Le dimissioni di Luca Sammartino e il contesto politico-elettorale alla vigilia delle europee. La DC di Cuffaro troppo forte per gli alleati di centrodestra tanto che la vorrebbero tenere fuori dalle elezioni?

Il clima politico siciliano si arroventa

Come succede spesso nei Paesi occidentali poco prima del voto, nella campagna elettorale siciliana per le elezioni europee irrompe un’inchiesta giudiziaria. Da quello che si capisce, sono fatti di qualche anno fa che coinvolgono, tra gli altri, l’assessore e vice presidente della Regione siciliana, Luca Sammartino. Che si è dimesso dal Governo ma non da parlamentare regionale. Con una precisazione: “Tengo a sottolineare che non sono coinvolto in ipotesi di reato di mafia, né di voto di scambio; sono sereno e certo che emergerà la mia totale estraneità ai fatti, che risalgono a cinque anni fa, che con stupore leggo mi vengono contestati”. Negli Stati Uniti d’America, non avendo trovato nulla contro il Repubblicano Donald Trump, già presidente USA dal 2016 al 2020, oggi ricandidato alla Casa Bianca, i suoi accusatori si sono dovuti accontentare di una donna che avrebbe avuto un mezzo ‘sgamo’ con l’ex presidente americano. Quest’ultimo l’avrebbe pagata per tacere. Un processo tragicomico e inutile, quello intentato a Trump, perché nell’ordinamento americano un cittadino può essere eletto presidente degli Stati Uniti anche se in galera: a meno che non si sia macchiato di reati gravissimi: e iri appressu ‘i fimmini, per dirla alla siciliana, non comporterà per Trump, anche in caso di condanna, l’inelegibilità alla Casa Bianca. Un po’ di ‘casino politico’ c’è anche in casa PD in Puglia, tra Regione e Comune di Bari, e altre storie non edificanti a Torino, ancora in casa PD.

Le dimissioni di Luca Sammartino dal Governo regionale siciliano

Come già accennato, Sammartino ha lasciato la doppia poltrona di assessore regionale all’Agricoltura e vice presidente della Regione. Per il presidente Renato Schifani è arrivato un altro problema: sostituirlo. Sammartino fa capo alla Lega e, a meno di rivolgimenti (in Sicilia tutto è possibile), dovrebbe essere sostituito da un esponente del partito di Matteo Salvini. Casualmente, prima che si diffondesse la notizia dell’inchiesta sul Comune di Tremestieri Etneo che coinvolge l’ormai ex assessore regionale Sammartino, stamattina abbiamo pubblicato un articolo nel quale ipotizziamo un doppio ‘siluramento’: il mezzo addio al progetto per Ponte sullo Stretto di Messina per il quale il Ministero dell’Ambiente (e cioè lo stesso Governo nazionale di Giorgia Meloni) ha chiesto ben 239 integrazioni e il possibile tentativo – interno non soltanto alla Lega ma a tutto il centrodestra) di ‘sbarellare’ Salvini dalla guida della Lega (qui il nostro articolo). Non manca chi nel centrodestra minimizza ma la politica ha le sue leggi: pensare che gli uffici del Ministero dell’Ambiente abbiano agito senza un raccordo con il Governo è impossibile.

I dubbi dei vertici della Lega e le polemiche dei giorni scorsi su parole che Totò Cuffaro non ha mai pronunciato

Sul quotidiano La Sicilia leggiamo una dichiarazione del senatore della Lega e coordinatore di questo partito in Sicilia, Claudio Durigon: “Premesso che siamo garantisti, esattamente come lo siamo stati per Bari o Torino, è sconcertante che, per quanto le indagini siano state condotte tra il 2018 e il 2021, i provvedimenti siano scattati solo oggi a poco più di un mese dalle Europee. Siamo certi che Sammartino saprà dimostrare la propria innocenza”. Gli fa eco il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa: “Tra il 2015 e il 2018 Sammartino non era con la Lega. Le indagini sono state chiuse nel 2021 ma solo oggi arrivano i provvedimenti, guarda caso a un mese dalle Europee, mi chiedo: perché? Siamo garantisti, abbiamo sempre il beneficio del dubbio. Mi chiedo perché dopo tre anni i provvedimenti arrivino ora”. Questa vicenda è esplosa mentre è in discussione un possibile accordo politico ed elettorale tra la Lega e la Nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro per le elezioni europee del prossimo Giugno. Guarda caso, nei giorni scorsi Cuffaro è stato coinvolto in una vicenda un po’ strana, con un giornale che gli ha attribuito, nel titolo, parole che lo stesso Cuffaro non ha mai pronunciato. Una buona occasione, per i suoi avversari, per ‘tragediarlo’, termine tipicamente siciliano legato a un vecchio detto, sempre siciliano: “‘U carvuni s’un tinci mascaria”: della serie, una parola oggi, una parola domani anche se non raccontano la verità, beh, qualche segnale negativo lo lasciano.

Siamo davanti al paradosso di una formazione politica che rischia di non partecipare alle elezioni europee di Giugno perché considerata troppo forte dagli alleati?

Cosa pensare – non dell’inchiesta che coinvolge Sammartino, della quale nulla conosciamo, se non ciò che abbiamo letto sui giornali – ma del contesto politico-elettorale che si va delineando in Sicilia? Che in una competizione elettorale libera dai ‘lacci e lacciuoli’ tipici dei fatti locali come le elezioni europee, un politico moderato e di grande carisma come Cuffaro un po’ di timore tra i partiti che in Sicilia si presentano come forze politiche di ‘centro’ lo incute. Qualcuno ha scritto che la Nuova DC di Cuffaro potrebbe mobilitare circa 250 mila voti solo in Sicilia; a nostro modesto avviso potrebbero essere anche di più. Per una serie di motivi. In primo luogo perché, in Sicilia, sino alla fine della cosiddetta Prima Repubblica, la Democrazia Cristiana è sempre stato il primo partito in Sicilia. In secondo luogo va detto che per rilanciare la DC bisogna essere credibili: e Cuffaro, piaccia o no ai suoi detrattori, agli occhi di tanti ex democristiani è considerato credibile. Certo, ci sono ex democristiani siciliani che non lo amano: ma ce ne sono tanti che lo seguono. Da vecchi cronisti politici ci permettiamo di ricordare che alle elezioni europee del 1999 Cuffaro, da solo, in una lista dal simbolo sconosciuto, prese quasi 100 mila voti. Oggi ha alle spalle un nuovo partito che si va radicando in tutta la Sicilia in un’atmosfera politica di grande delusione verso l’Unione europea, verso il Governo nazionale di Giorgia Meloni (che come i Governi precedenti sta usando la Sicilia e i siciliani come un ‘bancomat’) e verso la politica in generale. Questo spiega perché, fino ad ora, nessuno dei partiti di centrodestra ha ‘chiuso’ un accordo politico elettorale con la DC di Cuffaro. La Nuova DC viene considerata troppo forte sotto il profilo elettorale. Qualcuno ha fatto il nome, come possibile candidato della Nuova DC alle elezioni europee, di Andrea Piazza, fratello di Emanuele Piazza, il poliziotto assassinato dalla mafia nel 1990. Andrea Piazza, avvocato, è noto perché, da anni, porta avanti un’Antimafia ‘francescana’ (senza contributi pubblici), garantista e non certo giustizialista. Ma, come già accennato, fino ad ora la DC non ha trovato un partito con cui allearsi e oggi c’è il rischio che non si presenti alle elezioni europee, perché non ci sarebbe più il tempo per raccogliere le firme.

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