Il Senegal ha eletto presidente Bashiru Jumaye Faye e ha già detto addio al colonialismo francese. L’analisi di Mario Di Mauro della Comunità di Comunità TerraeLiberAzione

In Africa piano piano sta cambiando tutto. Finalmente in crisi l’odioso colonialismo francese nel Continente africano

In Africa l’aria sta cambiando. Questo spiega la rabbia dei francesi, colonialisti storici, che ancora oggi sfruttano alcuni Paesi africani. Ancora per poco, però. Il Senegal – e non è il primo Paese di questo Continente che sta voltando pagina – ha detto addio alla Francia. Certo, grazie anche alla Russia e alla Cina. In Senegal in questi giorni sono state celebrate le elezioni presidenziali. Ha vinto il candidato dell’opposizione Bashiru Jumaye Faye, che ha impostato la propria campagna elettorale sulla revisione degli accordi su petrolio e gas con il solito Occidente. Insomma, si va verso una revisione dei rapporti tra Senegal e Occidente in generale e tra Senegal e Francia in particolare. Come già accennato, il Senegal non è il primo Paese africano che volta pagina. Ci sono anche Mali, Niger e Burkina Faso che mandano a quel Paese il sistema monetario francese. Tanti saluti al franco CFA. (Sopra foto tratta da Avvenire)

Il ritratto del nuovo presidente del Senegal tracciato da Mario Di Mauro

Chi conosce molto bene la realtà africana è il nostro Vecchio amico Mario Di Mauro (Foto sopra), protagonista de La Comunità TerraeLiberAzione. In un post su Facebook, che riprendiamo con piacere, Di Mauro scrive di “RI-EVOLUZIONE AFRICANA IN CAMMINO. Viva la gioventù ri-evoluzionaria del Senegal! Buon lavoro, Bassirou Diomaye Faye e che Dio ti protegga”! Di Mauro ci racconta chi è il nuovo presidente della Repubblica del Senegal: “Bassirou Diomaye Faye, 44 anni, è il nuovo presidente della Repubblica del Senegal, avendo stravinto elezioni rinviate e sabotate da anni. Macky Sall, il capo di stato uscente, era in carica dal 2012! Ma la notizia non è questa. Eccola, la notizia. Faye è un prigioniero politico -liberato appena 10 giorni fa- la cui candidatura è stata imposta a furor di popolo. Faye è leader di un grande movimento ri-evoluzionario e generazionale: anticolonialista, socialista e panafricano. Un altro figlio di Muammar Gheddafi, che si aggiunge ai Giovani ‘in divisa’ che hanno guidato i golpe anticolonialisti in Niger, Mali, Burkina e Gabon. Anche in Senegal non sarà facile liberarsi dalle catene secolari dell’Imperialismo francese ed europeo, che urla e si dibatte rabbioso perché Cina e Russia sviluppano un intenso partenariato nelle molte Afriche. E sia chiaro: dipende solo dalla Nuova Africa mettere a frutto per la propria sovranità la scienza delle relazioni internazionali”.

La nuova Africa nel mondo multipolare

Per Di Mauro, “La Nuova Africa ha una sola possibilità globale: ergersi a potenza del mondo multipolare, costruendo una propria indipendenza reale: rompendo col modello capitalista, cercando nuove vie come l’Ecologia Sociale 4.0. e come la MONETA AFRICANA di SVILUPPO, appena coniata da Gheddafi, e subito bombardata dalla più grande coalizione imperialista dell’ultimo secolo (40 stati: in prima fila determinante, l’italietta suicida, vigliacca e traditrice)”. Per la cronaca, il leader della Libia, Gheddafi, nel 2011, stava varando una nuova moneta per liberare l’Africa dal colonialismo occidentale, soprattutto francese. Non a caso sono stati soprattutto i francesi a volere il terribile bombardamento in Libia e la morte di Gheddafi per difendere il controllo che allora esercitava su 14 Paesi africani. “MADRE AFRICA ha perso nel 2011 il suo più grande Profeta – scrive Mario Di Mauro – ma la sua Lezione è più viva che mai, incluso l’errore di dar fiducia all’Europa. Nessuna illusione, ma la Ri-Evoluzione africana anticolonialista è in marcia e ne ha di lavoro da fare. Ad esempio: lungo è l’elenco delle multinazionali francesi che dominano l’economia neocoloniale senegalese: LVMH, Bouygues, Bolloré, Pinault, Bureau Veritas, CMA-CGM, Lafarge, Vinci, i gruppi Castel e Compagnie Fruitière dell’industria agro-alimentare… E, ovviamente, Air France. Mentre Total ha messo le mani sui giacimenti di petrolio e gas di recente scoperta. E non c’è appalto pubblico per infrastrutture fondamentali che non si trasformi in speculazione francese e spesso senza neanche ultimare i lavori”. (Sopra, foto tratta da Wikipedia)

Gli effetti nafasti della dominazione francese in Senegal

Di Mauro traccia anche un quadro dell’economia del Senegal: “Per l’ufficio studi della Banca Africana di Sviluppo, il numero di disoccupati e precari in Senegal supera il 70%, specie tra diplomati e laureati. Il salario medio è di 145 euro mensili ma il 30% dei lavoratori non arriva a 60 euro al mese. Il tasso di disoccupazione era ufficialmente del 16,9% alla fine del 2019, ma un più recente rapporto dell’ILO lo indica al 48%. La dominazione neocoloniale francese mantiene ancora -per quanto nell’ombra- una pervasiva presenza militare e spionistica. Al resto ci pensa la secolare moneta coloniale, il franco CFA del quale la borghesia mercenaria senegalese tesse le lodi. Buon lavoro, Bassirou Diomaye Faye e che Dio ti protegga. Viva la gioventù ri-evoluzionaria del Senegal!”.

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