L’errore dei discepoli che avevano applicato a Gesù gli attributi del “Figlio di Davide” per la conquista di Israele

di Frate Domenico Spatola

Commento a un passo del Vangelo di Marco 6, 30-34

I discepoli tornati dalla predicazione, andarono a rapporto da Gesù. Raccontarono anche ciò che avevano insegnato. Ma dell’insegnamento da parte di Gesù nessun incarico, perché non erano pronti a interpretare le Scritture. Quel compito egli lo riservava a sé. L’errore dei discepoli, da meritare un tempo e un luogo di ritiro, fu di avere applicato a Gesù gli attributi del “Figlio di Davide”, per la conquista di Israele. La gente istiagata a tale ideologia era euforica e cercava i discepoli, anche nei luoghi impervi e lontani dove li aveva condotti Gesù, per formarli al suo Messaggio. Neanche infatti la distanza dell’altra riva, dove erano approdati in barca, fu un deterrente per la gente che accorreva via-terra, seguendo il perimetro del lago di Tiberiade. Al vedere quella folla, Gesù la definì “gregge senza pastore” e, provata compassione, si mise egli stesso a evangelizzarla.

Foto tratta da Io resto con Gesù

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