INCHIESTA/ Ciro Lomonte ribadisce che il fallimento dell’Italia è vicino. Regione siciliana e Comuni senza soldi. Ast in ‘coma’. Aumento Rc auto. Siamo sul Titanic ma tornano le partite di calcio…

Il Segretario politico di Siciliani Liberi torna a fare i conti in tasca all’Italia. E ribadisce che i soldi del Fondo di sviluppo e coesione e del Pnrr non ci sono più. Magari qualcosa è rimasta ma tutti sappiamo che questi soldi sono in buona parte volati via per foraggiare la guerra americana in Ucraina

Il Segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte,(foto sotto), torna sulla crisi finanziaria dello Stato, della Regione siciliana e dei Comuni della nostra Isola. Noi riprendiamo ancora una volta il post del leader degli Indipendentisti siciliani perché, grosso modo, la pensiamo come lui, se è vero che nel nostro Paese i politici giocano a nascondere i veri dati dei disastri che l’adesione dell’Italia all’Unione europea dell’euro ha provocato. La crisi va avanti da anni. Ma negli ultimi tempi la guerra in Ucraina con annessi e connessi ha fatto saltare il banco. Quando scriviamo di “annessi e connessi” alla guerra in Ucraina ci riferiamo alle demnziali sanzioni con la Russia che hanno favorito il Paese di Putin, anche perché aiutato dalla Cina e, in generale, dai Paesi del BRICS; ci riferiamo alla follia degli interessi sul debito pubblico che ogni anno l’Italia è costretta a pagare, che ammontano a circa 90 miliardi di euro all’anno; e ci riferiamo all’altra follia del nuovo Patto di stabilità imposto dall’Unione europea per finanziare la crisi della Germania che costerà all’Italia circa 100 miliardi di euro in sette anni. Non a caso Lomonte sottolinea che le risorse del Fondo di sviluppo e coesione e del Pnrr non esistono più. Noi non siamo così drastici ma è chiaro che tali Fondi sono stati in buona parte intaccati per pagare le ‘eurospese’ legate al citato debito pubblico e alla guerra in Ucraina. Ma adesso leggiamo cosa scrive Lomonte:

Comuni siciliani in ‘rosso fisso’

“Esattamente come sostenuto da ormai quasi due anni solo da Siciliani Liberi, i Comuni siciliani sono tutti in default – scrive il Segretario di Siciliani liberi -. E la Regione siciliana non ha mai ricevuto un centesimo dei fondi del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) comunitario, annunciati dal presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, nell’Agosto del 2023 e poi ancora nel Luglio del 2024. A confermarlo è l’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro. Che, commentando l’ennesima richiesta di denaro da parte dei Sindaci dei Comuni siciliani tutti falliti, ha detto: ‘Quando verranno erogati alla Regione i primi finanziamenti del piano di investimento del Fsc potremo realizzare altri quattro impianti di pre-trattamento pubblici. E questo permetterà di differenziare di più e meglio. Limitando così la quota da smaltire nei termovalorizzatori di Paesi stranieri'”. Di Mauro fa riferimento alla gestione dei rifiuti. “È la conferma – precisa Lomonte – che non un solo centesimo del Fsc è mai stato erogato: esattamente come per il Pnrr. Con la differenza che stavolta non è possibile indire le gare perché sia la Regione siciliana che tutti i Comuni sono già gravemente esposti per averlo fatto con numerosi bandi a valere sui ‘fondi Pnrr’ mai arrivati. Ed è la conferma che i fondi continuamente richiesti dai Comuni siciliani non servono affatto a coprire ‘gli extracosti’ dello smaltimento dei rifiuti, ma a coprire spese ordinarie, a partire dal pagamento degli stipendi ai dipendenti a tempo indeterminato e alle migliaia di ‘precari’ che purtroppo non sono mai stati ‘stabilizzati’ dai Comuni siciliani”. Insomma, per Lomonte la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani è alla ricerca di soldi per pagare il personale precario. Non è una tesi campata in aria: anzi.

Costi dei servizi e dei beni acquistati dai Comuni negli ultimi tre anni sarebbero aumentati del 50%

