La tormentata storia di Padre Pio attaccato da Padre Agostino Gemelli e difeso dal frate cappuccino siciliano Padre Rosario da Aliminusa

di Fra Domenico Spatola

Ieri il calendario liturgico romano ha ricordato San Padre Pio da Pietralcina. Noi lo ricordiamo così

Non lo conobbi da vivo. Morì il 23 Settembre 1968. La notizia fu data da tutti i giornali. Protagonista di buona parte del XX secolo, la sua vita fu quella dell’uomo di Dio. Su di lui si pubblicò tanto, spesso anche in maniera favolistica o arromanzata. Non da tutti fu compreso, anche tra le file ecclesiastiche. Suo avversario storico fu il francescano Padre Agostino Gemelli. Da uomo di scienza, volle inquisire “il fenomeno” come lui lo chiamava delle piaghe nelle mani e nei piedi, senza mai accettarne il valore soprannaturale da “stimmate del Crocifisso”. Dal canto suo padre Pio si rifiutò di fargliele analizzare. “Non sono – gli rispose risentito – un fenomeno da baraccone!”. L’illustre clinico (?) riferì al Papa i suoi sospetti da ottenerne l’isolamento di Padre Pio per tre anni, come se fosse un impostore. Gli fu tolta la facoltà di celebrare Messa “coram populo”. Ma allo scadere della pena, riprese con la sua gente, che veniva da ogni parte del mondo. I devotissimi, anche nei giorni più freddi, assiepavano il sagrato della chiesa dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo, già alle quattro del mattino per non perdere i posti più vicini all’altare, da dove sbirciare le mani sanguinanti, senza guanti, di padre Pio. Interminabili file al confessionale per riconciliarsi, solo con lui. I curiosi malintenzionati venivano sventati e allontanati in malo modo. Ma la maggior parte cercava Dio, e Padre Pio come suo tramite.

Nella vita di Padre Pio c’è anche il ruolo di un siciliano. L’impegno di Giovanni Paolo II che lo volle Santo

Era scorbutico qualche volta, ma sempre affabile con i frati e i figli spirituali, diventati uno stuolo, e legati dall’apostolato della preghiera, pratica che aveva preso piede in tutto il mondo. Passava molte ore della notte a pregare, davanti al Crocifisso, del coro del Convento, dalle cui mani e dal costato nel 1919 erano partite le frecce di luce che avevano trasverberato il Frate. Il suo “calvario” tuttavia si rinnovò per le accuse pretestuose di monsignor Maccari, venuto da Roma, da inquisitore. Padre Pio rischiò un nuovo isolamento, ma San Francesco non lo permise, e il nostro conterraneo frate cappuccino, Padre Rosario da Aliminusa, fu incaricato dai superiori generali di proteggere il confratello Santo. Fu rigoroso e tolse gli abusi che si erano creati attorno al Santo, inconsapevole, e gli avversari lo strombazzarono su tutti i giornali come “il carceriere di Padre Pio”. Ma egli, impavido, tirò dritto per corrispondere al mandato e fu il più grande devoto di Padre Pio. Non si arrese Giovanni Paolo II che lo volle Santo a tutti i costi. E meritatamente, non ci si può non fidare di lui che intercede per i suoi figli e i devoti, con la promessa di stare davanti il Paradiso ad attenderli tutti.

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