Mentre l’Unione europea multa chi non si sottomette al Green Deal e alle auto elettriche, Stellantis va a investire nell’America di Trump. E in Italia? Disperazione e Cassa integrazione

L’Unione europea e i malaminchiata

E so ma’ tutta priata fici un figghiu malaminchiata“, così recita un motivo in lingua siciliana a Sciacca. La traduzione è: la madre è contenta di aver messo al mondo un figlio stupido. E’ chiaramente ironia nei riguardi della madre che si ‘pria’, ovvero è felice di aver dato alla luce un figlio cretino. Insomma, cretina la madre e cretino il figlio. Questa cantilena descrive molto bene quanto sta avvenendo nell’Unione europea in materia di automobili. Sta passando quasi sotto silenzio una notizia che invece dovrebbe essere una ‘bomba’ per l’Europa: Stellantis, la multinazionale che opera nel settore delle auto con sede nei Paesi Bassi, sta andando a investire i propri capitali nell’America di Donald Trump. Per la cronaca, Stellantis controlla 14 marchi automobilistici: tra questi anche i marchi italiani Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Maserati. Tutti sappiamo che le industrie automobilistiche italiane sono in crisi con un diluvio di Cassa integrazione pagata, attraverso l’INPS, dagli ignari cittadini italiani. Stellantis, a parole, ha detto che non abbandonerà l’Italia ma, di fatto, sta andando a investire negli Stati Uniti d’America.

Trump è andato dritto al cuore del problema, dimostrando che il Green Deal è un imbroglio

Quella di Stellantis è una scelta politica per ingraziarsi il nuovo presidente americano? In parte sì, ma in buona parte è una scelta economica. Trump, appena ha messo piede alla Casa Bianca, ha detto che il Green Deal è un imbroglio e che i cittadini americani sono liberi di acquistare le automobili che più gli aggradano: a benzina, a diesel, a gas e anche elettriche. Libertà massima. Considerato che le auto elettriche creano un sacco di problemi, soprattutto per la ricarica e per le batterie che possono esplodere, i cittadini americani stanno vivendo la svolta di Trump come una liberazione. In poche parole – questo il ‘succo’ del ragionamento di Trump – chi avrebbe voluto imporre le auto elettriche non lo faceva per ‘salvare il Pianeta Terra’, ma perché aveva interessi a vendere le auto elettriche che costano di più rispetto alle auto tradizionali. In aggiunta, il nuovo presidente USA ha detto ai cittadini del suo Paese di non preoccuparsi per il carburante, perché l’America è autosufficiente in materia di petrolio e gas e, anzi, promuoverà nuove ricerche di idrocarbuti in mare e in terra.

Ma attenzione: nell’Unione europea non ci sono solo malaminchiata ma anche furbi (o presunti tali) come i tedeschi

Mentre in America Trump smaschera gli imbroglioni del Green Deal, nell’Unione europea la Commissione dell’ineffabile Ursula von der Leyen deve ancora decidere se ridurre le multe alle industrie automobilistiche che operano in Europa, con riferimento alle industrie di automobili che non si sono ancora adeguate alle cervellotiche e balorde prescrizioni del Green Deel… Ovviamente, chi produce auto in Europa sta sbaraccando tutto per andare a costruire auto in America, dove potrà continuare a costruire auto a benzina e a diesel che costano meno e si vendono, mentre le auto elettriche non le vuole quasi nessuno, perché sono scomode e anche pericolose. Questo ‘amore’ dell’Unione europea dell’euro verso le auto elettriche è solo un problema legato ai malaminchiata? In parte sì, perché le emissioni di CO2 delle auto a benzina e a gasolio che circolano nell’Unione europea sono, sì e no, l’1% delle emissioni globali di CO2: quindi l’auto elettrica nell’Unione europea per limitare le emissioni globali di CO2 è una grandissima minchiata. Ma nell’Unione europea, oltre ai malaminchiata, ci sono anche i furbi. Chi sono? I tedeschi, che si sono messi d’accordo con la Cina per produrre, insieme, auto elettriche da imporre ai cittadini europei con i vari euro 2, euro 3, euro 4. euro 5, euro 6, fino ad arrivare al demenziale stop alle auto a benzina e diesel previsto nel 2035. Non a caso da dieci anni a questa parte i tedeschi hanno dirottato una parte delle loro industrie automobilistiche in Cina. Ma adesso i tedeschi, che si credevano furbi, scopriranno a proprie spese il significato della parola malaminchiata…

Aspettando la fine del ‘lager’ franco-tedesco chiamato Unione europea

Gli americani hanno capito il gioco e hanno mandato all’aria l’accordo tra Cina e Germania sulle auto elettriche. Hanno imposto all’Unione europea di mettere dazi doganali sulle auto elettriche cinesi (e quindi anche sulle auto elettriche prodotte in Cina dai tedeschi) e, adesso, hanno creato le condizioni affinché i titolari delle industrie automobilistiche europee abbandonino l’Europa per trasferirsi negli USA, creando lì nuova occupazione: che è quello che sta facendo Stellantis. Non solo. E’ molto probabile che l’amministrazione Trump colpisca le auto prodotte in Europa con dazi doganali per tutelare e rafforzare l’industria automobilistica americana. In un articolo di qualche settimana fa abbiamo raccontato che “Non è vero che in Italia non si acquistano più automobili. Gli italiani al contrario hanno speso di più per acquistare auto prodotte all’estero che costano il 43% in più rispetto al periodo pre-Covid”. Tra qualche anno gli italiani e anche gli altri cittadini europei acquisteranno auto prodotte in America senza la rottura di cabbasisi dell’imposizione delle auto elettriche. E sapete perché? Perché tra qualche anno il ‘lager’ franco-tedesco dell’Unione europea non ci sarà più, i Paesi europei torneranno ad essere liberi e sparirà anche la buttanata del Green Deal appicato alle automobili.

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano

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