La guerra in Ucraina? Una delle più criminali operazioni di riciclaggio di denaro mai organizzate. Un’operazione che avrebbe dovuto estendersi come una metastasi in tutto il Continente europeo

di Renato Sgroi Santagati

Piano piano Trump sta colpendo i soggetti fino ad oggi intoccabili: Big Pharma, servizi segreti, soft power, informazione, alti organismi militari

A quanto pare, le costanti spacconate di Zelens’kyj sono giunte alla fine: una fine, invero ingloriosa, che fa parte di quella ben più complessa “operazione verità” che potremmo oggi considerare una sorta di “perestroika trumpiana”. Mi sembra ormai evidente che il nuovo “sceriffo di Washington” ha già preso di mira, per di più con l’intento di raderli al suolo, tutti i più costosi e fin qui potenti ed intoccabili apparati USA di influenza mondiale (Big Pharma, servizi segreti, soft power, informazione, alti organismi militari): Donald Trump e tutta la propria classe dirigente hanno deciso, a mio avviso, di far fare alla verità il suo corso come lo farebbe un fiume che, dopo essere stato a lungo compresso in un alveo, e rompe improvvisamente gli argini e travolgendo rovinosamente tutto.

Chi ha organizzato la guerra in Ucraina ha utilizzato anche gli iper-nazionalisti locali di fede nazista

Orbene, sarà la verità a distruggere il globalismo, cioè quel sistema ormai irrimediabilmente corrotto tanto quanto lo è la più organizzata delle mafie: un sistema che tende a divenire totalitario e che sembra fermamente intenzionato a fare fuori ad ogni costo la Russia. Verrà fuori, allora, la cruda verità anticipata da Trump sulla guerra ucraina e su Zelens’kyj: tutto il mondo saprà che tale guerra non è stata altro che una delle più criminali operazioni di riciclaggio di denaro mai organizzate e che l’attoruncolo ucraino a suo tempo lanciato dal mafioso Kolomoisky, lungi dall’essere un protagonista del film americano girato in Ucraina, non è stato altro che una delle tante modeste comparse pagate e usate dagli stessi produttori che avevano già scelto la terra ucraina in apparenza per girarvi le riprese del film, ma in realtà per farne, d’accordo con gli iper-nazionalisti locali di fede nazista, una base militare della NATO o, addirittura, la base americana più avanzata verso la Russia allo scopo di sabotare la pace e di creare un nuovo focolaio di guerra (per di più nucleare) contrabbandandolo ancora una volta come strumento di difesa della solita democrazia anti-russa.

I quattro punti centrali del progetto ‘americanizzante’

In tale prospettiva, con il passare degli anni, questo finto “laboratorio ucraino” è diventato l’officina di un progetto più vasto finalizzato ad “americanizzare” l’Europa: quello che all’inizio aveva interessato solo il territorio ucraino e via via alcuni altri Stati post-sovietici avrebbe poi dovuto estendersi, come una sorta di metastasi politica, a tutto il Continente europeo. Si sarebbe trattato, a mio avviso, di un vero e proprio piano strategico fondato: a) su una precisa e intransigente politica anti-russa mirata a reprimere, anche militarmente, ogni e qualsiasi tentativo di aggregazione politica disposta ad intrattenere buoni rapporti con Mosca; b) su uno stretto controllo dell’informazione mediante la creazione di una fitta rete di testate giornalistiche alle dipendenze della intelligence angloamericana; c) su una serie di apparati di severa censura, se del caso di tipo totalitario; d) e, infine, sulla concreta emanazione di norme volte a sacrificare, ove necessario, alcuni diritti sociali e qualche equilibrio economico.

Il ritorno alla sovranità dei popoli

A quanto pare, il piano strategico testé descritto, ordito probabilmente dalla amministrazione post-obamiana rappresentata da Biden (piani che pure sembrava avere trovato il conforto ed il sostegno di personalità politiche tedesche di spicco, quali van der Leyen, la Baerbock e la Karola Rackete), sarebbe stato sventato, ora, dalla amministrazione Trump. Il neo Presidente americano, con Elon Musk, JD Vance e Robert Kennedy junior, sembrano avere come primo obiettivo la fine della guerra tra Russia e Ucraina e, al tempo stesso, lasciano intravedere novità idonee a riattivare la sovranità dei popoli. Tuttavia, a mio avviso, è troppo presto per valutare la portata delle novità e per capire chi vuole davvero un popolo “sovrano” e chi non lo vuole affatto. Vedremo quanto prima, comunque, se e come l’Europa potrà superare la grave crisi nella quale indubbiamente versa.

Foto tratta da iStock

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