La fissazione dei Giudei con il Sabato e la guarigione del paralitico operata da Gesù trasgredendo la legge che simboleggiava il popolo oppresso

di Frate Domenico Spatola

12 Marzo 2024, Martedì della quarta settimana di Quaresima: Giovanni 5,1-16

A Gerusalemme, nell’area del tempio, c’era la piscina Betzaetà, dove si lavavano le pecore prima di essere sacrificate. Aveva fama di guarire chiunque vi si fosse tuffato quando si agitavano improvvisamente le sue acque. Richiamavano, nella penna di Giovanni, le tentate reazioni, nel tempo, al potere vigente, da parte del popolo oppresso e mantenuto infermo e impossibilitato a guarire per delle leggi contro le quali Gesù lottò fino a rimetterci la vita. Presumibilmente si trattava della festa di Pentecoste, quando i Giudei celebravano la nascita della Legge. Soltanto i capi potevano tuttavia festeggiare, perché il popolo languiva impotente dinanzi a delle leggi disumane. La più pericolosa era significata dal riposo sabatico. Gesù la violò, guarendo il paralitico, che da trentotto giaceva sotto i portici. Cinque quanto i libri della Legge di Mosè. Al paralitico Gesù chiese che, se voleva guarire, doveva collaborare trasgredendo quella legge che lo aveva tenuto paralitico per tanti decenni. Simboleggiava il popolo oppresso. “Portati via la barella!” gli disse. Per la Legge infatti non poteva, ma anche Gesù, per la stessa legge, non doveva guarirlo. I capi insorsero contro il guarito che disattendeva al precetto. Ma questi si difese denunciando Gesù. Lo compromise al punto da essere preso di mira dai capi giudei fino a volerne la morte.

Foto tratta da La Luce di Maria

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