Il grano? Pagato agli agricoltori a prezzi stracciati mentre il prezzo del pane vola. Il prezzo della pasta va su e il prezzo del grano va giù. La politica danneggia i produttori di grano disorganizzati

La foto che vedete sopra vale più di milioni di parole

Certe volte le foto spiegano molto meglio delle parole fatti che, magari, sono sempre sotto i nostri occhi ai quali, magari, non si presta molta attenzione. Sappiamo tutti – e lo sanno bene i lettori di questo blog che accende spesso i riflettori sull’agricoltura – che i prezzi del grano duro, coltura d’elezione del Sud Italia e della Sicilia, sono bassi. A livello mondiale, quattro grandi gruppi controllano il mercato mondiale del grano e impongono i prezzi (qui un nostro articolo); mentre in Italia il fiume di grano estero tiene basso il prezzo del grano del nostro Paese, avvantaggiando gli industriali e penalizzando di agricoltori. Si parla spesso del rapporto tra pasta e grano: il prezzo della pasta va su, mentre il prezzo del grano va giù. Più interessante e più immediato il rapporto tra prezzo del grano e prezzo del pane. Come illistra la foto sopra, tratta dalla Pagina Facebook Danilo Agro Pontino, scopriamo che da 100 kg di grano si ottengono 90 kg di farina; da 90 kg di farina si ottengono 108 kg di pane. L’aspetto interessante arriva quando nella terza riga scopriamo che 108 kg di pane vengono venduti al prezzo di 380 euro; mentre i 100 kg di grano con i quali, alla fine, si producono 108 kg di pane vengono pagati agli agricoltori 25 euro. Certo: ci sono i cpsti dell’energia, del lavoro e via di seguito. Basta questo per giustifocare una ‘forbice’ così elevata?

I produttori di grano duro italiano, che al 90% si concentrano nel Sud talia e in Sicilia, dovrebbero vita a un ‘cartello’ imponendo ogni anno il prezzo dello stesso grano duro

Come si può notare, la figura centrale di questo ciclo produttivo – gli agricoltori che producono il grano – sono fortemente penalizzati. La stessa cosa avvienne con la pasta, che in Italia, a differenza del pane, deve essere prodotta solo con grano duro. Da 100 kg di grano duro si ottengono, in media, 75 kg di semola (c’è chi ne produce anche di più). Anche in questo caso si assiste al prezzo della pasta che cresce e al prezzo del grano duro che scende: “Gli agricoltori guardano sconsolati i listini delle borse merci: mentre il prezzo della pasta rimane alto, quello del grano duro sta crollando. Ecco il motivo di questo disallineamento e le conseguenze per le aziende agricole” (AgroNotizie del 16 Maggio 2023). Tornando alla foto, va detto che un semplice scatto con un semplice raffonto di numeri dà la misura, meglio delle parole, dell’indifferenza della politica italiana rispetto ai problemi reali dell’agricoltura, del fallimento del sindacalismo agricolo italiano e – spiace dirlo – dell’incapacità degli agricoltori italiani – in questo caso dei produttori di grano – di fare rete per difendere i propri interessi. I produttori di grano duro italiano, che al 90% si concentrano nel Sud talia e in Sicilia, dovrebbero vita a un ‘cartello’ imponendo ogni anno il prezzo dello stesso grano duro. Se gli industriali dovessero dire “No”, ebbene, tutti i consumatori italiani saprebbero che i derivati del grano duro in circolazione, a cominciare dalla pasta, sarebbero stati prodotti con grani duri esteri, spesso di pessima qualità. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricprrere ai media, perché oggi la rete consente di diffondere le informazioni. E’ così difficile raggingere tale obiettivo?

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