Nell’Ue si sta scatenendo una tempesta economica a causa dell’aumento del prezzo del gas. Ma gli ‘europeisti’ continuano imperterriti ad attaccare la Russia penalizzando imprese e famiglie

Si profila un’impennata delle bollette energetiche. E ancora non sono arrivati i dazi doganali americani che provocheranno un terremoto economico e finanziario

La Commissione europea sta valutando un tetto temporaneo ai prezzi del gas? Di sicuro c’è che il costo del gas in Europa, come leggiamo in un canale Telegram, è ormai circa tre o quattro volte superiore a quello degli Stati Uniti d’America. I futures segnano in rialzo quasi del 4% toccando i 58 euro. Il freddo di questi giorni ha intaccato le scorte di gas. E dopo le elezioni politiche in Germania arriveranno nell’Unione europea i dazi doganali americani che faranno ulteriormente schizzare all’insù il prezzo del gas. Lo hanno capito gli attuali governanti Ue quello che sta succedendo? A quanto pare, no. Eppure a Settembre dello scorso anno, rispetto ad Agosto, la produzione industriale destagionalizzata è diminuita del 2%, sia tra i Paesi europei che hanno aderito all’euro, sia nell’Unione europea nel suo complesso. E’ noto che ci sono Paesi dell’Ue che intelligentemente non hanno aderito alla follia dell’euro: Bulgaria, Cechia, Ungheria, Polonia, Romania e Svezia. Ci sarebbe anche la Danimarca che non ha ancora completato l’adesione alla moneta unica europea e dove si utilizza la corona danese. Riassumendo, in tutta l’Unione europea cala la produzione industriale, anche se in Italia il fenomeno è più accentuato, perché è il Paese Ue dove l’energia costa di più: cosa, questa, che rende difficile la vita delle imprese industriali che sono costrette a seguire due possibili vie: o riducono la produzione, o chiudono i battenti. La situazione peggiorerà, perché con l’aumento del prezzo del gas aumenteranno le bollette energetiche.

Con l’aumento schizzeranno all’insù anche i prezzi dei fertilizzanti finendo di mettere in ginocchio l’agricoltura europea, con particolare riferimento all’Europa mediterranea, dove si ‘libereranno’ tanti terreni agricoli per fare posto a pale eoliche e pannelli fotovoltaici

Intanto gli ‘europeisti’ continuano a foraggiare l’Ucraina facendo finta di non sapere che è proprio la guerra in Ucraina, o meglio, l’appoggio all’Ucraina nella guerra contro la Russia che sta facendo crollare l’economia europea. “I prezzi del gas in Europa – leggiamo sempre nel post del canale Telegram – hanno superato per la prima volta in due anni i 620 dollari per mille metri cubi”. Oggi l’aumento del prezzo del gas è anche causato dallo stop del transito verso l’Europa del gas russo attraverso l’Ucraina. I governanti europei, non facendo arrivare il gas russo in Europa, pensano di aver penalizzato la Russia, in realtà stanno massacrando le imprese industriali e artigianali europee. Tra qualche mese esploderanno anche i prezzi dei fertilizzanti, che si producono con il gas. Ciò significa che gli agricoltori europei ci penseranno due volte prima di puntare sul grano che si semina ad inizio Primavera, perché con il prezzo dei fertilizzanti alle stelle non avrebbe senso seminare. A cascata, tutta l’agricoltura che utilizza i fertilizzanti risentirà della crisi. Tanto più che la Commissione europea si accinge a imporre dazi doganali ai fertilizzanti russi: altra follia allo stato puro (qui un articolo). C’è il dubbio che quanto sta avvenendo non stia creando grandi problemi ai signori del Green Deal dell’Unione europea, perché con il prezzo dei fertilizzanti alle stelle si liberano terreni seminativi per fare spazio alle pale eoliche e ai pannelli fotovoltaici, sia perché gli agricoltori che non cederanno i propri terreni potranno puntare sull’agricoltira biologica che, è noto, fa a meno non soltanto dei pesticidi ma anche dei fertilizzanti. Sarà così?

Il paradosso dell’Ucraina, che non fa passare il gas russo diretto in Europa ma utilizza l’energia prodotta in un’Unione europea dove le riserve di gas si sono ridotte di poco più del 50%

