I sadducei, proprietari terrieri e conservatori, cercano di mettere in difficoltà Gesù che smonta alla base il loro ragionamento: “Voi siete in grave errore”

di Frate Domenico Spatola

5 Giugno 2024, Mercoledì della Nona settimana del tempo ordinario: Marco 12,18-27

A tentare Gesù, vennero i sadducei. Essi, parte integrante del Sinedrio, rappresentavano, da ricchi proprietari terrieri, l’ala conservatrice. Portarono a Gesù, non senza ironia, il quesito che li rendeva ostili ai farisei, che sostenevano la risurrezione dei morti. Provocavano Gesù perché si schierasse. Il caso che gli presentarono era troppo sfigato per non essere da manuale. A una donna era morto il marito senza lasciarle eredi. Con la legge del “levirato” (“levir” in latino vuol dire “cognato”), Mosè aveva ordinato al fratello di un marito defunto senza eredi, di dargli una discendenza, sposandone la moglie vedova. Con tutti e sette i fratelli alla donna capitò la stessa jattura. Tutti la sposarono e morirono senza darle eredi. La domanda dei Sadducei: “Alla risurrezione dei corpi, di chi sarà moglie?”. L’obiezione poggiava sulla convinzione dei farisei che, interpretando la profezia di Daniele (secondo secolo a.C.) ritenevano che sarebbero, alla fine della storia, risorti, solo i buoni, per rivivere però la vita precedente. Appariva giustificabile la domanda. Rivoluzionaria invece fu la risposta di Gesù, il quale affermò che, quando si muore, si diventa “Angeli” cioè “figli di Dio”, e quindi immortali come lui. Non sarà piu dunque necessario il matrimonio per perpetuare la specie umana. Concluse tuttavia con un rimprovero alla loro insensibilità spirituale. Erano infatti troppo legati agli interessi materiali, per sperare in qualcosa di diverso. Argomentò sulla base delle Scritture e del Pentateuco di Mosè in particolare, perché i Sadducei non riconoscevano come ispirati da Dio i libri dei Profeti. Ecco il ragionamento di Gesù. Quando Dio parlò a Mosè dal roveto ardente si dichiarò “il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Ma tali personaggi erano già defunti da tanto tempo, mentre Iahvè li dichiarava viventi, perché “Dio è il Dio dei vivi e non dei morti”. Ma l’affondo finale fu tutto per loro: “Voi siete in grave errore!”.

Foto tratta da La Luce di Maria

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