Il ‘record’ dell’Italia nell’Unione europea dell’euro: è il Paese dove si lavora di più e dove si guadagna di meno. Proprio l’esatto contrario delle balle che ci raccontavano nel 2001 gli ‘europeisti’

Di questo i lavoratori italiani debbono ringraziare l’Unione europea. I ‘casi’ dei medici e degli infermieri italiani che sono i meno pagati in Europa

Ricordate quando un noto politico ‘europeista’, nel presentare la nuova moneta unica europea, disse che con l’euro gli italiani avrebbero lavorato di meno e guadagnato di più? Ebbene, è avvenuto l’esatto contrario: nell’Unione europea dell’euro l’Italia è il Paese dove si lavora di più, come potete osservare nella foto che pubblichiamo sopra (foto tratta da un canale Telegram). Non solo in Italia si lavora di più rispetto al resto d’Europa ma è anche il Paese dove si registrano le retribuzioni più basse. Gli stièendi dei medici pubblici italiani – che non a caso la scorsa settimana hanno scioperato – sono tra i più bassi d’Europa. Mentre gli stipendi degli infermieri sono i più bassi d’Europa. Così i giovani medici e i giovani infermieri italiani preferiscono andare a lavorare in altri Paesi europei dove guadagnano molto più e rischiano molto meno (in Italia mancano i medici nelle strutture sanitarie pubbliche anche perché le leggi non li tutelano dalle richieste di risarcimenti). E cosa fanno Stato e Regioni? ‘Imbarcano’ medici e infermieri di Paesi esteri che accettano di venire in Italia perché rispetto al loro Paese di provenienza guadagnano di più. Stipendi bassi anche per i dipendenti della pubblica amministrazione italiana a tutti i livelli, per l’industria, per i servizi. Di tutto questi i lavoratori italiani debbono ringraziare l’Unione europea dell’euro.

Con la guerra in Ucraina la situazione peggiorerà: stipendi sempre più bassi e aumento dell’inflazione che ridurrà il potere di acquisto delle famiglie

La situazione è destinata a peggiorare a causa della guerra in Ucraina che sta costando a tutta l’Unione europea una barca di soldi. La guerra in Ucraina sortisce due effetti negativi: toglie risorse a imprese e famiglie, direttamente e indirettamente (i soldi per pagare le armi al Paese di Zelesky non vengono fuori dal nulla) e fa aumentare l’inflazione. Le armi che vengono date dall’Italia all’Ucraina non sono gratuite: al contrario, sono il frutto di soldi tolti ai cittadini italiani. Idem per i costi che l’Italia paga per mantenere i profughi ucraini presenti in Italia. Poi c’è la citata inflazione, che viene nascosta dall’informazione e, segnatamente, dall’informazione economica e televisiva. Ci raccontano che l’inflazione italiana è al 2% al 3% e bla bla bla. Minchiate grandi quanto le Alpi. Prima dello scoppio della guerra in Ucraina, per citare un esempio, un kg di cozze si acquistava con 2 euro; oggi per acquistare un kg di cozze ci vogliono da 4 a 5 euro, a seconda dei luoghi. Ci sono prodotti agricoli freschi e trasformati che costano il 50% in più rispetto a tre anni fa, ma anche l’80% in più, il 100% in più, il 150% in più e, in alcuni casi, anche il 200% in più. L’aspetto incredibile è che mentre i prezzi dei prodotti agricoli freschi e trasformati crescono, in alcuni casi a dismisura, i redditi degli agricoltori italiani, in media, si riducono. Ma di questo parleremo in un altro articolo. Oggi la notizia è che in Italia si lavora di più e si guadagna di meno grazie allla ‘celebrata’ Unione europea che quando affonderà sarà sempre troppo tardi.

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