La malasanità dell’Asp di Trapani è frutto dei tagli dell’Unione europea. Ma è anche l’occasione per dire basta all’Ue con Roberto Vannacci, Marco Rizzo, Gianni Alemanno e con chi ci sta: per esempio gli agricoltori di Sud e Sicilia

Pensiamo a un ‘cartello’ elettorale che potrebbe vincere le elezioni grazie alla follia di un’Unione europea che, per ‘parare il culo’ alle economie di Germania e Francia, si è inventata il riarmo con la minchiata colossale della guerra contro la Russia

La storia è sicuramente brutta: 206 casi di tumore refertati in ritardo. Danni gravissimi alle persone. Storie terribili di malasanità. Nell’occhio del ciclone è finito il manager dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Trapani, Ferdinando Croce. E’ in questa struttura sanitaria pubblica che si sono verificati i fatti. Ovviamente, non conosciamo questa storia per filo e per segno. Tra le tante ricostruzioni che abbiamo letto, c’è anche la difesa del manager, che dice di aver rappresentato la situazione agli uffici dell’assessorato regionale alla Salute-Sanità e di aver chiesto la collaborazione di altre strutture sanitarie regionali. Forse il manager dell’Asp di Trapani avrebbe dovuto agire con più vigore, coinvolgendo in tempi non sospetti il mondo dell’informazione. Oggi è lui la vittima sacrificale di un sistema sanitario pubblico che è figlio dei danni prodotti dall’Unione europea. Ribadiamo: non sappiamo come sono andati i fatti all’Asp di Trapani, ma sappiamo che la sanità pubblica italiana, a partire dal 2011, è stata letteralmente massacrata dai vari Governi nazionali che si sono succeduti dal 2010 ad oggi: Governo Berlusconi, Governo Monti, Governo Letta, Governo Gentiloni, Governo Conti 1 e Governo Conte Bis, Governo Draghi fino ad arrivare all’attuale Governo di Giorgia Meloni. E sappiamo che i tagli alla sanità pubblica italiana sono il frutto dei tagli che l’Unione europea, partire dal 2010, ha imposto all’Italia (qui un approfondimento sui tagli alla sanità italiana). Partendo da questi fatti oggettivi, che non possono essere smentiti, proveremo a illustrare come, oggi, anche alla luce della folle guerra in Ucraina e dall’altrettanto folle riarmo dei Paesi Ue, in Italia è possibile creare un’alternativa ai Governi e ai politici proni all’Unione europea. I nomi sono quelli di Roberto Vannacci, Marco Rizzo e Gianni Alemanno. Cominciamo. 8Sopra, foto di Marco Rizzo e Roberto Vannacci tratta da Report Sardegna 24)

Il sistema ‘europeista’ che ha distrutto la sanità pubblica italiana

Il sistema funziona così: l’Unione europea, nel nome dell’austerità, impone tagli al Governo nazionale che, di conseguenza, taglia risorse finanziarie dove può tagliare: per esempio, alla scuola pubblica: da qui le ‘classi pollaio’ e le retribuzioni dei professori italiani, che sono tra le più basse d’Europa. Dopo aver tagliato di qua e di là le spese sulle quali il Governo nazionale ha titolarità, lo stesso esecutivo ‘gira’ i tagli alle venti Regioni italiane e ai Comuni. Come? Riducendo i trasferimenti finanziari alle Regioni e ai Comuni. Le Regioni, a propria volta, sono costrette a tagliare le risorse. Secondo voi qual è il settore che le Regioni colpiscono di più con i tagli? Ve lo diciamo noi: la sanità pubblica, settore di competenza regionale. Tranne casi rari, tutta la sanità pubblica italiana è in sofferenza: mancano medici, mancano infermieri, mancano posti letto, le liste d’attesa sono chilometriche e, in alcuni casi, mancano anche i presidi sanitari. Nessuno, tra politici nazionali e regionali e tra i sindacati, tranne rare eccezioni, chiama in causa la vera responsabile della crisi della sanità pubblica italiana: l’Unione europea. E’ puntando su queste eccezioni che si può provare a salvare la sanità pubblica italiana e la stessa Italia.

