La parabola del seminatore: la Parola attecchisce soltanto quando cade sul buon terreno e matura in progressione sempre crescente

di Frate Domenico Spatola

Se il terreno dove cade il seme non è buono non poterà frutto. Commento a un celebre passo del Vangelo di Marco 4, 1-20

Sullo sfondo del mare di Galilea, preso a simbolo dell’universalismo della sua missione, Gesù espose la parabola del seminatore. Della Parola è descritta la dinamica. Come seme, potrebbe cadere su quattro ipotetici terreni. La strada. Quello caduto in essa diventa cibo per gli uccelli. Il terreno sassoso. Essendo privo di humus, il sole brucia i germogli del seme in esso caduto perché senza radici. Quello caduto tra i rovi, viene soffocato. Quello infine caduto sul terreno buono. In proporzioni crescenti, porterà frutto. La spiegazione viene però garantita ai soli Dodici, “perché a loro è dato conoscere il mistero del Regno”. Il commento esplicita che seminatore della Parola è il Cristo. I semi caduti lungo la strada, diventano subito preda del Satana. Quelli caduti sul terreno sassoso, assomigliano agli ascoltatori inconstanti che al sopraggiungere delle difficoltà, vengono meno. I semi caduti tra i rovi, rappresentano quanti, sedotti da ricchezze e passioni, soffocano la Parola, la quale invece attecchisce, soltanto quando cade sul buon terreno, e matura in progressione sempre crescente.

Foto tratta da La Luce di Maria

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