“Con l’eccezione di Palermo, Catania e Trapani – scrive sempre Lomonte – la raccolta differenziata dei rifiuti, infatti, ormai in Sicilia procede benissimo. Ed ha abbassato in modo drastico i costi di smaltimento in discarica in precedenza fatturati ai Comuni dai padroni delle discariche. I Comuni, semplicemente, non hanno più soldi”. Lomonte si sofferma anche sull’inflazione, con riferimento ai costi dei servizi e dei beni acquistati e pagati dai Comuni: costi che, a suo avviso, sarebbero aumentati del 50% negli ultimi tre anni. “Ai Comuni – scrive sempre Lomonte – in cinque anni la Regione siciliana ha tagliato trasferimenti pari a 1 miliardo a 330 milioni di euro. Ecco perché i Comuni tramite Anci Sicilia (Anci sta per Associazione nazionale comuni italiani ndr) non fanno che battere cassa ad ogni singolo passaggio pubblico: sono ai limiti della solvibilità, come migliaia di imprese che in realtà attendono da mesi, e in alcuni casi da oltre un anno, pagamenti per servizi e beni già resi o forniti. In realtà, la Regione siciliana ha tagliato ai Comuni più di un miliardo e 330 milioni di euro, se è vero che da un decennio il Fondo regionale per le Autonomie locali è passato da quasi un miliardo di euro all’anno a 300 milioni di euro all’anno erogati, peraltro, con grandi ritardi, con aumento degli interessi pagati dai Comuni al sistema bancario. A parte le proteste di Anci Sicilia, nessun Sindaco e nessun deputato regionale contribuisce al dibattito pubblico con idee e proposte per uscire da questa folle situazione. Tutti tacciono in attesa che ‘da Roma’ arrivino ‘i soldi’ con cui mettere una pezza alla disastrosa situazione finanziaria per cui un Pronto Soccorso siciliano ha bloccato un’ingessatura con del cartone, portando ancora una volta la Sicilia alla ribalta nazionale per lo stato disastroso dei pubblici servizi”.

Vi raccontiamo come lo Stato ha scippato al Bilancio regionale 6 miliardi di euro (2015) e miliardi di euro al Fondo sanitario regionale siciliano con il voto del Parlamento siciliano a maggioranza di centrosinistra (2015) e con il voto del Parlamento siciliano di questa legislatura

“Siciliani Liberi – prosegue Lomonte – è l’unica forza politica che, a più riprese, ha pubblicamente spiegato la necessità di ricontrattare con Roma il costo e la responsabilità di tutti i servizi in capo alla Regione siciliana. Poiché è ormai evidente che Roma mai concederà l’attuazione dell’art. 37 dello Statuto che, a parole, ‘è parte della Costituzione’, Roma si riprenda i servizi oggi affidati alla Regione siciliana – dalla motorizzazione civile alla contribuzione per gli Enti locali, fino alla sanità – che evidentemente la Regione siciliana ormai demonetizzata non è più in grado di erogare”. Stando a quello che scrive Lomonte, Roma avrebbe assegnato alla Regione siciliana funzioni un tempo svolte dallo Stato senza tasferire i fondi per gestire tali servizi. Da vecchi cronisti politici – chi scrive ha iniziato a seguire le cronache dell’Assemblea regionale siciliana nel 1985 – dobbiamo ricordare che è sempre stato così: lo Stato da decenni trasferisce servizi alla Regione mettendo i costi di tali servizi a carico del Bilancio regionale, questo perché la Sicilia non ha mai avuto una classe politica in grado di opporsi all’atteggiamento neocolonialista dello Stato. Quando c’erano i democristiani, questi ultimi riuscivano ad ottenere da Roma compensazioni che in parte tutelavano i cittadini siciliani e in parte le clientele. Oggi non ci sono compensazioni: lo Stato scippa soldi alla Regione siciliana con l’avallo di tutta la politica siciliana, di maggioranza e di opposizione, lasciando a 5 milioni di siciliani le briciole e, talvolta, nemmeno quelle. E’ stato così nel 2015 quando il centrosinistra al Governo della Sicilia ha avallato la cancellazione dal Bilancio regionale di circa 6 miliardi di euro: soldi che al 90% erano debiti dello Stato verso la Regione siciliana e per il 10% debiti di privati verso la Regione. Per non parlare dell’approvazione delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto siciliano avvenuta nel 2016; da allora, in barba allo stesso Statuto siciliano, lo Stato si tiene una parte di IRPEF e una parte di IVA che dovrebbero essere incassati per intero dalla Regione siciliana! Non solo: lo Stato, con l’avallo del Parlamento siciliano del 2016, ha sanato il pregresso, ovvero le imposte che lo Stato ha drenato alla Regione siciliana a partire dai primi anni ’60. Cittadini siciliani fottuti su tutta la linea. Se questi due scippi sono ‘merito’ del centrosinistra siciliano (anche se sullo scippo dell’IVA c’è anche la ‘partecipazione’ dei ‘geni’ del passato Governo di centrodestra di Nello Musumeci: a ciascuno il suo…), il centrodestra si è rifatto in questa legislatura regalando a Roma 9 miliardi di euro che lo Stato ha scippato al Fondo sanitario regionale siciliano dal 2007 al 2022 in cambio di 300 milioni di euro: non abbiamo capito se si tratta di 300 milioni di euro all’anno o se tutto si è concluso con i 300 milioni di euro dello scorso anno, pochi, maledetti e subito (come potete leggere qui).