I medici e gli infermieri italiani, se possono, vanno a lavorare in altri Paesi europei perché guadagnano quasi il doppio

Fino a prima della pandemia, per ‘risparmiare’ nel nome della ‘sacra’ Unione europea dell’euro, i medici e gli nfermieri che andavano in pensione non venicano sostituiti. A partire dal 2022, davanti a spaventose carenze di medici e infermieri, la politica è stata costretta a bandire i concorsi. Che vanno in buona parte deserti. Vi partecipano solo medici e infermieri che non possono lasciare l’Italia. Perché? Perché medici e infermieri in Francia, in Svizzera, in Olanda, in Spagna, in Germania e via continuando guadagnano il doppio rispetto ai medici e agli infermieri che prestano servizio negli ospedali pubblici italiani. Fece scalpore, qualche tempo fa, la notizia che la Regione Calabria aveva assunto un folto gruppo di medici provenienti da Cuba. Per un certo periodo le Aziende ospedaliere hanno cercato medici di altri Paesi. La tendenza si è un po’ affievolita perché non sempre la risposta risulta adeguata. L’abolizione del numero chiuso nel primo semestre, per l’iscrizione alle facoltà di Medicina, rischia di non risolvere il problema. Infatti, se le retribuzioni dei medici pubblici resteranno basse, i giovani medici opteranno per il lavoro nei Paesi esteri. E’ in questo scenario che è nato il fenomeno dei medici ‘gettonisti’.

Il fenomeno dei medici ‘gettonisti’ negli ospedali pubblici. Non è che a guadagnarci alla fine è lo Stato?

Da qualche tempo è in auge il fenomeno dei ‘gettonisti’. Si tratta di medici che lavorano negli ospedali pubblici italiani ‘a gettone’, spesso con la mediazione di cooperative. Si favoleggia di elevate retribuzioni: circa 6-7 mila euro al mese, quasi il doppio dei medici strutturati negli ospedali pubblici. Ma è proprio così? Noi abbiamo il dubbio che questa sia la retribuzione lorda e che la metà di queste retribuzioni pagate dalle Regioni finiscano allo Stato come imposte. E’ così? In più tali medici ‘gettonisti’ debbono pagare ovviamente l’iscrizione all’Ordine dei Medici, l’Empam (l’organismo di previdenzza del personale medico) e, se sono fuori sede, anche l’affitto dell’abitazione. A conti fatti, abbiamo il dubbio che i medici ‘gettonisti’ guadagnino quanto i medici pubblici ordinari che, come già accennato, sono tra i meno pagati d’Europa. Per caso a guadagnare con il sistema dei medici ‘gettonisti’ è lo Stato italiano sempre a caccia di soldi per pagare i bonus (incredibile la somma spesa per il Bonus 110 %), Cassa integrazione e via continuando?

Il video-denuncia di Michele Santoro sul denaro pubblico speso per la manifestazione di Roma in favore dell’Europa

Per potere portare le retribuzioni dei medici e degli infermieri pubblici italiani, adeguandole alle retribuzioni media europee, l’Italia deve uscire dall’Unione europea, contestando il debito pubblico truffaldino che ci costa oltre 100 miliardi di euro all’anno! Si può contestare il debito pubblico? Sì, facendo ricorso all’istituto del debito detestabile o odioso. Per fare ciò ci vuole una classe politica con le ‘palle’, non certo i politici che avallano il riarmo voluto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von er Leyen, per favorire le economie di Germania e Francia, che già hanno iniziato a riconvertire le industrie automobilistiche in crisi in industrie delle armi. E non servono nemmeno i politici che organizzano manifestazioni a Roma in sostegno di una fallimentare Unione europea, peraltro con il denaro pubblico, come ha denunciato Michele Santoro (qui il video di Michele Santoro). Una vicenda incredibile, quella denunciata da Santoro e da altri organi d’informazione, che forse dovrebbe incuriosire la Corte dei Conti e, in generale, la Giustizia.

