La chiusura mentale dei Giudei che non riescono a comprendere il messaggio di Gesù: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”

19 Aprile 2024, Venerdì della Terza settimana di Pasqua: Giovanni 6,52-59

All’offerta di Gesù di se stesso quale “pane di vita”, i Giudei reagirono duramente, prendendone sprezzatamente le distanze: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù non rettificò quanto aveva detto, anzi ribadì la stessa offerta: “Per avere la vita, eterna con la risurrezione nell’ultimo giorno (quello della Croce), bisogna mangiare la carne del Figlio dell’uomo e bere il suo sangue”. Aggiunse , magnificando il suo dono: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”. Gli effetti prodotti in chi “mangia la mia carne e beve il mio sangue” sono quelli della intimità: “Rimane in me e io in lui”. Esplicitò la relazione sul modello di quella sua con il Padre: “Colui che mangia di me vivrà per me, come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre”. Nella dichiarazione conseguente, gli esegeti vedono la formula consacratoria della Anafora, in uso nelle Chiese che facevano capo all’apostolo Giovanni: “Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Concluse il discorso nella sinagoga a Cafàrnao, ma la reazione denuncerá il fallimento.

Foto tratta da Cantalavita

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