Il degrado di villa Maltese a Palermo paradigma degli sprechi di Associazioni e Fondazioni antimafia che acquisiscono denaro pubblico a fiumi e gestiscono i beni confiscati alla mafia

di Andrea Piazza

Onore a ‘Striscia la notizia’ che ha messo il dito nella piaga

Il 5 Dicembre di quest’ anno ero diretto in macchina in direzione della via Pietro Lungaro, quando prima di svoltare a sinistra sono rimasto ammaliato dalla bellezza esterna di una villa che aveva l’anta di destra del cancello semi aperta e quella di sinistra con una tabella che riportava la scritta “Città metropolitana di Palermo bene confiscato alla mafia”. Dallo stato del cancello ho intuito che l’immobile prestigioso con vista in profondità del casato versa al momento in stato di abbandono materiale. Con l’intento strumentale di farne oggetto di una successiva riflessione per calarlo nell’arena degli sprechi antimafia, ho parcheggiato l’automobile per recarmi all’appuntamento e all’uscita ho scattato tre fotografie dall’esterno (non volendo violare il territorio sacro della villa prestigiosa). Ieri sera, grazie a Stefania Petix, nella trasmissione televisiva Striscia la notizia è andato in onda il servizio di approfondimento sullo stato di abbandono materiale “della bellissima villa Maltese” (foto sopra). Il servizio televisivo è stato impeccabile (qui il link https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/striscialanotizia/villa-maltese-un-patrimonio-di-palermo-confiscato-e-abbandonato_F313532101084C10&ved=2ahUKEwiHz_bGz8yKAxULgP0HHbBzEUcQtwJ6BAgLEAE&usg=AOvVaw08ezSLoUit7SO2VjQoKonp ). Come sempre il servizio è ben documentato e illustra le condizioni di abbandono in cui versa la villa con annessi fabbricati realizzati dal costruttore Sbeglia, nonché il proposito burocratico di destinarlo ad un progetto di recupero sociale “A TEMPO DEBITO” con i passi estremamente lenti della nostra burocrazia che, per sdrammatizzare, richiamando un film con Alberto Sordi che si ispirava alla commedia di Molière L’Avaro ,definiva le operazioni di investimento senza tempi certi… Insomma, A BABBO MORTO.

Un bene confiscato, se non viene valorizzato, esce dalla fiscalità generale e diviene un onere per lo Stato. Che è quello che succede nel silenzio generale

Lo stato di questa villa è simbolo replicato quasi all’infinito dello stato abbandono dei beni confiscati che, successivamente, semi distrutti, vengono restituiti alla società civile. È uno tra tanti esempi del fallimento “dello Stato nello Stato” espressione semplice e geniale con la quale Leonardo Sciascia spiegava cosa fosse la mafia. La gestione dei beni confiscati che man mano ingrassano come vuoti a perdere è un macro problema che la nostra classe politica e amministrativa e la società ben pensante non vuole risolvere per ragioni di opportunità. Ogni volta che apprendo di una nuova confisca (anche per pregressa deformazione professionale, perché per 25 anni sono stato un avvocato ed anche amministratore giudiziario, adesso sono un dipendente pubblico) penso ad un nuovo salasso economico a carico dello Stato. Perché nel nobile intento di colpire al cuore l’associazionismo mafioso per mezzo del provvedimento ablatorio della confisca, con il senno del poi e con l’analisi costi-benefici dobbiamo ammettere che noi – ovvero la collettività – andiamo in deficit irreversibile. Le motivazioni sono evidenti, perché un bene confiscato, esce dalla fiscalità generale e la sua successiva gestione post misura di prevenzione diviene un ONERE PERMANENTE A CARICO DELL’ERARIO. Possiamo affermare, in sintesi, che la confisca determina pochi onori ma molti oneri che, grazie alla politica di secondo livello, diventano un’opportunità per lo sviluppo degli orticelli elettorali dell’associazionismo organizzato dell’antimafia sociale. È di dominio pubblico il flusso di denaro che lo Stato e, nel caso della Sicilia, la Regione elargiscono a varie Associazioni e Fondazioni antimafia accreditate. Tanto denaro pubblico che viene scarsamente o inutilmente rendicontato. Tali Associazioni e Fondazioni acquisiscono anche la disponibilità materiale dei beni confiscati e, successivamente, attraverso la cosiddetta “buona politica anche con piglio moralistico” vengono finanziati vari progetti (non di rado inutili ed in perdita) per il recupero patrimoniale ed il finanziamento delle attività progettuali a supporto della gestione spesso antieconomica di tali beni confiscati.

