Il clamore per la festa andata in scena nell’Isola delle Femmine, Riserva naturale istituita in un’area privata. L’occasione per fare un po’ di chiarezza sulla gestione delle aree protette

Le tre isolette della Sicilia in vendita
Foto tratta da Wikipedia

Con tutto il rispetto, non riusciamo a comprendere il ‘casino’ mediatico che si è scatenato attorno alla festa voluta, a quanto pare, dalla proprietaria dell’isola delle Femmine, che si trova proprio di fronte la cittadina del Palermitano che prende il suo nome. Dal 1997 questo isolotto di circa 15 ettari è sede di una Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana. E’ un’area protetta istituita in una proprietà privata. La stessa Regione ha affidato la gestione di tale Riserva alla Lipu, la Lega italiana per la protezione degli uccelli. Motivazione: è un luogo dove vivono e nidificano gli uccelli che, in realtà, vivono e nidificano in tante aree della Sicilia. Noi ricordiamo l’anno di istituzione di questa Riserva naturale. Allora ci chiedevamo: se un’area protetta viene istituita in una zona privata che succede? L’area viene, di fatto, espropriata? Una prima risposta è arrivata qualche anno fa, precisamente nel 2019, quando venne fuori che alcuni isolotti siciliani erano stati messi in vendida: l’isola di Santa Maria, che è una delle isolette dello Stagnone di Marsala: per la cronaca, la Riserva Naturale Orientata Isole dello Stagnone è una delle prime Riserve naturali istituite dalla Regione siciliana, anno 1984 (qui un articolo); in vendita era anche l’isoletta di Capo Passero, a due passi da Pachino, in provincia di Siracusa; e in vendita era ed è la citata isola delle Femmine, in queste ore nell’occhio del ciclone. Tutte queste isolette sono proprietà privata.

Siamo sicuri che la ‘musealizzazione’ di isola delle Femmine sia stata la soluzione giusta adottata dalla Regione siciliana?

Se gli isolotti sono stati messi in vendita, ci siamo detti, significa che sono ancora privati. Oggi scopriamo che non è così. Isola delle Femmine è sì in vendita, ma a quanto pare la proprietaria non ne può disporre: non può organizzare una festa in quella che dovrebbe essere una sua proprietà. Dopo di che qualche considerazione la vogliamo mettere nero su bianco. Quando venne istituita la Riserva naturale di Isola delle Femmine eravamo perplessi. Di fatto, da quando è stata istituita, tale isoletta è stata mummificata. Le isole dello Stagnone sono vive, presenti. Anche l’isoletta di Capo Passero è viva e frequentata. Isola delle Femmine no: lì vanno solo uccelli e ambientalisti. Fine. La mummificazione dell’isolotto che sta proprio di fronte alla cittadina di Isola delle Femmine a cosa è servita? Siamo certi che si è trattato dell’utilizzazione più corretta e razionale di questo luogo? Non vogliamo ipotizzare la realizzazione di hotel a 5 stelle. Però si sarebbe potuto pensare a una scuola di vela, a una scuola di canottaggio. Non sarebbero state occasioni importanti per lo sport e per tanti giovani? Vela e canottaggio non avrebbero certo rovinato questa isoletta. Invece è stata preferita la soluzione ‘museale’.

Chi dovrebbe acquistare un isoletta nella quale i proprietari non potrebbero realizzare nemmeno una festa?

Leggiamo qua e là che la festa nell’isola delle Femmine sarebbe stata organizzata per cercare un acquirente, perché da quando è stata messa in vendita nessuno si è fatto avanti e l’isola si è deprezzata. Ma chi è che dovrebbe acquistare un’isola dove non potrebbe nemmeno organizzare una festa? Non è che si sta esagerando un po’ il potere esercitato dagli ambientalisti? Nel corso degli anni abbiamo registrato proteste di cittadini a Torre Salsa, provincia di Agrigento, altra Riserva naturale istituita in un’area privata. E proteste anche dagli abitanti che vivono vicino alla foce del fiume Simeto, nel Catanese, sede di un’altra Riserva naturale. Abbiamo documentato come anche alcune dighe artificiali realizzate per l’agricoltura sono finite, di fatto, sotto custodia da parte degli ambientalisti (qui un nostro articolo). Forse il Governo regionale dovrebbe fare un po’ di chiarezza. Cominciando a rendere noto quanto spende ogni anno la Regione per la gestione delle Riserve naturali in massima parte affidate a privati. La Regione siciliana ha al proprio interno le professionalità per gestire le Riserve naturali. Non si capisce perché debbano essere gestite dagli ambientalisti con un aggravio di costi, peraltro da quei soggetti – gli ambientalisti – che dovrebbero controllare l’attività della stessa Regione!

Da rivedere il rapporto tra ambientalisti e Regione siciliana

Riprendiamo una dichiarazione rilasciata qualche anno fa a I Nuovi Vespri dal professore Aurelio Angelini, docente universitario di materie ecologica, una delle massime autorità, in Sicilia, in materia di tutela dell’ambiente. “I gestori privati delle Riserve naturali – con riferimento alle associazioni ambientaliste – non dovrebbero avere funzioni decisorie. Invece, grazie a una legge regionale, rilasciano nulla osta. E infatti, nella tormentata storia del resort del tedeschi della Adler c’è anche un sì del WWF locale – cioè di Siculiana, provincia di Agrigento – ente gestore della Riserva naturale di Torre Salsa... non sarebbe più logico, per gli ambientalisti, controllare l’attività della Regione, piuttosto che gestire le Riserve naturali con i fondi della stessa Regione? Così, in Sicilia, nel corso degli anni, si è creato un rapporto strano tra ambientalisti che gestiscono le Riserve naturali per conto della Regione e la stessa Regione che ci mette il denaro pubblico. Con il Governo regionale di turno e con l’Assemblea regionale siciliana che, ogni anno, in sede di approvazione di Bilancio e Finanziaria, stanziano i fondi per la gestione delle Riserve naturali gestite dagli ambientalisti. C’è il dubbio, a conti fatti, che la politica condizioni gli ambientalisti. Forse, con associazioni ambientaliste sganciate dalla politica si sarebbe potuto fare di più per combattere l’inquinamento nell’area industriale di Siracusa, nella Valle del Mela e a Milazzo, in provincia di Messina, e via continuando con le varie criticità. Il contesto è complicato. Credo che, oggi, il meccanismo relativo alla gestione delle aree protette della Sicilia vada ripensato. Penso alla creazione di un’Agenzia regionale nella quale far confluire Parchi e Riserve naturali. Il tutto recuperando il personale che lavora in questo settore da anni. Svincolando le associazioni ambientaliste dalla gestione delle Riserve naturali. Quanto ai Parchi naturali, bisogna dire basta alla gestione politicizzata”.

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