La catastrofe cosmica non non deve sppaventare perché non è la fine del mondo ma il preludio di una nuova creazione

di Frate Domenico Spatola

San Luca in un passo del Vangelo (21, 29-33) ci invita a guardare con speranza il mondo che cambia

Utilizza il Signore, per descrivere la caduta di Gerusalemme, la catastrofe cosmica. Era il genere letterario adoperato dalle apocalissi giudaiche. Dopo Babilonia, Samaria e Gomorra anche Gerusalemme subirà il castigo del “giorno di Iahvè”. Luca tuttavia non annuncia la fine del mondo. Presenta la caduta della città santa come una tappa decisiva per l’ingresso dei pagani nel Regno, e come preludio della nuova “creazione”. La venuta del “Figlio dell’uomo sopra la nube”, descrive il Giudice del profeta Daniele. Il tutto avrà inizio con la caduta del Tempio. La “nuova era” nella Chiesa” si qualificherà con la Risurrezione di Cristo. Perciò la catastrofe preannunciata non va temuta. Bisogna alzare la testa, perché è giunta la liberazione dagli idoli oppressori e ciò preludia il Regno, decisamente presente in ogni opera di salvezza. La vigilanza è incoraggiata per l’attesa, e ogni tappa della evangelizzazione umanizzerà il Pianeta.

Foto tratta da La Luce di Maria

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