L’onestà in politica: il ‘caso’ del Parlamento del Galles dove è all’esame un disegno di legge che punta a sospendere i deputati che raccontano bugie

Che succederebbe in Italia tra Camera e Senato?

di Nota Diplomatica

 È tradizione in molti Paesi democratici dubitare a priori dell’onestà della classe politica. Ogni tanto però spunta un politico che riesce a far radicare l’idea della sua personale onestà. Finora, solo due dei 45 Presidenti degli USA – su 47 ‘presidenze’, 2 sono stati rieletti a termini non consecutivi – sono riusciti nell’impresa: il primo fu il ‘Padre Fondatore’, George Washington, che deve la sua reputazione per l’onestà a un mito popolare secondo cui il giovane Washington, per il suo sesto compleanno, avrebbe avuto in regalo un’accetta con la quale procedette ad abbattere un albero di ciliegio da poco piantato dal padre. All’invito del genitore ad ammettere il misfatto, il futuro presidente avrebbe famosamente replicato: “Padre, non posso dire una bugia. L’ho tagliato con la mia piccola accetta”… Il secondo è Abraham Lincoln, ma la sua storia è un po’ diversa: “Honest Abe” fu popolarmente canonizzato come “santo e martire” repubblicano solo dopo il suo assassinio, avvenuto nel 1865, a seguito della favorevole conclusione della Guerra civile americana.

La crescente sfiducia che si registra in Occidente

I miti dell’onestà non si addicono molto al giorno d’oggi, in un mondo in cui abbondano balle e smentite, miste in un flusso di ciò che è diventato un eccesso di notizie tale da rendere il pubblico sempre più cinico, con il risultato di una crescente sfiducia nelle istituzioni democratiche in tutto l’Occidente. Il problema è particolarmente sentito nei Paesi anglosassoni, spesso relativamente ‘giovani’ dal punto di vista costituzionale e forse anche meno inclini alle rivoluzioni, che invece altrove arrivano di tanto in tanto a permettere almeno l’illusione di una ‘riforma’ della politica. Per ora non sta andando molto bene il tentativo di recuperare la fiducia del pubblico nei propri politici. È, o almeno era, particolarmente interessante la recente esperienza in questo senso del Galles – uno dei quattro ‘Paesi’ che, con l’Inghilterra, la Scozia e l’Irlanda del Nord, compongono il Regno per l’appunto ‘Unito’.

Forse una nuova offesa criminale non restarerebbe la “fiducia nel sistema”

Il Galles ha un proprio Parlamento – il Senedd in lingua gallese (foto sopra tratta da Wikipedia) – che da quasi un anno ha all’esame un disegno di legge del parlamentare Adam Price, del partito Plaid Cymru, che mira a considerare un reato per un parlamentare rilasciare deliberatamente false dichiarazioni, in aula o in pubblico. Secondo la proposta di Price, i deputati bugiardi potrebbero essere temporaneamente sospesi dal Senedd e/o interdetti dalla possibilità di ricandidarsi. Il disegno di legge ha posto un interessante dilemma per i parlamentari. Da una parte l’entusiasmo per una siffatta legge tra i colleghi di Price è comprensibilmente limitato. Dall’altra, un deputato non può certo alzarsi in Parlamento per difendere il suo diritto di mentire. Tant’è che, per stare con gli ‘onesti’, il Governo gallese si è pubblicamente impegnato a legiferare sull’obbligo di dire solo la verità prima della prossima tornata elettiva del Senedd del 2026, dopo un’approfondita analisi da parte del Comitato ‘Standards’ ovviamente…  Bene, il Comitato ha da poco depositato la sua relazione, precisando che, purtroppo, le paventate espulsioni sarebbero in contrasto con il codice di condotta del Senedd… Il Comitato ha inoltre aggiunto di “non essere convinto” che la creazione di una nuova offesa criminale possa avere l’effetto di restaurare “fiducia nel sistema”, precisando che “È nostra opinione che i rischi e le conseguenze inattesi pesano al momento più dei benefici…”.

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