La Carota Novella di Ispica vola nei mercati italiani. La storia di un Consorzio di tutela IGP fondato nel 2010 ci dice che il futuro di questo angolo della Sicilia è l’agricotura e non l’industria chimica

Lo scorso anno questo particolare ortaggio ha registrato una crescita pari al 14% con 40 mila quintali di prodotto certificato IGP

In uno scenario agricolo siciliano problematico, tra le bizze del clima e l’irrigazione ostacolata spesso dalle reti idriche colabrodo spicca la Carota Novella di Ispica IGP, un prodotto che è riuscito a conquistare un’importante quota di mercato in tutta l’Italia, con la prospettiva di migliorare la propria presenza tra i consumatori. Di questo ortaggio, conosciuto per gli effetti benefici agli occhi, si è parlato durante l’Educational Tour organizzato dal Consorzio della Carota Novella di Ispica IGP (Indicazione Geografica Protetta). Questa particolare carota siciliana, che è un’eccellenza dell’ortofrutta italiana, è presente nei mercati da Febbraio a Giugno. La valorizzazione di questo ortaggio è portata avanti dal  citato Consorzio di Tutela IGP Carota Novella di Ispica, fondato nel 2010. Il Consorzio riunisce 18 produttori delle zone comprese nell’areale del Sud-Est siciliano tra le province di Ragusa e Siracusa, dove i terreni e il clima sono articolarmente favorevoli per questo ortaggio, ma anche per alrtri ortaggi: si pensi al Pomodorino di Pachino e al Datterino. Dal 2011 ad oggi, la carota novella di Ispica IGP ha avuto continui incrementi di mercato e nel 2024 ha registrato una crescita pari al 14% con 40mila quintali di prodotto certificato IGP. Attualmente la superficie coltivata è di circa 1.500 ettari, per una produzione complessiva che supera le 75 mila tonnellate di cui il 10% certificata IGP. 

L’imprenditore veneto che si è trasferito in Sicilia

“Quest’anno il nostro obiettivo è raggiungere quota 60.000 quintali di prodotto certificato e il 30 per cento di quello commercializzato con il marchio IGP – afferma Massimo Pavan (foto sopra), presidente del Consorzio di Tutela IGP che raggruppa tutti i produttori e confezionatori della Carota Novella di Ispica -. Obiettivo del Consorzio – aggiunge l’imprenditore veneto che venticinque anni fa si è trasferito in Sicilia – è quello di far conoscere il prodotto e le sue caratteristiche uniche, attraverso progetti mirati e attività di promozione nei vari canali di distribuzione per poi arrivare all’utente finale, un consumatore consapevole, particolarmente attento ai prodotti di qualità. L’esigenza principale è informare il consumatore sui caratteri distintivi rispetto ad altre carote valorizzando il prodotto IGP con le sue peculiarità organolettiche. Nel nostro Paese – conclude Pavan – il cliente si è fidelizzato a un prodotto di qualità e vede l’IGP proprio come sinonimo di pregio e valore”. 

I prossimi seminari a Catania, Ragusa, Palermo e Enna

Questo ortaggio dalle caratteristiche peculiari, viene promosso attraverso il progetto “La carota novella d’Ispica IGP in Ho.Re.Ca.” finanziato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste (MASAF). Nell’ambito delle attività di promozione, il presidente Pavan ha presentato il progetto e le attività del Consorzio a Palazzo Bruno di Belmonte, sede dell’amministrazione comunale di Ispica, alla presenza, tra gli altri, del Sindaco Innocenzo Leontini. Al fine di raggiungere al meglio e con delle sessioni dedicate più tecniche, gli operatori del settore del canale Ho.Re.Ca. nel territorio di produzione della carota, così che gli stessi possano essere i primi ambasciatori del prodotto nei confronti dei consumatori, sono stati programmati 4 seminari che si svolgeranno a Catania (15 Aprile), Ragusa (13 Maggio), Palermo (16 Maggio) ed Enna (20 Maggio).

Due considerazioni attuali

Solo due considerazione. Prima considerazione: non sappiamo quale sia la presenza di questa carota in tutta la Sicilia ma nei Centri commerciali di Palermo non è facile trovarla. Poi, questo va da sé, è il mercato a decidere cosa fare: se l’esportazione fuori dalla Sicilia rende più di una capillare presenza di questa particolare carota nella nostra nostra Isola, con riferimento al reddito degli agricoltori, va bene anche così. Seconda considerazione: gli straordinari risultati che si ottengono in agricoltura nelle province di Siracusa e Ragusa dimostrano che l’industrializzazione forzata, operata soprattutto nell’area del Siracusano tra Priolo, Melilli e Augusta, è stata disastrosa. E dimostrano soprattutto che sarebbe stato molto più razionale optare per l’agricoltura e per un’industria di trasformazione legata alla stessa agricoltura e non alla chimica ‘pesante’ e alla raffinazione del petrolio. Serve ricordare il passato? Sì, perché di fronte alla crisi del terrificante in supeinquinante Polo industriale di Siracusa, che nel corso degli anni ha seminato morte, malattie e disperazione, politica e sindacati siciliani insistono ancora con la follia di tale industria. Noi ci auguriamo che la Magistratura blocchi definitivamente gli impianti che ancora oggi inquinano questo martoriato angolo della provincia di Siracusa e che si metta la parola fine alla raffinazione del petrolio nella nostra Isola. La Sicilia, al limite, deve raffinare gli idrocarburi che servono alla nostra Isola e non il 50% degli idrocarburi italiani!

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