In arrivo l’anticiclone africano con il caldo asfissiante. La Sicilia è pronta per fronteggiare gli incendi boschivi?Problemi per l’irrigazione? E’ vero che il prezzo del grano duro precipiterà a 20 euro-quintale?

La sensazione è che con il caldo che tra una decina di giorni colpirà la nostra Isola ci saranno problemi

Tra una decina di giorni e forse anche prima in Sicilia la temperatura, stando alle previsioni, supererà i 30 gradi centigradi. In queste ore una serie di perturbazioni atlantiche sta generando piogge nell’Italia Centro Settentrionale. Tra dieci giorni per Spagna, Sud Italia, Sicilia, la pensola balcanica e Grecia si tornerà a parlare di anticiclone africano. Con temperature che, tra la fine di Aprile e i primi giorni di Maggio, potrebbero arrivare a 32-33 gradi (qui un articolo). Non sappiamo se, dopo, ci saranno altre piogge: quello che sappiamo è che stanno arrivando, in anticipo, temperature estive. Non sappiamo quanto dureranno ma, come già accennato, le temperature aumenteranno. La nostra Isola è preparata? Il riferimento è agli incendi boschivi e all’agricoltura.

L’ondata di alte temperature arriverà e troverà i boschi e le aree verdi siciliane senza le opere di prevenzione degli incendi

Cominciamo con gli incendi delle aree verdi. Le notizie non sono, come dire?, tranquillizzanti. Abbiamo sentito Franco Cupane, caposquadra antincendio presso l’Ispettorato Foreste di Catania, un tecnico di grande esperienza che è anche un noto sindacalista del Sifus Confali, organizzazione sindacale che si batte per la stabilizzazione degli operai forestali che operano nella nostra Isola. Cupane ci ha detto che i lavori per la realizzazione dei presidi antincendio cominceranno il 5 Maggio. Ne deduciamo che l’ondata di caldo, con temperature oltre i 30 gradi, potrebbe arrivare trovando le aree boscate siciliane senza viali parafuoco e, in generale, senza le opere di prevenzione del fuoco. Cupane ci dice che lo scorso anno, tutto sommato, gli incendi boschivi sono stati bene o male contenuti, perché nell’Inverno e nella Primavera 2024 la siccità ha limitato la crescita delle vegetazione. Quest’anno lo scenario è mutato, visto che c’è stata abbandanza di piogge, al di là della disinformazione che, come in un romanzo di George Orwell, ormai smentisce anche la realtà. Ciò significa che le aree boscate, i fondi privati, i fondi comunali e, in generale, tutta la campagna siciliana è piena di vegetazione. Poiché i lavori per la realizzazione delle opere antincendio inizieranno il 5 Maggio, una settimana di caldo elevato potrebbe far seccare erbe ed arbusti che sono la ‘benzina’ degli incendi boschivi.

Fino a quando ci saranno sindacati che ostacolano la stabilizzazione degli operai forestali per interessi di bottega prevarrà il precariato

Un’altra notizia non certo positiva è che il servizio antincendio dei forestali sarà operativo il 12 Maggio a ranghi ridotti; tutto il personale del servizio antincendio sarà operativo il 16 Giugno. Non sappiamo chi ha scelto queste date: quello che sappiamo è che, con questa organizzazione priva di prevenzione si rischiano incendi boschivi tra la fine di questo mese, a Maggio fino alla metà di Giugno. Una follia. La verità è che la politica siciliana, in materia di prevenzione degli incendi boschivi, non impara nulla dalle esprerienze negative degli ultimi anni, con riferimento soprattutto al 2021, al 2022 e al 2023. Tra l’altro, il personale è demotivato. L’Unione europea ha detto a chiare lettere che in Sicilia, in materia di operai forestali, c’è stato un abuso di contratti precari; ma l’attuale Governo regionale, con molta probabilità perché senza soldi, tergiversa e cerca cavilli più o meno giuridici per continuare a far lavorare gli operai forestali con contratti a tempo determinato. Una strategia avallata da alcune organizzazioni sindacali che hanno interesse a mantenere il precariato in questo settore per questioni di bottega. Non è il caso del Sifus Confali, sindacato che invece si batte per stabilizzare gli operai forestali. Come finirà? Male. Per quello che abbiamo capito la Regionecontinuerà a tergiversare non provvedendo a stabilizzare il personale. In ogni caso dovrà pagare gli arretrati. Ci auguriamo che gli operai forestali non si incazzino, magari decidendo di restare a casa. In presenza di incendi boschivi sarebbe un gran casino, perché la Regione resterebbe con i Vigili del Fuoco (che in Sicilia, come nel resto d’Italia, sono pochi) con i volontari della Protezione civile (che non possono spegnere gli incendi) e con il personale del Corpo Forestale regionale che ormai conta meno di 350 dipendenti, peraltro non giovanissimi. Speriamo bene.

