L’Autonomia differenziata voluta dal Ministro leghista Calderoli aiuterebbe le regioni più ricche e condannerebbe all povertà il Sud e la Sicilia

da Anpi Catania, Anpi Palermo, Associazione Culturale La Civetta Minerva, Associazione ESSE, Cgil Sicilia, Cgil Sicilia, Generazioni Future Piemonte, Generazioni Future Sicilia, Europa Nazione, Partito Comunista italiano siciliano, Partito socialista italiano di Siracusa, Risorgimento Socialista, UIL Sicilia riceviamo e pubblichiamo

Le ragioni della Rete No nata per contrastare l’Autonomia differenziata

La Rete No nasce con l’intento di far conoscere e costruire, con tutti gli strumenti di comunicazione possibili e con la promozione in Sicilia di convegni e manifestazioni, un forte e compatto fronte del NO della popolazione siciliana al disegno di legge governativo per l’attuazione dell’Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario proposto dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli. Il ddl Calderoli – pronto per essere discusso in Senato come collegato alla manovra finanziaria – definisce i princìpi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nonché le relative modalità procedurali di approvazione con leggi speciali delle intese fra lo Stato e ognuna delle regioni richiedenti maggiore autonomia. Il percorso tracciato dal ddl Calderoli segna un modello che emargina ed esautora non solo il Parlamento ma anche i Consigli regionali, perché affida tutto ad una trattativa privatistica tra il Ministro per gli Affari rgionali e le Autonomie e i presidenti delle Regioni.

Chi è ricco diventerebbe più ricco e chi povero diventerebbe sempre più povero

Il progetto politico delle Autonomie differenziate punta ad ottenere lo scopo di affidare alle Regioni ordinarie in via esclusiva moltissime materie che la Costituzione (art. 117) attribuisce alla legislazione esclusiva dello Stato ed alla competenza concorrente tra lo Stato e le Regioni ordinarie. Alcune tra tali competenze sono di interesse strategico per tutti i cittadini italiani, come: l’istruzione, il diritto e la tutela della salute, la ricerca scientifica e tecnologica e il sostegno all’innovazione per i settori produttivi; il governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia. In tal modo la maggior parte delle risorse fiscali riscosse nelle Regioni ad autonomia differenziata rimarrebbero nella disponibilità dei rispettivi territori, aumentando il differenziale tra le Regioni ricche e quelle povere, specie del Sud e Sicilia.

Una volta approvata l’Autonomia differenziata sarà difficilissimo tornare indietro

L’Autonomia differenziata, incidendo su materie cruciali come la sanità, consentirebbe alle Regioni più ricche l’impiego di maggiori risorse per retribuire meglio gli operatori sanitari e attrarre tutte le migliori professionalità. Così nella scuola un sistema d’istruzione regionale parallelo a quello statale e la responsabilità del rapporto di lavoro con gli insegnanti (differenti contratti regionali – gabbie salariali) porterebbero a cambiare radicalmente i programmi di studio tra una Regione e l’altra oltre a intollerabili differenze sul reclutamento dei docenti precari, la mobilità del personale di ruolo, il valore legale del titolo di studio che non potrà essere paragonato a quello ottenuto in contesti diversi. Inoltre, una volta approvate, le intese tra lo Stato e le Regioni non potranno essere sottoposte a referendum abrogativo, né potrà essere modificata senza il consenso della Regione interessata, in mancanza del quale l’intesa raggiunta è destinata a durare per 10 anni, con la possibilità di essere prorogata per altri 10 anni, col consenso delle parti contraenti. Ciò sottrarrà di fatto sia al controllo del Parlamento che al giudizio popolare tale decisione da cui sarà difficilissimo tornare indietro. Tutto ciò danneggerebbe in modo pesante e irreversibile i diritti fondamentali dei cittadini siciliani e delle loro attività produttive. Il popolo siciliano non può far passare questa iniziativa delle Regioni ricche affossatrici dei diritti degli italiani del Sud e dei siciliani in particolare già vessati dalla situazione attuale.

Foto tratta da Il Quotidiano del Sud

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