Maria “Colei che indica il cammino”. A lei va la nostra preghiera per la pace, in questo tempo di angosciose guerre che insenguinano il mondo

di Frate Domenico Spatola

Maria, “Madre della Chiesa”

Questo titolo, fu il dono che Paolo VI, a conclusione del Concilio Vaticano II, fece ai credenti l’8 dicembre 1965. Fino a quel momento, la Vergine, a partire dal Concilio di Efeso, era celebrata come “Madre di Dio”. L’11 Ottobre 431, i Vescovi ne avevano dichiarato il domma, auspice Cirillo d’Alessandria. Nel corrispettivo giorno di secoli dopo, 11 Ottobre 1962, Giovanni XXIII, apriva il Concilio sotto la protezione della “Madre di Dio”. Quando, tre anni dopo, Paolo VI lo volle concludere, lo affidò ancora alla Vergine come “Madre della Chiesa”. Fu una novità che poneva fine al tormentato dibattito circa la collocazione di Maria nella “economia della salvezza”: se le spettava un posto isolato, assoluto, avulso, carico di privilegi che però la rendevano irraggiungibile, oppure all’interno della Chiesa, “da discepola nella fede” e in piena condivisione della Storia, che il Figlio, suo tramite, aveva pienamente condiviso? Prevalse correttamente quest’ultima tesi, e di Lei si parla nell’VIII capitolo della Costituzione ecclesiologica: “Lumen Gentium”. Maria precede la condizione della Chiesa e ne anticipa la Gloria futura. Le Chiese di Sicilia, votate, per cultura, alla “Odigitria” (“Colei che indica il cammino”), la acclamano oggi col titolo di “Madre della Chiesa”, lo stesso che le fu dato da Gesù dalla Croce. Da “Madre della Chiesa” è conseguentemente di tutta l’Umanità, per lo Spirito Santo che la inabita, quale suo tabernacolo. A lei la nostra preghiera per la pace, in questo tempo di angosciose guerre.

Foto tratta da ANS – Agenzia iNfo salesiana

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