Perché un ‘cartello’ elettorale formato da Roberto Vannacci, Marco Rizzo e Gianni Alemanno potrebbe vincere le elezioni

Nessuno, lo ribadiamo, per i disastri della sanità pubblica italiana, chiama in causa l’Unione europea, a parte il Generale Roberto Vannacci, Italia Libera e Sovrana di Marco Rizzo e l’ex Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. A nostro modesto avviso, se questi tre esponenti politici dovessero fondare un ‘cartello’ elettorale potrebbero vincere le elezioni. Non stiamo scherzando. Sono tre uomini politici con storie diverse: Marco Rizzo viene dalla sinistra comunista. Roberto Vannacci è diventato noto grazie a un libro di successo, Il mondo al contrario e, da candidato della Lega, ha preso oltre 500 mila voti. Mentre Gianni Alemanno viene dalla destra sociale. Sono tre uomini politici diversi, legati però da un obiettivo comune: l’uscita dell’Italia dall’Unione europea. Attenzione: è un obiettivo che oggi fa la differenza nella politica in Europa e nella politica italiana. Con la follia dell’Ue che si arma sulla carta per la guerra contro la Russia, ma in pratica lo fa per cercare di ‘parare il culo’ alle economie di Germania e Francia che stanno franando, un eventuale cartello elettorale imperniato sul ‘Tridente’ Vannacci-Rizzo-Alemanno spopolerebbe. Vannacci prenderebbe voti ovunque, Rizzo li toglierebbe alla finta sinistra del PD, Alemanno toglierebbe voti a Fratelli d’iItalia e, in generale, alla destra economica rappresentata da Forza Italia. Ricordiamoci che ormai, in Italia, votano, in media, 4 elettori aventi diritto su 10. Vince chi convince la gente a recarsi alle urne. A questo ‘Tridente’ si potebbero affiancare gli agricoltori, che sono sstati massacrati dall’Unione europea. (sopra, foto di Gianni Alemanno e Roberto Vannacci tratta da Il Messaggero)

Potrebbe essere un’alternativa valida per gli agricoltori di Sud e Sicilia massacrati dall’Unione europea

Parlano i ‘numeri’. Nel 2024 l’Italia ha speso in armi più di quanto ha speso la Russia. Insieme ad altri Paesi dell’Unione europea, chi più, chi meno, abbiamo armato fino ai denti l’Ucraina di Volodymyr Zelen’skyj. Tutto inutile, perché la Russia, più organizzata, ha vinto sul campo questa guerra folle che non è stata illustrata correttamente alla popolazione italiana. Non lo dico io: l’ha spiegato molto bene lo storico Alessandro Berbero in un video dove ha detto testualmente che la “Copertura mediatica della guerra in Ucraina è stata propagandistica, impossibile capirla”. C’è stata e c’è ancora disinformazione sulla guerra in Ucraina. E ci sono stati sprechi a mai finire. Insieme con gli americani, l’Unione europea ha prestato’ sempre all’Ucraina, un sacco di soldi che non vedremo più. Per non paròare delle sanzioni alla Russia che hanno danneggiato l’economia europea. Per non parlare del Green Deal dell’Unione europea che ha massacrato l’industria europea e che sta provando a distruggere la cerealicoltura dell’Europa mediterranea da sostituore con i pannelli fotovoltaici. Follie su follie. In più. proprio l’Italia ha importato dall’Ucraina montagne di grano di dubbia qualità, danneggiando i produttori di grano duro del Sud Italia e della Sicilia (qui un articolo). Gli agricoltori del Sud e della Sicilia potrebbero trovare finalmente un punto di riferimento politico. Partendo da questi fatti è possibile costruire un’alternativa per portare l’Italia fuori dall’Unione europea prima che la stessa Ue venga polverizzata dall’America di Donald Trump e dalla Russia di Vladimir Putin. Ma bisogna sbrigarsi, perché il tempo stringe.

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