostante l’aumento dei prezzi, lo scorso anno le famiglie e le imprese italiane hanno speso oltre 47 miliardi di euro per immatricolare nuove vetture, un importo mai registrato prima in Italia, nonostante i volumi risultino in flessione del 21% a 1.576.000 unità rispetto alle 1.916.320 auto vendute prima della pandemia. Il boom è quindi attribuibile all’aumento dei listini e in parte ai maggiori acquisti dei privati di modelli di fascia alta: la flessione del noleggio a lungo termine, solo in parte compensato da più km 0 e maggiori acquisti del rent-a-car, ha fatto mancare immatricolazioni accompagnate da sconti molto forti, con mix spostato sui segmenti medio-alti. Per il direttore Pier Luigi Del Viscovo, gli italiani non hanno mai destinato così tanti soldi all’acquisto di auto nuove”.

In Italia, contrariamente a quello che cercano di farci credere, non c’è una crisi di domanda dell’auto. Le industrie automobilistiche italiane sono in crisi perché i Governi e sindacati italiani hanno creato un sistema folle per il quale i cittadini italiani acquistano auto prodotte all’estero che costano di più

La storia, insomma, è un po’ diversa da quella che ci hanno raccontato. In Italia c’è sì un calo delle immatricolazioni di nuove auto, ma gli italiani hanno speso di più per l’acquisto di auto che, in media, costano il 43% in più rispetto al periodo pre-Covid. A questo punto dobbiamo fare due più due: se i cittadini italiani “non hanno mai destinato così tanti soldi all’acquisto di auto nuove” e in Italia si producono molte meno auto rispetto al passato, signifca che i cittadini hanno acquistato in maggioranza auto prodotte all’estero. Ne dobbiamo dedurre che i Governi italiani degli ultimi anni, con la connivenza delle organizzazioni sindacali, si sono resi protagonisti di un’operazione a perdere a spese degl ignari cittadini italiani. Esaminiamo alcuni punti del mercato delle auto in Italia.

In sette punti il grande imbroglio a spese degli italiani

1) Hanno fatto credere che i cittadini italiani acquistano meno auto: ma tale tesi è vera solo in parte, perché gli stessi cittadini italiani hanno speso 47 miliardi di euro per l’acquisto di nuove auto, somma mai spesa prima.

2) Il settore dell’auto, con riferimento all’Italia, non è in crisi perché i cittadini acquistano meno auto: al contrario, hanno speso di più per l’acquisto di nuove auto il cui prezzo è aumentato, in media, del 43%.

3) Non è vero che i cittadini italiani non acquistano nuove auto: le acquistano anche se costano molto di più.

4) Non tanto l’attuale Governo di Giorgia Meloni quanto i passati Governi hanno concesso benefici all’industria automobilistica ben sapendo che i soldi pagati dagli ignari contibuenti italiani finivano per sostenere un’industria automobilistica con stabilimenti fuori dall’Italia. Questo sistema di sostegni è profondamente sbagliato, perché ha messo in crisi anche il cosiddetto indotto dell’industria automobilistica italiana, dal momento che in Italia ormai si producono pochissime auto.

5) Governi e sindacati del nostro Paese hanno fatto passare la tesi – farlocca – di una crisi di domanda di auto in Italia per giustificare il ricorso alla Cassa integrazione. In realtà, non c’è stata alcuna crisi ma solo il fatto che i cittadini italiani hanno acquistato in maggioranza auto prodotte fuori dall’Italia, cpn l’avallo delle ‘autorità’ italiane a tutti i livelli.

6) Producendo meno auto, le industrie automobilistiche italiane sono entrate in crisi e i passati Governi e i sindacati hanno risolto il problema con il ricorso alla Cassa integrazione. Di fatto, la Cassa integrazione è stata utilizzata non perché in Italia, in termini di spesa degli italiani, si vendevano meno auto ma perché gli italiani hanno acquistato in maggioranza auto prodptte all’estero a èrezzi maggiori di oltre il 40% rispetto al periodo pre-Covid.

7) La storia va avanti. Si continua a sostenere l’industria automobilistica italiana con la Cassa integrazione che viene pagata in parte con l’aumento del debito, in parte con i soldi dei lavoratori italiani che si illudono di versare i contributi per avere un giorno una pensione che non sanno nemmeno quando prenderanno e se la prenderanno…

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