La potentissima CASTA ANTIMAFIA

Cosa si scoprirebbe se si avviasse un’ operazione verità sui ‘numeri’ dei contributi pubblici elargiti generosamente ad Associazioni e Fondazioni Antimafi nell’ultimo trentennio, magari per capire come sono stati ‘investiti’ tali copiosi fondi (nel senso di messi sotto dal passaggio di un Tir…)? Non è da escludere qualche sorpresa. Sono note le polemiche che hanno accompagnato il bonus 110%. Ebbene, da decenni vedo e rivedo lo stesso trailer miscelato da spreco e illegalità diffusa in nome dell’antimafia che, per la forza dirompente, con qualche rara eccezione, consegna tutti al religioso silenzio. Oramai siamo intrisi dell’ideologia: il verbo dell’antimafia, per essere credibile, deve essere moralizzato dal “dio denaro”. Possiamo così arrivare alla conclusione che si è costituita una potentissima CASTA ANTIMAFIA di matrice ‘patrizia’ che con una sola scomunica urbi et orbi può decidere il futuro del singolo personaggio in cerca d’autore, sia esso politico o o burocrate.

L’alternativa allantimafia degli sPrechi esiste: è l’ANTIMAFIA FRANCESCANA

Ovviamente oltre all’Olimpo esiste la realtà di noi comuni mortali, le numerose Associazioni che ci credono per davvero. Sono fuori dal clamore mediatico, non riscuotono il privilegio di suscitare l’interesse della stampa libera nazionale. Sto cercando di descrivere l’ossatura portante di estrazione ‘plebea’ dell’antimafia che, senza accedere ai cordoni della borsa o all’assegnazione di un bene confiscato, mantengono in vita la fiammella della speranza che si può fare antimafia sociale senza gravare sulle finanze pubbliche. Da tempo insieme a tante altri voci silenziose portiamo avanti una nostra azione contraria alle elargizioni pubbliche e per la vendita del patrimonio confiscato. Sto illustrando per sommi capi l’ANTIMAFIA FRANCESCANA. Personalmente ho avuto la libertà di parlarne e di esplicitarne le finalità grazie al periodico Antimafiaduemila e The Our Sicilia dell’amico Giulio Ambrosetti. Intuisco che l’ANTIMAFIA FRANCESCANA non piace a nessuna parte politica, neanche quella in cui milito, così come il progetto per realizzare il ‘Marciapiede della memoria’ in viale Croce Rossa, a Palerno, non suscita l’interessamento delle Istituzioni e del Consiglio Comunale della città. Nel suo insieme, il Comune di Palermo, in continuità con il passato, alimenta il ceto dominante ‘patrizio’ dell’élite antimafia, non guardando oltre ed in lontananza.

Perché il Consiglio comunale di Palermo avversa il progetto del “Marciapiede della memoria”?

A partire dalla mia provinciale città di appartenenza – Palermo – resto nella determinazione che dovrebbe essere cambiato l’approccio ideologico e malsano che ha creato il sistema delle caste. In tutta sincerità, ritengo che per cambiare la propria natura opportunistica si dovrebbe sposare la logica delle vittime della Shoah, ovvero un approccio diretto al fine di ricordare paritariamente tutti coloro che hanno versato il proprio sangue (non sempre ‘blu’) per non dimenticare nessuno. Sarebbe questa la finalità principale del “Marcipede della memoria“: creare uno spazio per ricordare paritariamente tutte le vittime uccise dalla mafia in Sicilia. Penso alla creazione di uno spazio aggregativo accessibile a tutti, rendendolo un luogo identitario, perché impreziosito dalla bellezza delle maioliche siciliane e completato da pannelli in pietra lavica ceramizzata per descrivere i momenti più significativi della nostra storia in terra di Sicilia. L’idea progettuale potrebbe essere replicata a livello provinciale e nei Comuni minori per ricordare le vittime e la storia del territorio di riferimento. Inserisco il link della mozione che giace presso il Consiglio comunale di Palermo. Tele mozione gode dell’indifferenza generale di tutti… (https://drive.google.com/file/d/1JROqd7HUnVgrgCw_Nv0irogh1uXo09fu/view?usp=drivesdk).

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