La trappola che i maestri d’Israele tendono a Gesù che inutilmente prova a farli ragionare. Ma chi non ragiona come può ragionare?

di Frate Domenico Spatola

23 Aprile 2024, Martedì della Quarta settimana di Pasqua: Giovanni 10, 22-30
Foto tratta da parrocchia san Fracesco d’Assisi Marina di Cerveteri

Seconda “festa delle Capanne” era considerata la “Dedicazione”. Si commemorava la riconsacrazione del tempio di Gerusalemme, ad opera di Giuda Maccabeo, dopo la profanazione di Antioco IV “Epifane”. Cadeva d’Inverno. Gesù camminava sotto il Portico di Salomone. Lì erano soliti, i maestri di Israele, dettare lezioni ai propri discepoli seduti ai loro piedi. Arcigni e minacciosi i capi dei Giudei affrontarono Gesù. Pretendevano che si dichiarasse il Messia atteso. Era una trappola, perché da rivoluzionario, lo avrebbero incastrato. Gesù provò a farli ragionare, ricordando che le opere da lui compiute e per le quali lo accusavano erano del Padre, perché tutte a beneficio dell’uomo. Voleva offrire un indizio per riconoscerlo. Ma inutilmente perché essi non facevano parte del suo gregge. Avevano infatti rinunciato ad entrarvi. Lo attestò con la similitudine delle pecore che ascoltano la sua voce. Per questo egli le conosce e le ama, ed esse lo seguono. Esse sanno che egli dà per loro la sua vita e le difende perché nessuno le strappi dalle sue mani. Garante il Padre, sempre con lui. E tra i due la identificazione è fino alla perfetta Unità.

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