Il caos negli invasi artificiali siciliani

E l’agricoltura? Con le tante piogge registrate negli ultimi nove mesi e con una cinquantina di invasi artificiali, più alcuni laghetti artificiali non ci dovrebbero essere problemi. In realtà, gli invasi funzionanti sono, sì e no, una decina, degli altri quaranta si sa poco o nulla. Non solo. In alcuni invasi funzionanti una parte dell’acqua viene gettata in mare perché ci sono problemi ingegneristici non risolti. Non è uno scenario provocato dall’attuale Governo regionale, se è vero che si trascina da tempo. La pessima gestione degli invasi artificiali in alcuni casi è voluta per dare modo a vari soggetti più o meno abusivi di esercitare altre attività in barba all’agricoltura. Nel complesso, si può affermare che la situazione è peggiorata, grosso modo, dal 2010. Non va meglio la distrubuzione dell’acqua. Una parte, minima, delle condutture idriche è stata sistemata; il resto è un mezzo delirio. Questo spiega la mancanza di acqua nelle campagne e in alcuni centri abitati: l’acqua c’è ma non si riesce a distribuirla per il caos che regna sovrano nella gestione degli invasi artificiali e nella distrubuzione. Sa farà molto caldo non possono essere esclusi problemi per l’irrigazione. Tra l’altro, il Governo siciliano non ha i soldi per sanare i debiti dei Consorzi di Bonifica. Una storia che si trascina da oltre dieci anni. Una situazione che crea problemi di gestione agli stessi Consorzi di Bonifica. Caos su caos.

Una nuova, pesante crisi per il grano duro siciliano?

Non sappiamo nemmeno come finirà con il grano duro siciliano. Come avviene ogni anno, il prezzo del grano, a livello nazionale, a partire dai primi giorni di Aprile è in netta discesa. La situazione sembra peggiore di quella dello scorso anno. Si tratta della solita speculazione che annuncia l’arrivo in Italia del fiume di grano tenero e duro estero. Tutto come sempre, con il Governo nazionale e le Regioni che, per dirla alla siciliana. ‘se la toccano con il mignolo’… Il grano tenero viene utilizzato per l’industria dolciaria e, soprattutto nel Centro Nord Italia, per produrre il pane; mentre il grano duro serve per la produzione della pasta. Grano tenero, in Italia, se ne coltiva sempre meno, soppiantato dal grano tenero che arrica dall’estero, soprattutto canadese (varietà Manitoba, molto richiesto dalle industrie). Idem per il grano duro che arriva dal Canada, dall’Ucraina, dalla Turchia, dalla Russia. Da quello che ci dicono, il prezzo del grano duro siciliano quest’anno potrebbe scivolare anche a 20 euro/quintale, a fronte di un costo di produzione di 50 euro/quintale. Se il prezzo sarà questo non è da escludere il disastro. Comunque tranquilli: ci penserà la televisione a raccontare ai cittadini, magari con le promozioni pubblicitarie, le classiche minchiate, ovvero che tutti i derivati del grano sono prodotti con grano italiano…

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