La Regione non paga i gestori dei trasporti via mare con le isole siciliane e non ha i soldi per salvare l’Ast. Le manovre approvate dall’Ars sono ‘fiction’. Quanto deve durare ‘sta recita?

di Ciro Lomonte

Ennesina denuncia di Ciro Lomonte, esponente di Siciliani Liberi, sui soldi che non ci sono

I marittimi siciliani che annunciano lo stato di agitazione perché l’azienda navale appaltatrice del servizio di collegamento navale con le isole siciliane si accinge a rompere tutti gli accordi, dopo aver minacciato di dimezzare le retribuzioni. Sappiano che Siciliani Liberi è l’unica forza politica ad avere detto e spiegato dalle elezioni del 2022 come e perché la Regione siciliana sia di fatto insolvente. E come sarebbe stato inevitabile che sarebbero saltate le retribuzioni. Ecco perché Siciliani Liberi torna a chiedere convintamente il sostegno di tutti i lavoratori siciliani e dei siciliani tutti. Siciliani Liberi ha anticipato che Roma non sarebbe più riuscita a pagare tutti e soffocare il disagio sociale ed economico con i suoi “bonus”. E che la Regione siciliana non avrebbe mai visto né i soldi del Pnrr, né quelli europei (Fesr, Fsc, Fsr etc.). Così è stato.

I 650 milioni di euro immaginari di Sala d’Ercole

E ora, nonostante la Regione faccia finta di aver varato “la quarta manovra dell’anno che libera 650 milioni di euro”, mentre l’assessore al Bilancio (oggi pomposamente chiamato “assessore all’Economia”) annuncia di avere pronti da spendere “entro fine anno 450 milioni”, la Carone & Tourist non riceve i pagamenti pattuiti da mesi. E così si rivolge contro i lavoratori. “Gli accordi sottoscritti si devono rispettare, se la società beneficiaria di soldi pubblici prosegue in questa prova di forza inaspettata ed imprevista, replicheremo a tutela dei lavoratori con tutte le azioni sindacali possibili, dalle assemblee allo sciopero”, dicono i sindacalisti di Cisl e Uil, due delle tre sigle sindacali che in questi 30 anni della triste seconda Repubblica non hanno fatto che sostenere il folle sistema dei cambi fissi detto “euro” (http://www.palermotoday.it/…/vertenza-caronte-tourist…). “Nell’incontro del 13 Novembre la società è stata irremovibile”, proseguono i sindacalisti. “Ha chiesto di rivedere quanto sottoscritto nel corso di questi anni. Non è assolutamente pensabile cambiare le regole del gioco a partita iniziata, la nostra richiesta è stata di concretizzare gli accordi sottoscritti, proseguire il confronto ed individuare nuove soluzioni. Se le tariffe della convenzione con il Ministero non sono più redditive, la responsabilità non può ricadere sui lavoratori, sulle loro retribuzioni e persino sul rischio di non mantenere l’occupazione”.

La Regione siciliana in alcuni casi paga, in altri casi vende fumo

La Regione infatti, non paga più, e il Ministero (che paga in ritardo) non ha alcuna intenzione di pagare le decine di milioni annui competenza della Regione. E non lo fa, perché – esattamente come sostenuto solo da Siciliani Liberi – non ha né mai più avrà i soldi necessari. L’Italia ha un Pil (Prodotto interno lordo) di circa 2100 miliardi. Nel 2024 ne spende 120 solo per pagare gli interessi sullo stock del debito pubblico pari ormai a 3000 miliardi di euro. Nel 2019, l’Italia pagava poco più di 60 miliardi di interessi annui su un debito pubblico pari allora a 2400 miliardi. In segreto, senza alcuna discussione pubblica, con il Parlamento ormai ridotto a una congrega di persone scelte dai 6-7 capi dei comitati elettorali prima del voto, i trasferimenti alle Regioni e ai Comuni sono stati tagliati in modo drammatico per evitare il default dello Stato italiano. Non c’è dunque alcuna possibilità che la Regione possa disporre concretamente dei soldi di cui scrivono i tecnici nei documenti poi approvati in Giunta e fatti votare ai 70 deputati regionali. I soldi non esistono. Perché la Regione non li riceve da Roma. Gli unici fondi trovati in cassa dal Governo siciliano di Renato Schifani alla fine del 2022 erano quelli – al solito non spesi – del Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale. L’assessore più dinamico del governo Schifani, il palermitano Edy Tamajo, li ha spesi fino all’ultimo centesimo. Facendosi coadiuvare dall’imprenditrice del commercio delle auto da lui nominata a capo di Irfis. Non resta altro.

Le ‘anticipazioni’ del presunto Fondo di sviluppo e coesione (Fsc)? Parole al vento per cercare di tenere buone le categorie sociali

Infatti il Governo non fa che parlare di “anticipazioni” del presunto Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) di cui nulla è arrivato. Né arriverà. Perché il Fsc è stato prima avocato a sé dal Governo nazionale. E quindi fatto sparire. Termovalorizzatori, dissalatori, strade, fondi a Comuni: tutto viene “imputato” dal Governo Schifani al Fsc. Che pare di oltre 5 miliardi di euro. Nei fatti inesistente. L’Ast, l’Azienda siciliana trasporti, è di fatto fallita. Infatti il Governo regionale ha ordinato alle aziende private con “atto impositivo” – gergo per dire che spetterebbe di pagargli il contributo chilometrico – di effettuare le corse che Ast ormai insolvente non riesce più a effettuare. “Il neo presidente Virgara e il direttore generale Parlavecchio si sono impegnati a velocizzare tutte le procedure necessarie a ripristinare lo svolgimento ordinario dei servizi ed a presentare entro il 30 Novembre il piano di risanamento chiesto dalla proprietà, la Regione siciliana, che è nei fatti l’atto propedeutico a ricapitalizzare la società, ottemperando alle indicazioni della legge ‘salva Ast’”, scrive una testata locale (http://www.palermotoday.it/…/vertice-ast-sindacati…). Ma nessun “risanamento” sarà possibile se la Regione non aumenterà drasticamente i trasferimenti ad Ast per pagare i debiti, far riparare i bus fuori uso, e pagare il gasolio. Se i “450 milioni da spendere subito” di cui parla l’assessore all’Economia esistessero, ne basterebbero 60 per risanare Ast e acquistare pure 20 nuovi bus. Ma i soldi, appunto, esistono solo nei fogli di carta dei dirigenti regionali degli assessorati regionali. Siciliani Liberi ha celebrato il suo terzo Congresso all’inizio del default della Regione siciliana. Da quasi 9 anni lavora per formare la nuova classe dirigente che dovrà – letteralmente – salvare la Sicilia.

Fto tratta da 123RF

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