I Comuni di Aci Sant’Antonio, Milo, Pedara, Santa Venerina, Trecastagni, Nicolosi, Viagrande e Zafferana Etnea hanno anticipato i soldi per rimuovere la cenere lavica e ora rischiano il dissesto

di Ciro Lomonte

Secondo Ciro Lomonte, in materia finanziaria Regione siciliana e Comuni della nostra Isola sono alla frutta

L’anno si chiude confermando ancora una volta la correttezza delle analisi politiche ed economiche di Siciliani Liberi. Unica forza politica ad avere costantemente mostrato la gravità dello stato delle finanze pubbliche di Regione siciliana e Comuni, ormai in larga parte insolventi. Così, mentre l’assessore regionale al Bilancio (pomposamente chiamato ‘Economia’ dall’ex PCI egemone della tragica seconda Repubblica), Alessandro Dagnino, parla di “400, anzi 600, milioni subito disponibili”, i Comuni pedemontani etnei attendono dalla scorsa Estate oltre 10 milioni di euro parzialmente spesi per rimuovere la cenere vulcanica da strade e piazze. “Ad oggi – diceva a metà Novembre il parlamentare regionale Anthony Barbagallo, ex PCI-PPI – lo Stato non ha stanziato un solo euro sulla raccolta sabbia e la Regione siciliana ha stanziato 3 miseri milioni, a fronte di una spesa sostenuta dai Comuni e rendicontata, superiore a 10 milioni di euro. Interventi e spese sostenute in totale solitudine, con la Protezione civile nazionale completamente latitante” (https://www.cataniatoday.it/…/cenere-vulcanica-pd…). È passato oltre un mese e i Sindaci dei Comuni in questione hanno protestato con la Protezione civile regionale. Che, ad oggi, non ha erogato un centesimo. Per il semplice motivo che non ha in cassa un solo euro disponibile per coprire gli oltre 10 milioni. Di cui i Comuni hanno speso anticipandoli sì e no 2 milioni. Comuni che adesso rischiano il dissesto. Si tratta infatti di piccoli Comuni dai piccoli bilanci, su cui 10 milioni possono gravare fino al dissesto finanziario.

I soldi ci sono?

“I nostri Comuni – dicono rivolti alla Regione Siciliana i Sindaci di Aci Sant’Antonio, Milo, Pedara, Santa Venerina, Trecastagni, Nicolosi, Viagrande e Zafferana Etnea – hanno già affrontato ingenti costi per la rimozione dei residui piroclastici, nonostante bilanci comunali fortemente in sofferenza. Lo abbiamo fatto confidando nelle rassicurazioni ricevute dal Governo. Tuttavia, a Dicembre inoltrato i fondi non sono ancora arrivati. Sebbene sia stato emanato un decreto della Protezione civile regionale. Non possiamo più aspettare: è necessario un intervento immediato per garantire la liquidità necessaria agli enti locali, che altrimenti rischiano di non far fronte alle spese essenziali”. Esattamente come previsto e spiegato da Siciliani Liberi, i decreti regionali di spesa delle varie direzioni generali della Regione siciliana – la Protezione civile è una di queste – restano lettera morta. La banca cassiera della Regione – la milanese UniCredit – non eroga i fondi fino a quando non siano effettivamente sul c/c regionale. Ovvero fino a quando Roma tramite il Tesoro o la Regione tramite le imposte che accumula – ad esempio il bollo auto oppure l’imposta regionale sulle aziende – non trasferisce il denaro a quello specifico capitolo di spesa (in questo caso, la Protezione civile).

Chi ha effettuato i lavori per togliere la cenere lavica potrebbe rivolgersi alla Giustizia

I soldi non ci sono? E allora che i Comuni e le imprese fornitrici attendano. I Comuni infatti non hanno anticipato – non avendoli – i 10 milioni. Ma solo 1-2 milioni, peraltro indebitandosi. E ora sono minacciati di azione legale da parte delle piccole aziende edili che hanno condotto i lavori di pulizia. Però, essendo tutti espressione di liste o forze politiche che fanno capo ai cartelli elettorali romani (ex PCI, ex MSI, o ex PPI), preferiscono non dirlo. Vale per la cenere lavica. Come vale per AST (Azienda Siciliana Trasporti). O per il Pnrr. O per il Fondo di Sviluppo e Coesione. I soldi non ci sono. Roma trasferisce a stento quelli per gli stipendi. Le 246 assunzioni della Regione siciliana – cui Siciliani Liberi plaude, augurando buon lavoro a ognuno dei neoassunti – sono scorrimenti di graduatorie cui Roma ha detto sì a fronte di circa 1.500 pensionamenti fra i dipendenti regionali, che includono naturalmente i dipendenti delle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP), andati in pensione nel 2024.

Per ogni quattro pensionati nella pubblica amministrazione si effettua solo un’assunzione

Roma applica il rapporto 1:4, ovvero un nuovo assunto per 4 che vanno in pensione. Ed è così ovunque. Ovvero, per qualsiasi amministrazione pubblica. Non un centesimo è arrivato da Roma per l’operazione “siccità”. E ora che la Sicilia è ricoperta dalla neve persino sulle piste degli aeroporti al livello del mare si ha la certezza che non arriverà un solo centesimo. I deputati regionali lo sanno. Ancor più quelli della maggioranza targata ex MSI. In queste ore in Assemblea regionale siciliana maggioranza e ‘pezzi’ dell’opposizione hanno approvato un ‘innocuo’ emendamento. Il provvedimento stabilisce come, in margine all’articolo 11 della Finanziaria regionale che crea un fondo da 2 milioni di euro presso l’assessorato alla Famiglia con il quale vengono finanziate manifestazioni e iniziative, sia istituita una relazione semestrale da parte dell’assessore alla Famiglia alla commissione parlamentare competente rispetto agli eventi finanziati con il fondo. Un segnale che i deputati danno al governo regionale: “Dateci la certezza che i soldi ci siano”

I soldi per l’Azienda Siciliana Trasporti (AST) ci sono?

Tutte le cifre appostate accanto ai vari articoli della Finanziaria, inclusi i 46 milioni per AST (28 milioni per ricapitalizzarla e 18 milioni per sostituire bus ormai arrivati a fine vita che l’azienda per il trasporto pubblico, con 25 milioni di debito bancario, non può far riparare) vanno considerate come le firme apposte oltre un anno fa sul nuovo contratto dei dipendenti regionali: lettera morta. L’insolvenza generalizzata che il Governo regionale e i Sindaci di tutti i Conuni hanno cercato di occultare con rinvii delle scadenze di presentazione dei bilancio, pagamenti selettivi e il fantasioso “pre-dissesto” è ormai ineludibile. In profonda crisi finanziaria, la Ue infatti taglierà del 40 per cento qualsiasi trasferimento agli Stati. E questi ancor di più alle Regioni. Il 2025 sarà, in Sicilia e in tutta Italia, l’anno della fine dell’unione monetaria e della crisi conclusiva del debito pubblico italiano. Sta per aprirsi, in breve, una stagione storica e politica completamente nuova. Che porterà al completo ricambio delle classi dirigenti. Siciliani Liberi lavora da 9 anni per contribuire a formarne una nuova e profondamente migliore a servizio della Sicilia.

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