La riapertra a Parigi di Notre Dàme? Un appuntamento geopolitico con al centro il nuovo presidente USA Donald Trump e le sue strategie concentrate sul Pacifico e su Taiwan

di Frate Domenico Spatola

Nel frattempo la Siria di Assad è caduta e una costola di di Al Qaeda, con alle spalle Erdogan, ha avuto la meglio. Un nuovo Califfato fronteggierà Israele

A Parigi Notre Dàme riapriva dopo l’incendio di cinque anni prima. La kermesse fu dei capi di mezzo Mondo. L’altra metà era in guerra. Da catalizzatore di attenzioni fu Donald Trump. Non si fa nei media che parlare di lui, che fra un mese giurerà fedeltà (a suo modo) sulla Costituzione americana per entrare nel pieno delle sue funzioni. Calamitò gli interessi, al punto che il motivo che doveva vedere radunati i capi di Stato passò sotto silenzio. La ribalta si accese solo per lui, per sentire se le minacce all’Europa e alla NATO fatte durante la campagna elettorale, prima delle elezioni, rimanevano intatte. C’era da decifrare, oltre che dalle parole, dai gesti e dal “non verbale”. I commentatori televisivi sono comprensibilmente schierati: quelli di Destra gli dànno fiducia, gli altri esprimono preoccupazioni. Smantellerà la NATO? È il sogno di Putin lasciare un’Europa senza il componente più danaroso, “zio Paperone”. La guerra finirà e Putin avrà ciò per cui ha combattuto con tanti morti e prevaricazioni. Nel contempo la Siria è caduta con il regime di Assad. Una costola di Al Qaeda, con Erdogan, ha avuto la meglio, e un nuovo Califfato fronteggerà Israele. Trump si è dichiarato apertamente disinteressato. Altre sono oggi le sue mire e tutte nell’area del Pacifico e a Taiwan. E l’Europa? Quella unita non gli sta bene. Tratterà con i singoli Stati. “Divide et impera”. E la Meloni si è già fatta avanti, ritratta felice con il Taycoon mostrando il pollice in alto, a segnalare vittoria. Sottosotto a lei dell’Europa unita non importava molto. Non si era dichiarata dalla parte di Orban e dei sovranisti? E Salvini con Vannacci non sono ideologicamente il suo punto di forza? Stiamo a guardare, come dagli spalti di uno stadio, cercando di capire per chi sia meglio tifare.

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano

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