La siccità in Sicilia? Frutto di infrastrutture fatiscenti. Le piogge non sono mancate. Nei laghi artificiali l’acqua c’è ma sono gestiti male. Due ‘casi’ emblematici: Biviere di Lentini e diga di Ragoleto

Facciamo il punto della situazione sulla crisi idrica con Mario Pagliaro, un uomo di scienza che conosce molto bene lo stato delle infrastrutture idriche siciliane

C’è un po’ di confusione, oggi, in Sicilia in materia di acqua e siccità. C’è chi dice che la siccità ha colpito tutta la Sicilia: e non è così; che tutti i laghi artificiali della nostra Isola sono a secco: e non è così. Per provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo intervistato Mario Pagliaro (foto sopra), chimico del CNR, grande esperto in materia di clima e grande e attento studioso delle infrastrutture idriche siciliane.

Le piogge in Sicilia non sono mancate

Allora, Pagliaro, sia MeteoWeb, sia lei, nelle scorse settimane, avete documentato la presenza di piogge in Sicilia. Non in tutte le aree della nostra Isola ma solo in alcune. Eppure c’è una sorta di coro unanime: in Sicilia c’è siccità e tutti i laghi artificiali sono a secco. Qual è la verità?

“Le piogge sono puntualmente riprese ieri, 3 Agosto. Con precipitazioni particolarmente abbondanti nell’Ennese. Non erano mancate nemmeno a Luglio, specie nel Messinese. Il mese di Agosto 2024 sarà ricordato in tutta Italia, inclusa la Sicilia, per l’eccezionale piovosità. Le dighe siciliane non sono a secco: se lo fossero, a Palermo o nel suo aeroporto non ci si potrebbe nemmeno lavare. L’acqua fluisce regolarmente verso Palermo e la sua grande provincia costiera dalla diga Rosamarina, così come da quella del Poma e di Piana degli Albanesi. Ottimo anche l’invasamento delle acque della diga sul Lago Arancio che, oltre a dare acqua ad una vasta parte della Valle del Belìce, invia addirittura l’acqua verso Trapani. E’ di ieri, ad esempio, la protesta degli agricoltori di quella vasta area che si snoda attorno al lago Arancio per l’acqua che viene inviata verso il Trapanese (https://www.telemontekronio.it/index.php/attualita/item/26582-acqua-del-lago-arancio-a-trapani-agricoltori-di-sciacca-a-secco#:~:text=che%20utilizzano%20la%20risorsa%20del,a%20causa%20dell’alga%20rossa.).

Il Biviere di Lentini è stato ripristinato negli anni ’70 per sostenere l’agricoltura non per fare svernare gli uccelli!

Del Biviere di Lentini che ci racconta? Un lago di origini antiche, che è stato prosciugato durante il fascismo. Per essere ripristinato negli anni ’70 del secolo passato con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno. Anche durante l’attuale crisi avevano trovato una scusa per non utilizzare l’acqua di questo lago che gli ambientalisti hanno trasformato in un’oasi naturale. Il Governo regionale ha posto fine a questo blocco e ha finalmente deciso di utilizzare l’acqua del Biviere di Lentini…

“E ha fatto benissimo. E’ stato sufficiente installare due pompe per portare un flusso di 1000 litri di acqua dolce pregiata al secondo verso l’assetata Piana di Catania. Nel dettaglio è bastato un piccolo investimento di 600 mila euro per l’acquisto delle pompe e la sistemazione della tubazione ad opera della Regione siciliana (https://www.strettoweb.com/2024/08/emergenza-idrica-sicilia-attivo-impianto-sollevamento-biviere-lentini/1777555/). Se ne mettessero altre, sarebbe possibile portare l’acqua del Biviere di Lentini in tutta la Sicilia orientale, con grande sollievo per l’agricoltura di queste zone. E’ l’ennesima dimostrazione che in Sicilia non c’è carenza di acqua. Che dire, per citare un altro esempio, della diga di Castelvetrano le cui acque vengono sversate in mare? E’ solo una questione di capacità di programmazione e di conduzione della cosa pubblica. Due condizioni di buona capacità di governo del territorio che invece prima esistevano, come dimostra l’intera storia della Cassa per il Mezzogiorno, uno straordinario motore di sviluppo per l’intero Sud Italia. La Cassa per il Mezzogiorno, come avete accennato voi, negli anni ’70 recupererà anche il Biviere di Lentini che non è certo stato ripristinato per farvi svernare gli uccelli migratori!”.

E’ normale utilizzare buona parte dell’acqua della diga di Ragoleto per la Biofabrica di Gela?

