La depressione pessimistica di Zaccaria che non credeva che l’attempata moglie Elisabetta avrebbe concepito un figlio. “Resterai muto, finché non avrai creduto!”

di Frate Domenico Spatola

“Si tenne nascosta cinque mesi, perché, al sesto, un’altra Annunciazione, dal diverso esito, avrebbe dato inizio a una nuova Storia”. Luca 1, 5-25

Luca inizia il suo Vangelo nel tempio di Gerusalemme. Zaccaria vi officiava. A lui, sacerdote della classe di Abia, toccava bruciare l’incenso. Era anziano e la moglie Elisabetta detta “sterile”, per non avere avuto figli. L’angelo gli annunciò il concepimento del nascituro e a lui toccava chiamarlo Giovanni. Nome emblematico, per il significato di “dono di Dio”. L’angelo si dichiarò: “Sono Gabriele”. Della missione del bambino anticipò le linee programmatiche. Stessa caratura di Sansone e di Elia, e con la potenza dello Spirito Santo, avrebbe condotto “molti figli di Israele al Signore”. Ma Zaccaria restò tuttavia incredulo, non avendo riconosciuto Dio, cui offriva l’incenso. Depresso, si riteneva troppo vecchio per credere che “nulla è impossibile a Dio”. La moglie infatti attempata era stata sempre sterile per concepire. Ma la prova dell’Angelo fu educativa: “Resterai muto, finché non avrai creduto!”. Il popolo in attesa aveva captato, meglio di lui, il mistero. Elisabetta, rimase incinta dopo qualche giorno, e si diceva felice, perché “Dio le aveva tolto la vergogna”. Si tenne nascosta cinque mesi, perché, al sesto, un’altra Annunciazione, dal diverso esito, avrebbe dato inizio a una nuova Storia.

Foto tratta da Avvenire

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