L’eruzione che in queste ore colpisce Stromboli ci ha portati con la mente alla frana e all’onda anomala del 2002 e a una testimonianza spaventosa che abbiamo raccolto l’anno dopo

L’eruzione dello Stromboli e dell’Etna

Non sappiamo come finirà con l’eruzione del vulcano nell’isola di Stromboli. Ieri, Giovedì 4 Luglio 2024, la situazione sembrava molto complicata, tanto che veniva messa nel conto la possibile evacuazione dei circa 550 abitanti. Oggi, stando a quanto leggiamo su MeteoWeb, giornale online che si occupa di clima, di terremoti, di vulcani e, in generale, di scienza, la situazione sembra un po’ più tranquilla. Ovviamente, non è possibile sapere con certezza matematica quello che potrebbe succedere. Qualcuno ha legato l’eruzione del vulcano Stromboli con l’eruzione dell’Etna che sta avvenendo in contemporanea. E magari con i terremoti che nei giorni scorsi hanno colpito l’area dei Campi Flegrei e, magari, con il Vesuvio. A tal proposito va ricordato che le attuali cognizioni scientifiche escludono i collegamenti tra Stromboli, Etna, Campi Flegrei e il Marsili, il vulcano sottomarino che si trova nel Mar Tirreno, considerato uno dei più estesi d’Europa. (Sopra foto del vulcano Stramboli tratta da Il Fatto Quotidiano).

Dicembre 2002, Stromboli: eruzione, frana e onda anomala: la tesimonianza di un papà che ha vissuto questa esperienza con il figlioletto di due anni

In ogni caso sono ore di ansia. E’ chiaro che l’eruzione dello Stromboli non aiuta le attività turistiche di quest’isola. Così come l’eruzione dell’Etna crea problemi al turismo a Catania e dintorni: basti pensare ai disagi nell’aeroporto di Fontanarossa a causa della cenere lavica. Quanto sta avvenendo oggi a Stromboli ci riporta con la memoria al 2003, quando ci siamo recati in quest’isola delle Eolie per realizzare un video. In quell’occasione abbiamo raccolto la testimonianza di un papà che con il suo bambino ha vissuto una terribile esperienza l’anno prima. A fine Dicembre del 2002 a Stromboli, a distanza di due giorni, si materializzarono prima un’eruzione e poi una frana spaventosa. Il 28 dicembre andò in scena l’eruzione. A Stromboli ogni tanto succede. I problemi sono arrivati due giorni dopo, il 30 Dicembre 2002, quando una frana enorme ha riversato in mare 16 milioni di metri cubi circa di materiale lavico: da qui un’onda anomala che ha colpito le isole Eolie, la Sicilia e la Calabria. Provo a riassumere il racconto di questo abitante di Stromboli che è rimasto impresso nella mia mente.

Vedere dalla finestra della propria abitazione l’onda anomala che si sta dirigendo verso il centro abitato

L’abitazione di questo signore si trova nel centro abitato di Stromboli, a circa 300 metri dal mare o giù di lì. La caratteristica di questa casa, come ora cercherò di illustrare, ha salvato lui e il suo figlioletto. La parte di questa abitazione che dà sul mare è al primo piano. La casa si trova proprio nella parte finale di una piccola montagna. L’abitazione è costituita dal pianterreno e da un primo piano. Il balcone dell’abitazione del primo piano che dà sul mare si trova a circa due metri di altezza. Dietro, dove c’è la cucina, la situazione è diversa. Le fondamenta della casa si ‘arrampicano’ sulla parte finale della piccola montagna; ne consegue che dalla finestra della cucina si può uscire facilmente, perché si accede alla montagna con un salto di poco meno di un metro. Come già accennato, la particolarità di questa casa ha salvato questo signore e il figlioletto che allora aveva due anni di età. Quando sono avvenuti i fatti la mamma non era in casa. Il signore era seduto, per sua fortuna, accanto al balcone che dà sul mare e stava facendo mangiare il piccolo. Ricordo che mi disse di aver sentito un rumore strano, percepito appena, perché il balcone era chiuso. Istintivamente ha guardato verso il mare e ha visto in lontananza l’onda anomala che si dirigeva verso il centro abitato. Ha afferrato il bambino e si è catapultato in cucina; ha aperto la finestra e, con il bambino tra le braccia, è riuscito ad uscire.

La fuga sulla montagna con il figlioletto tra le braccia

Ricordo che la descrizione degli eventi a questo punto diventava drammatica. Il signore mi raccontò di una decisione presa in meno di un secondo. Non poteva gettarsi con il figlioletto da poco meno di un metro di altezza, perché sarebbe stato rischioso. Così ha deciso di perdere una decina di secondi per raggiungere terra senza rischi per il piccolo. E’ stata la scelta giusta. Ma la scena che mi ha raccontato è da film dell’orrore. Appena toccato terra ha cominciato a salire a grandi passi verso la sommità di questa piccola montagna. Con la coda dell’occhio ha visto che l’acqua aveva raggiunto la sua abitazione sommergendola. Lui correva verso la sommità della montagna con il bambino in braccio e, voltandosi mentre correva, vedeva l’acqua del mare che saliva verso la stessa montagna. Non ha saputo dirmi con precisione quanto è durata la fuga. Ma per lui, mi raccontava, il tempo sembrava eterno. A un certo punto si è voltato per guardare verso la sua casa e ha visto che l’onda si era fermata e stava cominciando a ritirarsi: piano piano è spuntata la finestra della sua abitazione. Non è tornato subito giù. Era spaventato. Pensava a sua moglie, ai suoi fratelli, ai suoi amici, agli abitanti dell’isola. Piano piano è tornato verso casa. L’abitazione era irriconoscibile: un paesaggio dopo la battaglia.

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