Più della metà dell’acqua della diga di Ragoleto, che si trova al confine fra la provincia di Catania e la provincia di Ragusa, viene dirottata a Gela, presso la Bioraffineria dell’ENI. Lei è un chimico: questa Biofabbrica dell’ENI è così importante? Cosa ci guadagna la Sicilia dalla presenza di questa Biofabbrica? E’ così fondamentale per la vita di 5 milioni di siciliani da sacrificare aqddiritturac l’agricoltura? Perché, visto che c’è mancanza di acqua ad Agrigento, l’acqua della diga di Ragoleto non è stata dirottata nella Città dei Templi? Anche nella diga di Ragoleto, non abbiamo capito a che titolo, ci sono gli ambientalisti. Quante sono, oggi, le dighe artificiali siciliane trasformare in oasi naturali? Chi ha deciso questa trasformazione?

“Le dighe portano alla formazione di laghi artificiali. Si crea rapidamente un prezioso ecosistema che va tutelato e valorizzato. La Regione siciliana anni fa ha scelto che la gestione di alcuni di questi siti ‘umidi’, inclusa per citare un esempio la Riserva presso le  Saline di Trapani, fosse affidata alle associazioni ambientaliste riconosciute dalla Regione. La ex raffineria petrolifera di Gela da anni non raffina più petrolio a causa del crollo dei consumi petroliferi italiani, quasi dimezzati in due decenni da oltre 100 a meno di 60 milioni di tonnellate annue. Oggi a Gela si produce olio vegetale idrogenato, un ottimo combustibile derivato dai grassi vegetali o animali che ha anche la proprietà di funzionare da lubrificante. Poiché la normativa ambientale impone una presenza bassissima di zolfo nel diesel, ecco che aggiungere una piccola percentuale di biocarburanti dalle ottime proprietà geologiche come il biodiesel o l’HVO ne migliora proprio le proprietà reologiche che la rimozione spinta dello zolfo invece peggiora. Tutti i grandi produttori di carburante producono e acquistano biocarburanti simili al diesel proprio a questo scopo”. 

A noi risulta che in tanti laghi artificiali della Sicilia venga praticata la pesca, un’attività che non sarebbe solo sportiva. Ci dicono che in alcune dighe artificiali si pescherebbero lucci di grandi dimensioni, considerati tra i pesci di acqua dolce pregiati.

“Pesca, una volta sci nautico e perfino attività veliche che si vorrebbero ad esempio portare sul Lago degli Albanesi. I laghi artificiali della Sicilia sono una preziosa risorsa che va riscoperta e valorizzata anche in senso turistico. Il più bello degli invasi siciliani è il Lago Rosamarina che sarebbe tempo anche di chiamare Lago Rosamarina ‘Rino Nicolosi’, in onore del più grande presidente della storia della Regione siciliana. Un uomo politico che fu capace anche di far completare quest’opera colossale, l’ultima grande infrastruttura realizzata in Sicilia”.

Ci racconta cosa è accaduto all’acquedotto di Scillato che, ancora una volta, presenta problemi?

“Il guasto è tipico delle grandi tubazioni in acciaio o in ferro. Accade spesso anche nella grande condotta che porta acqua dal Lago Arancio ai campi del Belìce. Parliamo di condotte dal diametro enorme, realizzate in acciaio, soggette spesso a rottura a causa della deformazione del terreno o delle frane. Questo stesso acquedotto nel 2017 fu riparato dopo mesi in cui disperdeva l’acqua a causa di una frana utiliizzando un’avanzata tubazione di by-pass fatta da più condotte realizzate in poliammide, un polimero oltremodo resistente alle forze di trazione”.

Ad Agrigento la rete idrica perde anche il cento per cento di acqua

Tornando ad Agrigento, ricordiamo che, nella seconda metà degli anni ’80, l’allora presidente della Regione siciliana da lei citato, Rino Nicolosi, riuscì ad eliminare la siccità che colpiva Agrigento e una decina di paesi di questa provincia realizzando il secondo modulo di dissalazione nel polo petrolchimico di Gela. Perché l’ENI, invece di togliere l’acqua all’agricoltura, non realizza un dissalatore alimentandolo con l’energia solare? Possibile che chi arriva in Sicilia deve solo prendere, sfruttare, creare disagi ai cittadini?

“Il grande presidente Nicolosi, come ho già ricordato, realizzerà anche la diga Rosamarina con cui risolverà in via definitiva ogni problema idrico della città di Palermo e della sua vasta area costiera. Oggi Agrigento ha vicino numerose dighe e invasi. Ad Agrigento occorre solo rifare da zero l’intera rete idrica urbana. Non solo perché ha perdite superiori al 50 per cento, ma perché in molti punti è così ammalorata da perdere l’intera acqua che vi entra. Molto spesso ad Agrigento capita di osservare la formazione di fontane stradali: è l’acqua che perdono le tubazioni man mano che si rompono. Per risolvere il problema in via definitiva va fatto esattamente ciò che è stato fatto per i depuratori in tutta la Sicilia: il Ministero deve nominare un commissario governativo affidandogli pieni poteri e il denaro per rifare la rete. La città è molto piccola, e al rifacimento integrale della rete di Agrigento, magari coinvolgendo centinaia di maestranze e tecnici a coordinarne il lavoro, basterebbe un anno”.