Ma il problema di queste ore è il gas. In Europa, in questo momento, è difficile ricostituire le riserve di gas ‘bruciate’ dall’attuale Inverno rigido. Il canale Telegram scrive che “gli impianti di stoccaggio europei del gas sono vuoti per oltre il 52% e contengono poco più di 55 miliardi di metri cubi di gas, ovvero 20 miliardi di metri cubi in meno rispetto all’anno precedente”. Questa situazione crea problemi enormi alle imprese europee, che vedono crescere i costi di produzione. In Europa il gas è così caro che conviene tornare a bruciare Petrolio che costa molto meno, scrive scenarieconomici.it (qui l’articolo di scenarieconomici.it). Il problema è che l’Unione europea non ha gas e non ha nemmeno petrolio. E siccome la Ue sostiene l’Ucraina, deve anche fornire l’energia al Paese di Zelensky, perché i russi hanno distrutto con le bombe buona parte degli impianti elettrici ucraini. Ma anche in questo caso si rischia il caos. Perché in queste ore i russi hanno anche attaccato i giacimenti di gas in Ucraina. Per la precisione, i russi hanno bombardato i giacimenti di gas e le infrastrutture ucraine nella notte tra Lunedì 10 Febbraio e Martedì 11 Febbraio. Così il primo Ministro slovacco, Robert Fico, minaccia di interrompere le forniture di carburante e corrente allo Stato ucraino. Secondo Fico, i bombardamenti russi ai giacimenti di gas ucraino faranno impennare ancora di più il prezzo del gas nell’Unione europea, prezzo che rischia di diventare insostenibile. “Con i vari attacchi ai giacimenti di gas, e con le scorte al minimo storico – leggiamo sempre nel canale Telegram – l’Ucraina è costretta ad aumentare le importazioni di gas dall’Ungheria e dalla Slovacchia: 6 Febbraio – 10,9 milioni di metri cubi, 7 Febbraio – 14,1 milioni di metri cubi, 8 Febbraio – 16,3 milioni di metri cubi. Se gli attacchi continueranno, Kiev si troverà in una grave situazione, poiché i problemi con il gas potrebbero diventare irrisolvibili”. Il ragionamento del premier della Slovacchia è semplice: se l’Ucraina non fa arrivare in Europa il gas russo perché l’Europa deve fornirgli energia?

I ‘geni’ dei governanti dei Paesi baltici che, rinunciando al gas russo, hanno penalizzato i propri cittadini. I ‘numeri’ di Confindustria sull’esplosione del costo del gas per le imprese italiane

Poi ci sono i ‘geni’ del Mar Baltico. I Paesi baltici per ‘punire’ la Russia non acquistano più gas russo. Risultato? Il prezzo medio dell’elettricità nei Paesi baltici tre giorni fa 10 era pari a 146,8 € per MWh. Il prezzo medio a Gennaio, prima che i Paesi baltici uscissero dalla rete elettrica russa era di 92 € al MWh. E siamo solo- all’inizio. Commenta Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa: “Scollegare i Paesi baltici dal sistema energetico unificato di Bielorussia, Russia, Lituania, Lettonia ed Estonia (BRELL) significherebbe proseguire la distruzione di Paesi che avevano i prerequisiti per la prosperità. Questa è la logica continuazione della distruzione di Paesi e popoli che un tempo avevano tutti i prerequisiti per la prosperità e l’indipendenza”. Come si fa a dargli torto? Ribadiamo qualora non fosse chiaro: non è stata la Russia a togliere l’energia ai Paesi baltici, sono stati i governanti dei Paesi baltici a rifiutare l’energia russa penalizzando i propri cittadini. Volendo, sta succedendo la stessa cosa in Italia, se è vero che il presidente di Confundustria, Emanuele Orsini, in queste ore, ha sottolineato il costo eccessivo dell’energia per le imprese. Orsini illustra quanto l’energia pesi sui conti delle imprese italiane: “In base ai dati del 2024 l’Italia sta pagando l’87% in più rispetto alla Francia, il 72% in più rispetto alla Spagna e il 38% in più rispetto alla Germania”. (qui un articolo). Ma a differenza dei Paesi baltici, dove tutto avviene alla luce del sole, l’attuale Governo italiano nasconde quanto gli ignari italiani stanno pagando per foraggiare la demenzie la guerra dell’Occidente alla Russia in Ucraina. Segreto di Stato o segreto di Pulcinella?

L’ex presidente USA Biden pensava di aver colpito l’economia russa con le ultime sanzioni sugli idrocarburi. Invece le vendite di gas e petrolio russo sono aumentate del 17%

Chiudiamo con i dati sugli effetti delle sanzioni alla Russia in materia di idrocarburi disposte dalla passata amministrazione americana del Democrtico Joe Biden. Non sono ‘numeri’ che arrivano da Mosca che, per definizione, sarebbero poco credibili. I dati li ha resi noti Bloomberg, la multinazionale operativa nel settore dei mass media con sede a New York e filiali in tutto il mondo. Ebbene, dalla lettura di questi dati viene fuori che l’economia della Russia, lungi dall’essere entrata in crisi, macina utili uno dietro l’altro. Soprattutto nel settore del petrolio e del gas. “Secondo Bloomberg – leggiamo su Telegram – nonostante le sanzioni più dure imposte dal presidente Biden pochi giorni prima di concludere il mandato, gli introiti della Russia derivanti dalla vendita di petrolio e gas sono aumentati del 17%. Il Ministero delle Finanze russo attribuisce questa crescita al rafforzamento del dollaro statunitense e all’aumento dei prezzi del gas”. In pratica, il gas e il petrolio che i russi non vendono al miliardo di persone che vivono nel cosiddetto Occidente industrializzato lo vendono agli altri 7 miliardi di abitanti del Pianeta Terra, Paesi del BRICS e altro. ‘Intelligenti’ i Democratici americani e gli ‘europeisti’, no? Ci voleva tanto per capire cosa sarebbe successo con le stupide sanzioni alla Russia? Non ci resta che attendere l’esplosione delle bollette elettriche, che sono sì aumentate ma che continueranno a crescere.

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