Le nozze di Cana ovvero l’Alleanza tra Dio e il suo popolo: Gesù manifesta la sua gloria, la stessa che Dio manifestò sul Sinai, e i discepoli credettero in lui

di Frate Domenico Spatola

“Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”

Il terzo giorno era  dell’Alleanza, quando Iahvè si manifestò a Mosè sul Sinai. Così Gesù, al terzo giorno della sua settimana a proposta di nuova Creazione, stipulò la sua Alleanza. Le nozze di Cana erano tra Dio e il suo popolo, improprie perché non d’amore, ma viziate dalla Legge. Lo notò la Madre e l’attenzionò a Gesù: “Non hanno vino” né perciò sarà loro possibile bere alla stessa coppa. La madre era Israele fedele. Quello del popolo. Gesù la chiamò col titolo di  moglie: “Donna”, e aggiunse: “Non è giunta la mia ora”. Sarebbe scattata quando, dalla Croce, avrebbe effuso il suo Spirito, con il sangue a “dono nuziale” alla “Chiesa sposa”. La madre collaborò. Ai servi (“diakonoi”) disse di fare quanto Gesù avrebbe comandato. Le sei anfore, di pietra, come le due tavole della Legge, non servivano neanche a purificare. Erano infatti vuote. Le fece riempire fino all’orlo, e quindi disse di attingere l’acqua che, solo fuori dall’anfora, sarebbe diventata vino. “In assoluto il migliore!”, affermò il maestro di tavola che rimproverò aspramente lo sposo per averlo nascosto fino a quel momento. Ormai tutti ubriachi, non avrebbero apprezzato. Così Gesù manifestò la sua Gloria, la stessa che Dio manifestò sul Sinai, e i discepoli credettero in lui.

Nella foto tratta da Wikipedia le Nozze di Cana di Giotto


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