“Non ha alcun senso realizzare in Sicilia i dissalatori”

Quanto tempo occorre, oggi, per realizzare un dissalatore ad osmosi inversa di ultima generazione? Che costi avrebbe? Conviene alla Sicilia realizzare tre o quattro dissalatori? Lo chiediamo perché si parla di riattivare i due o tre dissalatori degli anni ’70 e ’80 presenti ancora in Sicilia che, lo ricordiamo, funzionavano bruciando idrocarburi.

“Non ha alcun senso tecnico od economico. I dissalatori ad osmosi inversa sono una preziosa tecnologia, che stiamo peraltro per innovare proprio al CNR, con cui produrre acqua dolce in zone dalla bassissima piovosità come le isole meridionali della Sicilia (Pantelleria, Linosa e Lampedusa) o in aree desertiche o semidesertiche come sono molti Paesi del Vicino Oriente. La Sicilia è ricchissima di acque, e non ha alcun bisogno di dissalatori. Ha solo bisogno di una nuova rete idrica e di completare le dighe Blufi, sulle Madonie, dove i lavori sono fermi, e la diga Pietrarossa nel Calatino, dove i lavori sono invece ben avviati”.

Lo sapevate che il lago artificiale di Piana degli Albanesi non è di proprietà dei siciliani?

La diga di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, realizzata circa cento anni fa a chi appartiene? La proprietà è dell’ENEL? Dello Stato? Della Regione? L’acqua che arriva da questa diga è gratuita o viene pagata? E a chi?

“La diga e il Lago sono di proprietà di Enel, oggi una società per azioni privata quotata in Borsa. Ma quando fu costituita dal Governo nazionale di Amintore Fanfani nel 1962 e fino a prima della privatizzazione era di proprietà integrale dello Stato. Il Lago si forma nel 1923 con la costruzione della diga che sbarra il fiume Belìce destro ad opera della Sges, la Società generale elettrica siciliana. Quando il Governo Fanfani nazionalizza l’energia elettrica in Italia, la Sges e tutte le sue proprietà passano allo Stato che le conferisce ad Enel. Nel 2022 Enel ha conferito al Comune di Piana degli Albanesi in comodato d’uso gratuito per cinque anni l’area circostante il Lago, conosciuta come Oasi Lago. L’acqua che ad esempio vi preleva la città di Palermo tramite la sua Azienda comunale delle acque viene pagata come corrispettivo per la mancata produzione idroelettrica: la diga di Piana degli Albanesi alimenta infatti un potente e moderno impianto idroelettrico. E’ particolarmente preziosa, l’energia idroelettrica, perché consente di gestire i carichi della rete semplicemente regolando il flusso dell’acqua inviata alle turbine in tempi molto rapidi. In questo modo, un impianto idroelettrico può essere usato per compensare la variabilità intrinseca della generazione elettrica eolica o fotovoltaica, che dipende dalla disponibilità non programmabile di vento e sole. Produzione di energia da sole e vento che oggi, in Sicilia, è una quota molto elevata”.

Le acque sotterranee. Spesso leggiamo che l’acqua in Sicilia “si perde” perchè le reti idriche sono colabrodo. Sbagliamo, o l’acqua che “si perde” alimenta le falde idriche siciliane? E’ possibile utilizzare le acque sotterranee della Sicilia? Qualcuno le ha censite?

“Non c’è alcuna ragione in Sicilia per ricorrere alle acque dei giacimenti idrici sotterranei. La Sicilia dispone di enormi risorse idriche di superficie. L’acqua che si perde nelle reti idriche in parte alimenta le falde. Ma in parte – pensi a quella che si perde nelle reti idriche di Palermo, Catania o Siracusa – finisce semplicemente a mare. Occorre invece rifare la rete idrica siciliana, per diminuire drasticamente le perdite oggi superiori al 50 per cento; adeguare tutti gli invasi esistenti dal punto di vista strutturale e dell’interrimento; e completare le due dighe mancanti, le citate dighe di Blufi e di Pietrarossa. Una volta realizzati questi lavori la Sicilia non avrà mai pù problemi idrici. Si tratta con tutta evidenza di compiti che può svolgere solo lo Stato, che deve tornare a fare programmazione economica e infrastrutturale, dandosi strutture tecniche all’avanguardia come furono la Cassa per il Mezzogiorno e l’IRI”.

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