Secondo Lomonte, a breve i Comuni non saranno “più in grado nemmeno di erogare le retribuzioni ai dipendenti strutturati”

“Quanto ai Sindaci e agli amministratori locali di tutta la Sicilia – scrive sempre Lomonte – diano ascolto a Siciliani Liberi: a breve non sarete più in grado nemmeno di erogare le retribuzioni ai dipendenti strutturati. Amici Sindaci siciliani: se non vi mobiliterete recandovi a Roma, invece di continuare ad annunciare fantomatici ‘investimenti del Pnrr’ che mai esisteranno, sarete travolti dal caos sociale ed economico che l’insolvenza dei vostri Enti per prima porterà nei vostri territori. Guardate, per una volta, alle cose in modo concreto. Il deputato regionale di Sud chiama Nord, Giuseppe Lombardo, ha appena svelato in cosa consista la ‘ricapitalizzazione’ dell’Ast, l’Azienda siciliana trasporti annunciata al solito senza alcuna evidenza di trasferimento di denaro dal presidente della Regione: ‘La ricapitalizzazione è un bluff. Solo a luglio Ast senza più soldi ha tagliato 4000 corse’ (https://www.palermotoday.it/…/ast-corse-saltate-luglio…). E ha aggiunto: ‘Ancora una volta il presidente Schifani ha perso l’occasione di dimostrare un impegno concreto, invece di esaltare il vuoto. I documenti in possesso del presidente da giorni contraddicono apertamente ogni sua dichiarazione riguardante il rilancio di Ast e la stabilità finanziaria dell’ente. La norma recentemente introdotta, intesa a salvare Ast, è inefficace. Il primo comma che prevede la trasformazione in house di Ast non avrà effetti pratici a breve termine. I passaggi necessari per arrivare all’affidamento non sono nemmeno stati avviati e non saranno realizzabili prima della metà del 2025. Finora, i quattro piani industriali proposti, tutti diversi e irrealizzabili, redatti con l’aiuto di Kpmg, non sono stati validati dai competenti assessorati a causa di una cronica mancanza di informazioni. Questo ha impedito qualsiasi valutazione di sostenibilità economica e finanziaria. L’unico risultato tangibile finora è stato quello di mettere a bando anche i chilometri in concessione ad Ast, riducendo il suo ambito operativo da 19 a meno di 12 milioni di chilometri, incluso il trasferimento di tutte le tratte urbane ai privati'”. A onor del vero l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Alessandro Aricò, si è impegnato nel salvataggio dell’Ast: ma la sensazione è che possa fare poco o nulla perché non ci sono soldi.

L’Italia sta affondando ma gl’italiani aspettano il ritorno delle partite di calcio. C’è una speranza in Sicilia? Sì: se inseriranno la bolletta della TARI nella bolletta della luce dei siciliani, ebbene, migliaia di abitanti della nostra Isola saranno costretti a ‘smuovere il culo’ e a scendere in piazza con i forconi. Intanto in Campania la ‘sinistra’ privatizza l’acqua

Però, tranquilli: la televisione, da giorni, annuncia la ripresa delle partite di calcio, che sono indispensabili per distrarre gli italiani che, ad esempio, non si sono ancora accorti che le Rc auto hanno fatto segnare un + 6,5% a Giugno, ben oltre l’inflazione ufficiale. Una bella ‘mazzata’ per gli automobilisti romani che si ‘sciroppano’, contemporaneamente, le strade dissestate e un aumento del 9,3%. Molto meglio Palermo dove il Sindaco Roberto Lagalla ha messo Roma con le spalle al muro e si è fatto finanziare la sistemazione di tante strade cittadine: cosa che va a suo merito. Non va bene invece in Campania dove il centrosinistra che amministra la Regione e il Comune di Napoli sta privatizzando l’acqua. Anche in Campania non hanno soldi e fanno ‘cassa’ dando l’acqua ‘in pasto’ ai privati: cosa che la Sicilia ha già fatto venti anni fa o giù di lì con i ‘filosofi’ di Sicilaque spa. La realtà è quella che racconta Lomonte: Stato, Regioni e Comuni ormai ne inventano una al giorno per ‘tosare’ i cittadini. In Sicilia c’è chi pensa di inserire la TARI (Tassa per l’immondizia) nella bolletta della luce, perché tantissime famiglie non la pagano più. Una proposta ‘intelligente’, tipica di chi non ha problemi economici familiari perché succhia soldi alle pubbliche amministrazioni. Peccato che la stragrande maggioranza delle famiglie siciliane che non paga la TARI lo fa perché non ha i soldi. Inserire la bolletta della TARI nella bolletta della luce significherebbe lasciare decine e decine di migliaia di famiglie siciliane senza energia elettrica. A noi invece la proposta piace tantissimo, perché costringerebbe finalmente decine e decine di migliaia si cittadini siciliani a ‘smuovere il culo’ mettendo da parte calcio e tennis per scendere in strada con i forconi…

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