Il ‘caso’ Cecilia Sala-Mohammad Abedini: perché l’ipotesi di uno scambio non è percorribile. Il regime iraniano se ne faccia una ragione e ponga fine all’azzardo rilasciando la ragazza italiana

di Andrea Piazza

Uno scenario problematico

La liberazione di Cecilia Sala è estremamente problematica, perché si innesta in una partita internazionale dove il ruolo dell’Italia nello scacchiere è (come sempre) marginale. Nel tardo pomeriggio di Giovedì scorso abbiamo ascoltato le dichiarazni di Elisabetta Vermini, madre di Cecilia che, nonostante le circostanze, ha dato prova di grande forza interiore e sano pragmatismo. Innanzi ai giornalisti ha lanciato un appello al buon senso, chiedendo direttamente alle autorità iraniane “un trattamento non disumano per non segnare la giovane vita della figlia ventinovenne”.

Le cinque H del male

È necessaria una breve premessa. Dopo l’azione terroristica del 6 Ottobre 2023 contro Israele, è evidente a tutti che il regime di Teheran è il fulcro dell’asse del male delle 5H: Houthi in Yemen; Hezbollah in Libano; Hamas in Palestina; Harabiu sezione sciita che stanziava sino all’8 Dicembre scorso a Damasco;  Harroshabi sezione sciita in Iraq. La loro dislocazione strategica ha consentito sino ad un recente passato a tutte queste forze di armarsi sfruttando i collegamenti via mare dal Mediterraneo al Mar Rosso sino al golfo Persico. Le azioni militari in replica di Israele contro Hamas in Palestina, Hezbollah in Libano, la liberazione della Siria da Bashar al Assad ad opera dei ribelli guidati da Al-Jolani e le azioni delle forze militari occidentali in replica agli Houthi per non penalizzare il transito dal Mar Rosso, in un quadro di insieme geopolitico regionale hanno attestato il progressivo indebolimento del regime iraniano. Per il regime teocratico non c’è pace neanche in casa, se analizziamo i recenti avvenimenti dalla caduta dell’elicottero “in circostanze mai chiarite” con a bordo l’ex Presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, al successivo attentato a Teheran che ha portato alla morte di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas. Quest’ultimo, se non vi fosse stato l’insediamento del nuovo Presidente dell’Iran, Masoud Pezeshkian, non avrebbe mai avuto motivo di allontanarsi dal Qatar.

La frattura interna in Iran

Tra le mura di casa  iraniane è palese la frattura interna. Il regime guidato da Ali Khamenei, attraverso la forza militare guidata dal fervore religioso in minoranza (raresenta  il 20% della popolazione), deve tenere a freno la maggioranza silenziosa, sempre più insofferente e non incline ai dettami della dottrina teocratica. Il quadro di insieme ci fornisce elementi utili per presumere che ci troviamo di fronte ad un regime “sull’orlo del precipizio” che, da un momento all’altro, potrebbe collassare “modello Siria”, anche grazie all’apporto del Mossad che da anni pianifica la destabilizzazione del regime manifestamente ostile. Il venir meno del regime del terrore determinerebbe le condizioni politiche ideali per un allargamento degli ‘Accordi di Abramo’, riscrivendo una nuova pagina di storia mediorientale, nonché al riconoscimento internazionale dello stato di Palestina.

L’ipotesi di uno scambio sembra impercorribile

Ritornando alla trattativa per la liberazione di Cecilia Sala, in contropartita la richiesta politica sarebbe la  consegna dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini, sul quale pende un mandato di arresto ai fini dell’estradizione per l’ipotesi di “associazione a delinquere per la fornitura di supporto materiale ad un’organizzazione terroristica straniera”. In tutta sincerità, l’ipotesi di uno scambio, oltre che inaccettabile sul piano giuridico, la ritengo assolutamente non percorribile, per la semplice considerazione che la presunta pericolosità del professionista iraniano non è perimetrata al suo passato ma resterebbe una minaccia grave, attuale e funzionale ad azioni future. Ove, per assurdo, le autorità italiane si piegassero alla logica del ricatto – scambio a pacchetto tra una giovane donna sequestrata assolutamente innocente per un presunto tecnico a servizio dello stato terroristico iraniano – ebbene, pensiamo che una simile scelta non avrebbe ricadute negative nei rapporti con i nostri partners. Se lo stesso Mohammad Abedini  è ritenuto realmente pericoloso le Intelligence più motivate come la CIA, che ha dato impulso alla richiesta di estradizione, o il Mossad accetterebbero obtorto collo il ritorno a casa del figliol prodigo? Ovviamente no, è una logica certezza che, in un modo o nell’altro, Mohammad Abedini non arriverà mai sulle proprie gambe a toccare il territorio iraniano. In conclusione, l’impossibilita’ di uno scambio dovrebbe ricondurre le autorità iraniane ad un momento di sano realismo, portando il governo di Khamenei a non proseguire nell’azzardo, consentendo alla nostra giovane connazionale il ritornare a casa, per essere abbracciata per prima dalla propria madre coraggio.

Sopra, Cecilia Sala e Mohammad Abedini, foto tratta da IlSud24

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